sabato 29 novembre 2014

Degrado, abusivismo edilizio e amianto....è un buon affare comprare casa?

Diversi giorni fa ho ricevuto un cliente il quale mi richiedeva un indagine che usciva fuori dalle classiche richieste che mi vengono rivolte quotidianamente presso la mia agenzia investigativa a Frascati .
Nello specifico il Sig. Mario, mi chiedeva di svolgere un indagine conoscitiva riguardante la zona dove lo stesso avrebbe voluto acquistare un immobile per viverci definitivamente.
A me è sembrata una richiesta legittima poiché il cliente aveva a mio avviso, tutto il diritto di conoscere gli aspetti che riguardassero il territorio da lui prescelto per stabilirsi, prima di acquistare casa.
Ho accettato l’incarico e da subito ho iniziato a svolgere accurati sopralluoghi nella zona prescelta, effettuando diversi appostamenti diurni e notturni, pattugliando attentamente ogni singola via e acquisendo informazioni sommarie circa fatti e circostanze che riguardassero il luogo.
L’esito dell’accertamento è stato un vero successo, un esperimento ben riuscito che ha permesso al Sig. Mario di decidere per il meglio ciò che avrebbe dovuto fare e a me di acquisire nuove esperienze.
La zona che interessava l’accertamento è un paese situato in località X, nelle vicinanze dei castelli romani, ottimamente collegata da autostrade di ultima generazione e ben servita dalle ferrovie dello stato.
Apparentemente sembrerebbe un luogo tranquillo e spensierato ma analizzando ogni aspetto del paese, sono emerse diverse problematiche che anno allarmato il cliente.

- Girando per le stradine del paese ho notato molte case di campagna recentemente ristrutturate e non, belle da vedere e molto caratteristiche che però portavano con se un particolare pericolosissimo e cioè AMIANTO.
Sappiamo tutti che l’amianto è innocuo se integro, ma  all’interno di una proprietà privata, difficilmente sarà possibile verificare l’integrità dei manufatti realizzati con eternit (vasche, tetti, pollai, recinti, capannoni etc…), teoricamente dovrebbero per legge, essere smaltiti dagli stessi proprietari e se così non fosse, lo stato, cioè il comune dovrebbe provvedere alla rimozione coatta e allo smaltimento, ma ad oggi nessuno ha fatto nulla e l’AMIANTO è ancora li!

- Ho notato che di frequente si avvistavano focolari di legnami, foglie ed altri materiali, accesi per lo più dagli stessi residenti e dai contadini. Questa cattiva abitudine è difficile da contrastare per via di leggi poco efficaci e comunque stando ai fatti, i fuochi emanavano cattivi odori ed invadevano di fumo interi colli, causando foschia ed aria irrespirabile.

- A circa 7 chilometri dal paese X, insiste un quartiere chiamato Y che è stato realizzato per lo più in maniera abusiva, da popolazioni rom che si sono stabilite definitivamente li.
Dalle informazioni assunte, sono venuto a conoscenza che alcuni di questi hanno acquistato dei terreni agricoli nel paese e che da poco, in alcuni lotti, stanno edificando case abusive.
Effettuando un attenta ricognizione nelle zone interessate, ho avuto modo di osservare cantieri a cielo aperto privi di ogni autorizzazione, con case mobili istallate nel mezzo dei terreni agricoli, abitate da persone rom.

- Per quanto riguarda il piano regolatore del paese X, fonti di ufficiali riferivano che ben presto gran parte delle campagne sarebbero state interessate da speculazioni edilizie di vario genere e che quindi l’urbanizzazione della zona avrebbe risentito di mancanze strutturali importanti (strade, scuole, servizi vari etc…).

- Nel paese X sono in aumento i furti e rapine in villa, recentemente in un paesino limitrofo,  un anziano è stato sequestrato e picchiato a morte.
Nelle villette di campagna i furti sono all'ordine del giorno, tanto che in una di essa avevo letto un cartello lasciato dal proprietario dell'immobile il quale riportava le seguenti parole "Siete già passati e non abbiamo più nulla".

- La strada che porta al paese (Via Prenestina) è frequentata per tutto il giorno da propstitute di varie etnie che attendono i loro clienti in strada, causando pericolose soste che spesso danno adito ad incidenti.
Oltretutto il degrado ambientale è ben visibile, spazzatura, amianto e mobili vari, costeggiano la strada fino alle porte del paese.

Consegnate le indagini al Sig. Mario, sono rimasto molto soddisfatto, lui stesso rimase stupito: "Uno va fuori Roma per stare tranquillo e respirare aria pulita... e invece?!".
Mai dare nulla per scontato!

Grazie
Investigazioni Roma

sabato 13 settembre 2014

Una mattinata di indagine alle costole del Sig. X


Anche oggi è stata una giornata di lavoro lunga e faticosa, fatta di molti imprevisti...quelli non mancano mai, sono li nascosti da qualche parte pronti a manifestarsi nel momento meno opportuno e più propizio per l'indagine.
Questa mattina ho aspettato per più di un ora il mio collega Alessio che mi avrebbe dovuto affiancare durante le operazioni di localizzazione del veicolo e poi di pedinamento... ma proprio a casusa di un imprevisto, la sua autovettura, una nuovissima Smart two, lo ha lasciato in panne nel bel mezzo del GRA, in attesa del soccorso stradale.
"Bella fregatura"! Mi sono fatto coraggio e proprio come accadeva agli inizi della mia carriera professionale, ho ingranato la marcia e sono andato in servizio da solo.
Premetto - quando avevo 19 anni la localizzazione dei veicoli la vedevi solamente nei film di 007 e quando dovevi fotografare la persona investigata, dovevi essere molto abile nel coordinare lo zoom, la messa a fuoco manuale e taratura gli ISO - oggi le fotocamere sono automatizzate, tutta un altra storia.
Il soggetto delle mie indagini è davvero una brutta persona, di quelle con cui non vorresti mai avere nulla a che fare nella vita. A dire della mia cliente, il Sig. X è un uomo che campa di espedienti e piccole truffe, non ha precedenti penali ma é comunque alla stregua dei peggiori criminali, munito (dice la cliente) di una pistola semiautomatica con annesso silenziatore nascosta nel capannone di casa.
Alle ore 03:00 istallo il dispositivo GPS calamitato sotto la scocca di una Mercedes Classe A, autovettura questa utilizzata dalla persona oggetto delle mie indagini.
Per non destare sospetto mi allontano dalla zona ed attendo che il Sig. X si muova.
Alle ore 04:00 "aggancio" il mio uomo mentre percorre la via Ardeatina,  la sua guida è pacata, non sospetta certo della mia presenza ne tanto meno che l'intelligence della mia agenzia investigativa a Roma, "Atlantica Investigazioni" stia svolgendo da circa 10 giorni una ricerca e raccolta informazioni sul proprio conto.
La strada è ancora libera e decido per tanto di dargli una distanza di circa 200 metri - penso fra me e me - "rischio zero".
Dopo circa venti minuti l'uomo ferma l'auto all'interno del parcheggio riservato ai clienti del supermercato Pim, situato in zona Ardeatina; vista l'ora il posto risultata essere particolarmente isolato e privo di altri soggetti.
Devo stare molto attento a non farmi notare, un appostamento azzardato insospettirebbe il Sig. X, che per causa mia potrebbe repentinamente cambiare i suoi programmi, del resto non so ancora quale siano le sue intenzioni e di certo questo posto isolato non promette nulla di buono, ho la sensazione che stia per accadere qualcosa di particolare che dovrò assolutamente documentare. Il tempo stringe ed è arrivato il momento di guadagnarsi la parcella.
Abbandono la mia Alfa lontano dal parcheggio in parola e con lo zaino in spalle che contiene la mia attrezzatura, di corsa raggiungo il posto segnalato dalla mappa del palmare,  che comanda il localizzatore GPS.
Ora intravedo il parcheggio e l'autovettura dell'uomo posteggiata nel bel mezzo del piazzale. Arresto la mia corsa e rapidamente do uno sguardo attento nella zona che circonda il supermercato - devo essere breve e risoluto - quindi intravedo una fitta vegetazione alle spalle della Mercedes, dove il Sig. X è in attesa.
Rapidamente scavalco una rete ed aggiro il piazzale in questione, quindi inizio ad insinuarmi  all'interno della radura, dimenandomi tra foglie e rami, alla ricerca disperata di un punto ottimale dove poter posizionare il mio teleobiettivo.
L'adrenalina mi spezza il fiato e la storia della pistola silenziata mi rende ancora più nervoso, ripeto tra me e me "nulla di buono" - devo assolutamente essere invisibile altrimenti finisco male!
Il ricordo va inevitabilmente a quando ero in servizio nei Parà e alle lezioni di mimetizazione che ero costretto a sorbirmi durante i continui addestramenti; il tenente gridava con tono marziale "spezzando le sagome e i profili sarete salvi"...così con molta premura preparo la mia reflex, inserisco il teleobiettivo posizionandolo sul trepiede telescopico, programmo l'esposizione del diaframma e vado immediatamente in puntamento.
La sensazione che provo in queste situazioni è molto strana, mi immedesimo in un cecchino o peggio ancora in un killer che appostato con il suo fucile attende il momento giusto per esplodere il colpo fatale.
Nel frattempo il sudore pervade la mia fronte mentre le zanzare si cibano del mio sangue, che a giudicare dalle numerose punture, pare piacergli molto.
Il sudore ora gronda sul volto e l'occhio che mira, strizza al sale e alla stanchezza di quella estenuante attesa; non so ancora quanto potrò resistere rannicchiato in attesa degli eventi.
Sono le ore 05:30 e finalmente vedo arrivare una motocicletta, modello Ducati Monster, che prima di sostare nel piazzale, effettua diversi giri nel parcheggio come per controllare che tutto sia apposto.
La Ducati accosta velocemente vicino alla Mercedes e con fare circospetto l'uomo toglie il casco, scende dalla moto e velocemente accede a bordo dell'auto.
La mia reflex immortala quelle immaggini come una mitragliatrice, effettuando in pochi secondi più di 25 scatti.
Trattasi di un ragazzo avente l'età apparente di circa 27 anni, dai lineamenti del viso marcati e dalla corporatura esile.
I due rimangono in auto a conversare animatamente mentre la mia reflex continua ad immortalare ogni attimo di quell'incontro, alla ricerca di qualche evidenza.
Sono le ore 06:00 e nel parcheggio iniziano ad arrivare altre vetture che nulla hanno a che fare con i fatti che mi interessano.
Improvvisamente il motociclista scende dall'auto per portarsi dietro la vettura, apre il bagagliaglio e prelevare un pacco di piccole dimensioni che poi riposa nel suo zaino - quindi infila il casco e rapidamente si allontana dal piazzale a gran velocità.
A questo punto il Sig. X accende il motore della propria Mercedes per riprendere la corsa in direzione della propria abitazione, quindi ripongo il materiale fotografico all'interno del mio zaino ed esco dal mio appostamento con le ginocchia intorpidite dalla scomoda posizione, cercando di guadagnarmi velocemente a strada per uscire dalla vegetazione.
Tornato a bordo della mia auto, seguo le indicazioni del mio palmare per raggiungere la posizione del GPS istallato nella Mercedes del mio uomo.

Segue...

by
Investigatore privato

mercoledì 10 settembre 2014

Twin Towers - 11 Settembre, osservazioni su complotto

Riflettendo sull'11 Settembre ho avuto modo di appuntarmi qualche stranezza che la mia professione di investigatore mi porta a fare:
1) casualmente i terroristi hanno scelto un giorno in cui praticamente quasi la totalità delle forze aeree americane erano impegnate in esercitazioni;
2) casualmente nessuno si é accorto che avevano dirottato degli aerei... Nemmeno quando i transponder erano stati spenti ( tra gli scettici c è chi dice che una volta spento il transponder l aereo... Puff sparisce... Be notiziona l aereo sui radar continua a vedersi)
3) guarda caso l unica ripresa dell’impatto al pentagono si vede male mentre dello schianto alle torri ci sono settecento riprese;
4) guarda caso le uniche riprese dei dirottatori in aeroporto non riportano timbro temporale;
5) Guarda caso dopo ripetute segnalazioni provenienti da più fonti ( se volete ve le elenco) nessuno ha deciso di muovere un dito contro personaggi già noti che arrivavano negli stati uniti ( le segnalazioni venivano sia dall’interno dell’FBI che dagli uffici americani competenti nel paese di origine oltre che da alcuni uffici di intelligence europei)
5) caso strano dopo l attentato ... Qualche ora dopo... Gia si sapeva chi era il mandante e addirittura alcuni nomi dei dirottatori.... (Per farvi capire... Sulla strage di Bologna e su Ustica ancora ci sono seri dubbi)
6) il fatto che lo schianto sul pentagono sia stato frutto di una manovra veramente difficile anche per un pilota molto molto esperto ( parole di numerosi piloti di aerei commerciali) non lo dice mai nessuno
  I sei punti sopra elencati sono facilmente documentabili risaputi e comprovabili, voglio però soffermarmi sull'attentato al Pentagono. Per chi non lo sapesse, il PENTAGONO,  è il luogo più video sorvegliato del pianeta, conta circa una trentina di telecamere esterne, per non parlare dell'interno: video sorvegliato ovunque, porte che un tempo si aprivano con tessere password, oggi le porte si aprono con codice vocale e lettura delle impronte digitali...  Ora, se ben vi ricordate l'unica immagine che ci hanno mostrato era quella di un fotogramma che dura 2 secondi in cui si osserva una fiammata, che tra l'altro non si vede neanche tanto bene, all'ora la domanda viene spontanea; dove sono le altre immagini?
...ai posteri l'ardua sentenza!

giovedì 21 agosto 2014

Le truffe su Facebook

Malgrado Facebook abbia compiuto 10 anni dalla sua prima apparizione nel web, sono in molti a cadere nelle truffe e nello “scam” (applicazioni e link usati per rubare i dati degli utenti). Gestendo la mia agenzia investigativa a Roma, ho avuto modo di assistere clienti che a causa del furto dei propri dati personali ha avuto seri problemi economici, legali e sociali.  Ecco dunque le truffe più usate dagli hacker per impossessarsi del denaro altrui e dei rispettivi dati personali.
  1. Il numero uno è la frottola più datata, cioè quella che riporta il messaggio invitante di “Chi ha visitato il mio profilo?“. Sono molte le applicazioni che promettono di scoprire quali utenti hanno visitato il nostro profilo, chiaramente è una truffa!
  2. Al secondo posto suggerisco l'app "Cambiate colore a Facebook“. Anche in questo caso si tratta di una bufala, non c'è modo attualmente, di poter cambiare il colore del proprio Facebook!!
  3. Prestate attenzione al “sextape” di Rihanna,  si rischia di installare malware nascosto all'interno di foto.
  4.  Tra le truffe più diffuse c'è quella della T-shirt ufficiale di Facebook, seguendo le istruzioni dell'app, forniamo dati sensibili e favoriamo l’installazione di malware o altri file dannosi.
  5. In quinta posizione troviamo tutti quei Link che promettono prodotti gratuiti che, il più delle volte, dirottano l'utente a pagine con programmi malevoli.
  6.  Anche l’app che permette di verificare chi ci cancella dagli amici è ovviamente una truffa
  7.  Dannosi sono tutti quei link che spiegnoa come vedere i 10 profili che ci somigliano di più.
  8.  Infine, un’app per modificare il template di Facebook: “Ecco come modificare il tema di Facebook“, chiaramente, una truffa!!!
Il furto di identità è sempre più diffuso e difficile da affrontare, sia per la complessità con cui viene rubato il dato, sia per l'internazionalizzazione delle truffe che hanno questo scopo. Come investigatore Roma, posso consigliarvi di non cliccare mai alcun link se non siete sicuri di cosa state facendo.

lunedì 4 agosto 2014

Allarme infezioni: torna la sifilide, occhio ai giovani e agli illeciti endofamiliari

Tra le malattie trasmissibili durante i rapporti sessuali, tornano a spaventare la Clamidia, Gonorrea, e Sifilide, malattie che contagiano soprattutto i giovanissimi. Molto spesso, i ragazzi non si pongono il problema di praticare sesso sicuro, non curanti non solo di gravidanze inattese ma anche di queste ed altre terribili infezioni.
In particolare la sifilide è in rapida ascesa. E sono i giovani tra i 15 e i 24 anni la categoria più a rischio. I casi di sifilide in Italia sono circa cinquemila, ben il 7% in più rispetto all'anno precedente.
I giovani di oggi non sanno cosa fare per passare il tempo e pensano di diventare uomini o donne prima del tempo, la colpa è del governo o della scuola  che non fanno informazione e non educano i ragazzi, ma sopratutto dei genitori che non prestano più le loro attenzioni hai propri figli. 
Invece che fare ore di religione a scuola, forse sarebbe più pratico informare i ragazzi anche dei rischi del sesso.
Ci piace a tutti, ma i rischi sono alti se fatto senza dovute precauzioni e con partner occasionali, sicuramente sarebbe un argomento più interessante !

Con la mia attività di investigatore privato ho avuto modo di assistere in tribunale ad un caso scuola, dove il mio cliente malato di sifilide ha intrapreso azione legale contro il proprio marito, il quale da indagine svolte in fase preliminare, era emerso, fosse assiduo frequentatore di prostitute.
Questo comportamento oltre ad essere motivo di separazione giudiziale, rientra nell'illecito endofamiliare, cioè quegli l’illecito commesso da un familiare a danno di altro soggetto appartenente alla medesima cerchia domestica;
Nell’ illecito endofamiliare il risarcimento del danno non patrimoniale è senz’altro accordato nel caso in cui la condotta trasgressiva di un coniuge, posta in essere in aperta e grave violazione di uno o più doveri matrimoniali (reciproca fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione nell’interesse della famiglia, coabitazione, contribuzione patrimoniale o casalinga ai bisogni della famiglia), determini altresì aggressione ai diritti inviolabili della persona dell’altro coniuge, come ad esempio la salute fisica o psichica, la sessualità, l’integrità morale, la dignità, l’onore, la reputazione, la privacy, secondo una lettura costituzionalmente orientata dell’art. 2059 c.c.
Va altresì aggiunto che i doveri derivanti dal matrimonio vengono in rilievo anche nella fase precedente il matrimonio stesso.

Info: Atlantica - investigatori privati a Roma

martedì 1 luglio 2014

Pistola per Difesa Personale: Vademecum


CONSIGLI IMPORTANTI
(redatto da: Atlantica Agenzia Investigativa Roma)

  • In genere un grosso calibro aumenta di molto le probabilità di riuscire a fermare un aggressore. Ma, se non spari bene e non riesci a colpire il bersaglio, non c’è pistola al mondo che possa  salvarti la vita. Scegli la tua pistola ed il calibro in base alla tua abilità nello sparare, la grandezza della tua mano e la corporatura.
  • Chiedendo a esperti e non, quale arma comprare, ti sentirai proporre centinaia di modelli diversi. La cosa migliore che puoi fare è trovarne una pistola con cui hai “affinità”, allenarti spesso divertendoti a sparare. Prima di acquistare un determinato modello provalo! Vai al poligono TSN e noleggialo.
  • La pistola migliore da possedere quando ne hai bisogno, è quella che hai con te.
  • Non c'è niente di più inutile di un'arma scarica. Tieni la tua arma sempre pronta a fare fuoco. L'intruso che si aggira armato dentro casa tua non si fermerà a prendere un tè mentre tu cerchi le munizioni per caricare l’arma!
  • Addestrati a utilizzare la tua arma. In caso di necessità (quindi emergenza), non avrai tempo di leggere il manuale! Conoscere istintivamente come caricare, usare ed affrontare eventuali inceppamenti  della tua pistola, può salvarti la vita.
  • Addestrati ad affrontare lo scontro a fuoco. Non mirare lentamente, il tiro di precisione non serve a nulla. Ingaggia il bersaglio e mira velocemente piazzando uno o due colpi in rapida successione. Cerca di allenarti in situazione di stress (una corsa sul posto e via dicendo).
  • La pistola non è un attrezzo perfetto, quindi esercitati ad affrontare gli inceppamenti o a ricaricare al volo, osservando tutte le regole di sicurezza.
  • Per detenere un arma in casa e gestire eventuali situazioni di emergenza ci vuole responsabilità e sapienza. Un buon corso ti fornirà tutti gli aspetti tecnico legali.
  • Se possiedi un porto d’armi per difesa personale, la tua vita cambierà, cambieranno le tue abitudini i tuoi atteggiamenti e le tue relazioni sociali. Portare un arma con se, significa adottare tutte le misure necessarie per evitare il peggio, quindi è importante:
  1. Occulta l’arma;
  2. Indossa l’arma sempre a contatto con il tuo corpo;
  3. Non esporti a situazioni di pericolo (non sei un agente di polizia);
  4. Evita ogni tipo di colluttazione! fare a pugni per strada potrebbe significare, perdere l’arma! Comprati uno spray antiaggressione e tieniti lontano dai guai;
  5. Ricordati che se hai impugnato l’arma in una situazione di emergenza, significa che la tua vita è in serio pericolo, quindi SPARA!
  6. Ricordati sempre che la tua pistola non è un accessorio di bellezza all’ultima moda, ma un oggetto portatore di morte.

Info: Investigatore Privato Roma

lunedì 30 giugno 2014

Come diventare un investigatore privato

Il settore delle investigazioni private è un ambito estremamente delicato, tratta circostanze e fatti che appartengono alla vita personale di ciascuno di noi, quindi la materia deve essere trattata in modo serio e professionale.

La mia attività di investigatore privato a Roma, iniziò nel lontano 1997, quando appena congedato dai paracadutisti della Folgore, iniziai a collaborare con rinomate agenzie investigative a Roma, impiegato nel più classico dei servizi, "il pedinamento".

La mia gavetta fu molto dura; sottoposto ad orari di servizio disumani, sottopagato e senza alcuna nozione tecnica, facevo esclusivamente affidamento nelle mie doti personali e all'addestramento ricevuto nei corpi speciali, cercando di apprendere il mestiere in maniera autonoma.

Successivamente inizia a frequentare dei corsi privati molto costosi che mi aiutavano a comprendere il mio settore professionale sotto ogni punto di vista (legale, tecnico, operativo, ecc...).

Oggi per diventare investigatori privati bisogna essere davvere pazienti e credere in ciò che si è scelto di fare. Il nuovo DL 269/2010 ha stravolto le regole del settore, dando maggiori specifiche la dove vi erano "buchi legislativi."

Come vedremo sono state introdotte delle regolamentazioni che distinguono chi può essere Investigatore Privato da chi non può esserlo (per una trattazione completa si legga il DM 269/10). Da un punto di vista psicologico, l’investigatore deve avere ottima capacità di comunicazione e di lettura della situazione e degli altri partendo da segnali minimi, un buon investigatore deve avere inoltre un’ottima flessibilità e capacità di reggere situazioni stressanti.

Il lavoro dell’investigatore privato Roma riguarda cittadini e aziende. L’Investigatore Privato si occupa della raccolta di informazioni di vario genere.

Di solito gli investigatori raccologono informazioni in caso di minacce, tradimenti del coniuge, lettere anonime e le forniscono al committente. Nel caso dell’attività che l’investigatore con l’azienda, solitamente si traggono informazioni sulla concorrenza sleale, sui temi della contraffazione e del controspionaggio industriale. (Scopri qui le 20 regole fondamentali per l’investigatore privato)

Il DM 269/10 ha distinto nettamente diverse figure:

- investigatore privato titolare d’istituto

- investigatore autorizzato dipendente

- informatore commerciale titolare d’istituto

- informatore autorizzato dipendente

Esiste dunque una procedura che consiste nell’apertura di una vera e propria agenzia investigativa, in questo articolo ci occuperemo invece per diventare investigatore privato dipendente. Come diventare un investigatore privato Per esercitare il ruolo di Investigatore Privato dipendente occorre superare alcuni step.

avere un diploma di scuola superiore aver fatto pratica per almeno 3 anni come Collaboratore per Incarichi Elementari dipendente di un investigatore privato titolare di agenzia autorizzato a lavorare in ambito civile da almeno cinque anni. La pratica come Collaboratore Incarichi Elementari deve essere continuativa e durare un minimo di 80 ore al mese.

Il Titolare dell’Agenzia dovrà testimoniare il successo del periodo di collaborazione Corso di Perfezionamento Universitario di carattere Teorico Pratico accreditato dal MIUR in ambito di Investigazioni Private o in alternativa è necessaria l’esperienza di almeno 5 anni di investigazioni in Polizia.

In bocca al lupo!!

mercoledì 25 giugno 2014

Investigatore e licenziamento

Il datore di lavoro può ingaggiare una agenzia investigativa per pedinare il dipendente se ha il fondato sospetto che questi non fruisca correttamente dei permessi della legge 104.     Inoltre, qualora dalle indagini investigative risulti che effettivamente il dipendente utilizzi i permessi per attività diverse da quelle consentite, il datore di lavoro può procedere legittimamente al licenziamento per giusta causa.
La legge vieta al datore di lavoro di spiare i dipendenti al fine di verificare qualità, produttività, moralità ecc...     Il controllo è invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale .
L'investigatore privato può, attraverso un lavoro di pedinamento e osservazioni dinamiche, riportare prove a sostegno della violazione del permesso della legge 104.
Il suo lavoro potrà essere quindi utilizzato in sede giudiziale, per le finalità previste dalla legge.

il datore di lavoro non può spiare i dipendenti al fine di verificare che adempiano gli obblighi previsti dal contratto di lavoro.

Il controllo è invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale
- See more at: http://www.laleggepertutti.it/52753_abuso-dei-permessi-legge-104-si-investigatore-e-licenziamento#sthash.zNf0bOXQ.dpuf
Il datore di lavoro può ingaggiare un investigatore privato per pedinare il dipendente se ha il fondato sospetto che questi non fruisca correttamente dei permessi della legge 104 [1].

Inoltre, qualora dalle indagini investigative risulti che effettivamente il dipendente utilizzi i permessi per attività diverse da quelle consentite, il datore di lavoro può procedere legittimamente al licenziamento per giusta causa.
- See more at: http://www.laleggepertutti.it/52753_abuso-dei-permessi-legge-104-si-investigatore-e-licenziamento#sthash.zNf0bOXQ.dpuf

martedì 27 maggio 2014

Separazione: assegno negato alla moglie grazie all'adulterio scoperto dall'investigatore privato

Il marito che sospetta di essere tradito può far seguire la moglie da un investigatore privato a Roma e usare le "prove" raggiunte dal professionista nel corso del giudizio di separazione ai fini dell'addebito.
Questa la decisione contenuta nella sentenza di Cassazione pubblicata ieri, la n. 11516.
Siamo a Bologna, in corte d'Appello, dove a una signora viene respinta la richiesta di un assegno di mantenimento perché il marito aveva provato la sua infedeltà anche tramite il ricorso ai tabulati telefonici, oltre che con foto e resoconto di un investigatore privato da lui incaricato.
La corte d'Appello ha ritenuto provata la relazione extraconiugale della donna, ritenendo tale relazione la causa della definitiva rottura del rapporto personale fra i coniugi.
Per la Cassazione, il ricorso alla relazione investigativa è del tutto legittima in caso di separazione così come peraltro nell'ambito del lavoro. Ecco l'elenco delle ultime sentenze, appunto in materia di lavoro, che lo ricordano: 20613/12; 12489/11; 3590/11;26991/09; 18821/08; 9167/03. Queste invece quelle in ambito familiare: 8512/06; 683/75).
La Corte ha deciso a favore dell'ex marito perché, grazie al lavoro dell'investigatore privato, è stato provato che la relazione fosse precedente alla domanda di separazione.
Ma...La Corte di cassazione ricorda anche in tema di separazione giudiziale dei coniugi, si presume che l'inosservanza del dovere di fedeltà, per la sua gravità, determini l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza, giustificandosi così, di per sé, l'addebito al coniuge responsabile, salvo che questo dimostri che l'adulterio non sia stato la causa della crisi familiare, essendo questa già irrimediabilmente in atto, sicché la convivenza coniugale era ormai meramente formale (Cassazione 2059/12; 25618/07).
In estrema sintesi: il tradito deve dimostrare la prova del tradimento mentre il traditore - se ne ha l'interesse, per esempio per richiedere un assegno di mantenimento - per evitare l'addebito, deve provare che l'adulterio sopravvenne in un contesto familiare già disgregato al punto che la convivenza era «mero simulacro».
Infine la Corte puntualizza che per contesto disgregato non è sufficiente citare litigi e l'abitudine di dormire in camere separate.

giovedì 22 maggio 2014

Cassazione: è diffamazione parlar male su Facebook anche senza fare nomi

Annullato il proscioglimento di un maresciallo della Gdf che sul proprio profilo aveva insultato un collega senza nominarlo. Perché si configuri il reato "è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia individuabile da parte di un numero limitato di persone, indipendentemente dalla indicazione nominativa"

ROMA - Chi parla male di una persona su Facebook, senza nominarla direttamente, ma indicando particolari che possano renderla identificabile, va incontro a una condanna per diffamazione. Lo si evince da una sentenza con cui la prima sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio l'assoluzione, pronunciata dalla Corte militare d'Appello di Roma, nei confronti di un maresciallo della Guardia di Finanza di San Miniato (Pisa) che, sul proprio profilo Fb, aveva usato espressioni diffamatorie nei confronti del collega che lo aveva sostituito in un incarico.

"Attualmente defenestrato a causa dell'arrivo di un collega raccomandato e leccaculo...ma me ne fotto per vendetta...." scriveva sul Facebook il maresciallo, condannato in primo grado a tre mesi di reclusione militare (con i doppi benefici) per diffamazione pluriaggravata, poi assolto dalla Corte militare d'appello di Roma dato l'anonimato delle offese sul social network che impediva, secondo i giudici, di arrivare al diretto interessato. Il procuratore generale militare aveva quindi impugnato la sentenza di secondo grado in Cassazione.

Ricorso che la Suprema Corte ha ritenuto fondato, disponendo un nuovo processo d'appello. "Ai fini dell'integrazione del reato di diffamazione - si legge nella sentenza depositata oggi - è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia individuabile da parte di un numero limitato di persone, indipendentemente dalla indicazione nominativa".

Osservano i giudici di 'Palazzaccio': "Il reato di diffamazione non richiede il dolo specifico, essendo sufficiente ai fini della sussistenza dell'elemento soggettivo della fattispecie la consapevolezza di pronunciare una frase lesiva dell'altrui reputazione e la volontà che la frase venga a conoscenza di più persone, anche soltanto due".

Ai fini di tale valutazione, conclude la Corte, "non può non tenersi conto dell'utilizzazione del social network, a nulla rilevando che non si tratti di strumento finalizzato a contatti istituzionali tra appartenenti alla Guardia di Finanza, nè alla circostanza che in concreto la frase sia stata letta soltanto da una persona".


Info: agenzia investigativa Roma 



lunedì 31 marzo 2014

Bomboletta spray urticante: per la Cassazione ci vuole il porto d'armi

Svolgendo da più di vent'anni la professione di investigatore privato ho vissuto in molteplici occasioni situazioni di pericolo dove ho temuto per la mia personale incolumità.
In queste situazioni mi sono sempre appellato al mio istinto e al buon senso, riuscendo ad allontanarmi dal pericolo evitando il peggio - devo ammettere però che con me ho sempre portato uno spry anti aggressione e che custodivo nel cassetto dello sportello della mia utilitaria; un piccolo congegno che in caso di necessità poteva darmi la possibilità di difendermi o quanto meno, guadagnare la fuga.
Ora la Cassazione mette fine alla libera detenzione dello spray urticante e quindi dovrò rivedere il mio piano di difesa personale perché non vorrei mai essere denunciato per porto abusivo di armai.

Anche la bomboletta spray a contenuto urticante è da annoverare tra le armi comuni da sparo. E' quanto emerge dalla sentenza  5 febbraio 2014, n. 5719 della Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione.

Il caso vedeva un uomo essere condannato per il reato di porto e detenzione illegale di alcune bombolette spray marca "American Style Nato Super Paralisant" contenenti una soluzione irritante-lacrimogena, in genere in dotazione alle forze di polizia per il controllo dell'ordine pubblico, a base di orto-clorobenziliden-malonitrile e ricorrere per Cassazione lamentando vizio di motivazione in ordine alla qualificazione giuridica del reato (da definirsi ex art. 4 della L n. 110 del 1975), posto che la destinazione naturale del prodotto è costituita dalla difesa personale e stante la ridottissima potenzialità offensiva dell'oggetto.

Sul punto, la giurisprudenza di legittimità ha affermato che "integra il reato previsto dall'art. 4 L. 2 ottobre 1967, n. 895 e succ. mod., il porto in luogo pubblico di una bomboletta spray contenente gas urticante idoneo a provocare irritazione degli occhi, sia pure reversibile in un breve tempo, in quanto idonea ad arrecare offesa alla persona e come tale rientrante nella definizione di arma comune da sparo da cui all'art. 2, L. n. 110 del 1975" (Cass. pen., Sez. I, sent. n. 11753 del 28 febbraio 2012, rv. 252261). Già in tal senso anche Cass. pen., Sez. I, sent. n. 6106 del 13 gennaio 2009, rv. 243349, secondo la quale: "La bomboletta spray contenente sostanza urticante è compresa tra gli aggressivi chimici il cui porto illegale costituisce reato ai sensi della legge 2 ottobre 1967 n. 895".
Info: Investigatore privato Roma

martedì 4 marzo 2014

Il clima conflittuale tra coniugi non esclude il reato di stalking


Nella mia ventennale professione di investigatore privato a Roma, mi sono trovato spesso nella condizione di dover rinunciare all'incarico preso, per via del comportamento scorretto del mandante che, nell'ambito di una problematica familiare, si poneva in maniera violenta, assumendo per certi versi le fattezze di un vero stalker.
La vicenda giudiziaria riguarda una donna che denuncia per stalking il marito, dal quale è separata, dopo essere stata oggetto di telefonate, pedinamenti, minacce, danneggiamenti, in un crescendo di comportamenti intimidatori che hanno ingenerato in lei uno stato persistente di ansia e timore.
Richiesta a carico dell'uomo la misura cautelare di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ex moglie, il GIP, prima, e il Tribunale, in sede di appello, poi, respingono l'istanza del P.M., in quanto – si legge nella motivazione del Tribunale – dall'istruttoria è emerso che “ il notevole flusso telefonico dal marito alla moglie (sicuramente dal contenuto minaccioso) non era univocamente sintomatico di una condotta assillante tale da ingenerare il menzionato stato psichico, perchè, come accertato dalla PG, risultavano anche molte telefonate in uscita dalla moglie al marito” Il Tribunale, pur ritenendo la donna attendibile, ha però collegato i ripetuti tentativi di contattare la moglie anche con espressioni minacciose e ingiuriose in un contesto conflittuale tra ex coniugi e ha ritenuto quindi sussistere a carico del marito i reati  di ingiuria, minaccia e molestia, per i quali non è ammessa la misura cautelare.
Proposto ricorso per Cassazione, la Suprema Corte, nell'accogliere il ricorso del P.M., nel delineare il reato di “stalking”,  precisa che trattasi di un “reato che prevede eventi alternativi, la realizzazione di ciascuno dei quali è idonea ad integrarlo; pertanto, ai fini della sua configurazione non è essenziale il mutamento delle abitudini di vita della persona offesa, essendo sufficiente che la condotta incriminata abbia indotto nella vittima uno stato di ansia e di timore per la propria incolumità”.
La circostanza – prosegue la Corte - che vi siano state delle chiamate telefoniche da parte della donna all'ex marito, riconducibili ad un contesto familiare conflittuale originato dalla crisi della coppia, come nel caso di specie, non esclude affatto la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza del reato in questione, ma anzi assume una rilevanza particolare, visto che l'art. 612 bis, al comma 2, prevede addirittura come aggravante l'esistenza di rapporti di coniugio o di pregressi rapporti affettivi tra le parti.
Da qui discende l'annullamento del provvedimento impugnato con rinvio ad altro  giudice, che dovrà valutare  in merito alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e, in caso positivo, sull'esistenza delle esigenze cautelari.

Info: Investigazioni a Roma

venerdì 21 febbraio 2014

Delitto di Fiumicino, barista romena indagata per omicidio volontario.

La sua posizione è stata per alcuni giorni al vaglio dei magistrati che la hanno indagata per omicidio volontario. Al tempo stesso però, ricostruendo la dinamica dell'accaduto e valutando attentamente la posizione della donna, è stata stabilito che la sua reazione è stata per legittima difesa. Questa la attuale posizione di Alina, la barista rumena che giovedì scorso aveva reagito con un coltello a un tentativo di rapina nel bar di via Hermada in cui lavora a Isola Sacra e che aveva provocato la morte del pregiudicato romano 29enne Manuel Musso

La cosa che mi lascia perplesso è come difronte ad un fatto di evidente legittima difesa, una persona onesta, debba comunque subire l’iter burocratico della giustizia, facendo spendere tempo e denaro a quei, già pochi magistrati, oberati di lavoro e causando malessere e preoccupazione ad una persona che onestamente, conduce una vita di lavoro e sacrificio.
Quando un delinquente armato di pistola, minaccia un altro soggetto, esplodendo n°6 colpi in aria, intimandole di consegnare il denaro della cassa; questa è una chiara situazione di legittima difesa, poiché il rapinatore armato ha già premuto il dito sul grilletto e quindi fuori controllo, mentre la persona aggredita, priva di ogni via di fuga è in quel momento in pericolo di vita!
Nella mia professione di investigatore privato a Roma, non ho mai avuto un incarico per difendere una persona indagata per una situazione simile...sicuramente sarebbe un indagine memorabile.

giovedì 20 febbraio 2014

USURA BANCARIA: CORRISPETTIVI anche in caso di violazione dei soli interessi MORATORI.


In materia di usura bancaria, allorché il contratto di mutuo preveda un tasso moratorio superiore al c.d. “tasso soglia”, ma l’interesse corrispettivo pattuito non superi detto limite, ad essere sanzionata con la nullità sarà solo la clausola riguardante gli interessi moratori e non anche quella degli interessi corrispettivi. Gli interessi corrispettivi sono comunque dovuti, infatti, perché pattuiti in misura inferiore al tasso usurario stabilito all’epoca della conclusione del contratto.

Così si è pronunciato il Tribunale di Napoli, quinta sezione civile, in persona del dott. Enrico Ardituro, con l’ordinanza del 28.01.2014, di rigetto dell’istanza di sospensione dell’esecutorietà del titolo proposta dal debitore esecutato in sede di opposizione a precetto.

La sospensione era stata richiesta sul presupposto che la Banca creditrice avesse applicato, sin dalla stipulazione del mutuo – sul quale si fondava l’opposta intimazione – un tasso d’interesse usurario, dovendosi considerare ai fini dell’applicazione dell’art. 644 cp e dell’art.1815, comma secondo, cc, anche la misura degli interessi moratori pattuiti.

A sostegno della richiesta, l’opponente riportava l’orientamento espresso dalla Cassazione nella - ormai nota – sentenza n.350 del 9 gennaio 2013 (commentata criticamente sulla nostra rivista).

Il giudice partenopeo ha implicitamente negato l’esistenza di un vincolo di interdipendenza tra la pattuizione degli interessi corrispettivi e quella degli interessi moratori, ai fini della verifica del tasso soglia, con la conseguenza che in ipotesi di violazione dell’una, l’altra rimane valida ed efficace.

La usurarietà di una pattuizione non travolge l’intero contratto, a maggior ragione che la pattuizione degli interessi moratori è solo eventuale, per il caso di inadempimento.

Al cospetto di tale ricostruzione, il Tribunale ha affermato che, contrariamente a quanto richiesto da parte opponente, potesse ritenersi illegittima – e dunque nulla – la sola clausola relativa agli interessi moratori, con la conseguenza che gli interessi corrispettivi fossero da considerarsi comunque dovuti, poiché pattuiti in misura largamente inferiore al tasso usurario all’epoca stabilito dal Ministro del Tesoro.

Tale interpretazione fornita dal Tribunale di Napoli fornisce una soluzione “equilibrata”, che tiene conto del dictum dei Giudici di legittimità e – di conseguenza – considera anche gli interessi di mora quali suscettibili di valutazione ai fini dell’usura, pur tuttavia concludendo, quanto agli effetti, circa la necessità di non travolgere con la sanzione della nullità ex art.1815, secondo comma, cc tutti gli interessi – a qualunque titolo – pattuiti, bensì il solo tasso di mora.

Tale decisione è la prima decisione di merito la quale di fatto chiarisce la portata interpretativa del principio espresso dalla corte di cassazione con la ormai famosa senza n.350 del 2013 in quanto giammai è stato espresso il principio secondo il quale la pattuizione della clausola degli interessi moratoria possa travolgere anche quella degli interessi corrispettivi.
 

lunedì 3 febbraio 2014

Difesa personale e domestica con pistola...


Secondo le Questure, sono circa tredici milioni i cittadini italiani che detengono un arma da fuoco legalmente autorizzata, ma sono numeri sfuggenti, come incerta è la regolamentazione in materia.
Diminuiscono le richieste per il porto d’armi per difesa personale, mentre sono in aumento le richieste per porto d’armi ad uso sportivo, più semplici da ottenere e dalla durata di sei anni.
Negli ultimi 3 anni sono state concesse 700.000 licenze sportive e non tutti i possessori di queste autorizzazioni, osservano gli obblighi limitativi previsti dalla legge.
Per tanti aspiranti pistoleri, l’uso sportivo delle armi è solo una facile scorciatoia per poter girare armati, in questi tempi di crisi e con la criminalità in crescente aumento, si rafforza anche negli italiani il bisogno della difesa armata “fai da te”.
Quello della "Legittima Difesa" in Italia è un argomento davvero interessante ed assurdo. Sono anni che cerco di capire, di comprendere quali siano le dinamiche e le valutazioni che portino all'esito, positivo e non, di uno scontro a fuoco, ma a tutt'oggi non sono riuscito a capirlo, grazie all'interpretazione che ognuno da alle legislazione vigenti, che come spesso accade nel nostro paese, vanno sapute interpretare.
I consigli che posso dare a chi detiene un arma in casa sono quelli di adottare tutte le misure necessarie al fine di mettere in sicurezza la custodia dell’arma, non improvvisarsi agenti di polizia e soprattutto, prendere coscienza della potenzialità bellica e della pericolosità dell’arma detenuta.
La paura più diffusa tra gli italiani è quella di subire un aggressione in casa (da distinguere dal normale furto); la paura, alimentata dai recenti fatti di cronaca è divenuta fobia, sentimento questo che ha alimentato il diritto alla difesa personale e domestica.
Quando si subisce una aggressione in casa a scopo di rapina è facile perdere la testa e finire in una situazione di pericolo o nella condizione di dover subire (in seguito) un processo per omicidio.
L’errore che molte persone armate fanno è quello di custodire la pistola sotto il cuscino, consegnandola a loro insaputa direttamente agli aggressori, che astutamente attendono il momento di sonno propizio per poter accedere all’interno della camera da letto, anestetizzare i mal capitati, per poter in seguito raggiungere i loro scopi (rapina, aggressione, furto, violenza sessuale, ecc...).
La difesa è tale quando siamo noi a difenderci, andare in giro per casa con la pistola in pugno, alla ricerca di malviventi, è già un eccesso di legittima difesa, e come spesso accade, se ci scappa il morto, si finisce sicuramente in galera.
Una situazione di difesa domestica può essere la seguente:
Sentiamo dei rumori e ci allarmiamo;
Comprendiamo che c’è qualcosa di anomalo e che in casa ci sono dei malviventi;
Ci chiudiamo in camera con i nostri familiari;
Chiamiamo le forze dell’ordine, avvisandoli che siamo armati e di quanto sta accadendo;
Spengiamo le luci ed attendiamo gli eventi.
Comportandoci in questo modo, abbiamo fatto il possibile per difendere la nostra incolumità e quella dei nostri cari, evitando in maniera assoluta il contatto diretto con gli intrusi.
Il problema reale avviene quando, malgrado tutte le misure adottate, il malvivente abbia intenzione di entrare nella camera dove vi siete chiusi e dove non avete via di fuga...
A quel punto fossi in voi, griderei il più possibile un messaggio di facile comprensione: “Se entri, sparo”...legalmente non so come finirebbe, ma coscientemente, penso che abbiate fatto il possibile per evitare una aggressione o un conflitto a fuoco.
Ricordate sempre che spesso la legge ed il buon senso non sono la stessa cosa e che un omicidio obbliga il giudice ad aprire un'inchiesta da cui non saprete mai come ne uscirete.
Info: Investigatore Privato Roma

venerdì 31 gennaio 2014

AMANDA KNOX E RAFFAELE SOLLECITO CONDANNATI



Uno dei casi giudiziari che hanno coinvolto maggiormente l'opinione pubblica negli ultimi anni. L' aspetto emotivo è stato certamente prevalente rispetto a quello processuale: i protagonisti sono giovani, di buona famiglia, studenti modello, dalle lungimiranti ambizioni, di diversa nazionalità. Purtroppo si sono incontrati nel momento sbagliato nel luogo sbagliato. Tuttavia, sul piano processuale, gli indizi contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono sempre stati gravi, precisi, convergenti. La loro assoluzione, da parte della Corte di Assise di Appello di Perugia è stato un "raro caso di violazione di legge e illogicita”, come ha concluso il Procuratore Generale nella sua finale requisitoria innanzi alla Corte di Assise di Appello di Firenze, in quello che è stato definito il processo “bis”

1 – LA CONFESSIONE
La Knox aveva confessato di essere stata presente nella casa la notte dell'assassinio e che aveva sentito Meredith gridare, mentre aveva successivamente identificato il gestore di un bar, il congolese Patrick Lumumba, come l'assalitore. Ha dichiarato alla Corte, durante il dibattimento di primo grado, che la confessione era stata resa in modo “forzato” durante il primo interrogatorio, ma poi lo aveva integralmente trascritto in un memorandum di cinque pagine il mattino seguente

2-LA FALSA ACCUSA
La Pubblica Accusa ha sempre sostenuto che la calunnia mossa dalla Knox nei confronti del Lumumba era un segnale della propria colpevolezza ed un tentativo per allontanare gli inquirenti dai sospetti su di lei.
Il ragazzo congolese fu arrestato in un blitz notturno dalla polizia e trascorse due settimane in carcere . Solo per caso un uomo d'affari svizzero lesse su un giornale del suo caso e venne spontaneamente in Italia per dichiarare che quella sera era insieme a Lumumba, nel suo bar.

3- L'ALIBI FALSO
Sollecito non ha mai confermato integralmente l'alibi della Knox nella notte dell'assassinio.
Lei disse lei aveva trascorso la sera con lui, fumando marijuana, guardando il film francese Amélie e facendo l’amore. Ma nell’immediatezza dei fatti il racconto di Sollecito alla polizia fu molto lacunoso e pieno di contraddizioni.

4 – I DATI DEL COMPUTER E DEL CELLULARE
Sollecito dichiara che lui usò il suo computer per scaricare alcune foto e il film Amélie. Ma gli esperti informatici hanno accertato che non vi fu alcuna attività sul suo laptop dalle 9.10 della sera alle 5.32 della mattina successiva. Spazio temporale entro cui l'assassinio ebbe luogo.

Knox e Sollecito spensero i loro telefoni cellulari i nella notte dell'assassinio, dalle 8.40 di sera, fino alle 6 del mattino successivo.

5) LA SCENA DEL CRIMINE
La camera da letto di una delle coinquiline della Kercher , fu messa a soqquadro la notte dell'assassinio, e la finestra di quella stanza fu rotta con una pietra. La pattuglia di polizia intervenuta nell’immediatezza ha sempre confermato che i vetri della finestra erano sopra gli abiti, sparsi sul pavimento. È evidente che la finestra fu rotta dopo che il contenuto della stanza fu lanciato per aria, senza peraltro asportare nulla. Gli inquirenti hanno dedotto che la Knox e quello che in quei giorni era il suo fidanzato, avevano inscenato l’irruzione per rappresentare un furto con scasso che era poi degenerato in un tentativo di stupro ed assassinio.


Info: Investigatore privato Roma

giovedì 30 gennaio 2014

Attrezzature da scasso utilizzate dai ladri

In questo video potrete osservare, parte delle attrezzature utilizzate dai ladri per entrare all'interno delle nostre case, uffici, negozi.
Da notare la professionalità e l'accuratezza con cui il ladro perfeziona i suoi strumenti, pianificando con metodo e attenzione, eventuali imprevisti (notate lo spry antiaggressione).
Nelle mie investigazioni private Roma, capita spesso di mbattermi nella ricerca di questi malfattori che malgrado le loro accortezze, lasciano sempre qualche indizio utile all'accertamenti.

martedì 28 gennaio 2014

Stalking e femminicidio: spesso arma di ricatto contro gli uomini

Dopo la modifica decisa dal Senato al decreto legge "svuota carceri" potrebbe non scattare più la custodia cautelare in carcere per chi sarà accusato di stalking; il testo dovrà iniziare ora il proprio iter alla Camera dove potrebbe subire modifiche soprattutto a seguito della levata di scudi di diverse associazioni che combattono contro la violenza sulle donne oltre che di molte deputate, prima tra tutte Mara Carfagna che da ministro delle Pari Opportunità si spese per l’approvazione di una legge contro lo stalking.
Negli scorsi giorni era infatti stata approvata in commissione Giustizia del Senato una proposta di modifica al decreto svuota carceri che va ad aumentare dai 4 a 5 anni il tetto massimo perché scatti la custodia cautelare in carcere. Tale emendamento risulta quindi essere applicabile anche per lo stalking, reato per il quale è attualmente prevista quale pena massima la detenzione fino a 4 anni.
In sostanza se l’emendamento al decreto svuota carceri dovesse essere approvato così come è ora, potrebbe non essere più automatica la carcerazione preventiva in caso di reato di stalking. Reato che, lo ricordiamo, è di recente introduzione e piuttosto difficile da circoscrivere.
La legge di riferimento per combattere lo stalking è il Decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11 "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonchè in tema di atti persecutori”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 2009. Una norma forse troppo generica, quella stabilita in quell’occasione, presa più sull’onda della demagogia nata dalla necessità di legiferare in materia di violenza sulle donne.

La legge sullo stalking infatti nacque avvolta dalla genericità più totale e senza una definizione ben precisa del reato: reato nel quale, leggendo la definizione della legge stessa, incappa "chiunque molesta e minaccia taluno con atti reiterati e idonei a cagionare un perdurante e grave stato di ansia". Senza che venga specificato cosa si intenda per ‘molestare’, per ‘atti reiterati’ né tantomeno per ‘gravi stati di ansia’ ed andando quindi a generare una grande confusione tra quello che è il grave fenomeno della violenza sulle donne o femminicidio ed un ricorso esagerato a denunce per stalking anche in casi ridicoli.

Risultato di ciò fu un eccessivo ricorso alla legge anche da parte di chi non poteva essere considerata una vera vittima ma cercava in realtà di risolvere a proprio favore contenziosi civili di varia natura, quali l'affidamento dei figli o l'ottenimento dell'assegno di mantenimento. Nei mesi immediatamente successivi all’entrata in vigore della legge si assistette ad un costante aumento dei reati legati allo stalking, fatto piuttosto curioso dato che una legge, entrando in vigore, dovrebbe diminuire un fenomeno anzichè aumentarlo. Così non è stato per il reato di stalking se è vero che, come sopra spiegato, una norma nata troppo generica ed incompleta e che difficilmente riesce a circoscrivere le condotte configuranti il reato ha finito per incrementare il numero dei reati stessi.
Il ricorso facile alla denuncia per stalking anche in casi non penalmente attinenti ad atti persecutori ha iniziato a verificarsi con sempre maggiore frequenza, una sorta di arma impropria utilizzata talvolta a sproposito per vendicarsi di qualcuno cercando di ottenere qualcosa oltre che per arricchire avvocati particolarmente propensi ad intraprendere cause di questo genere. Con il risultato di calunniare la persona accusata (nella maggior parte dei casi è un uomo che subisce denunce da una donna) la quale, per evitare una denuncia, finisce per scendere a patti ed accettare altre situazioni.
Non è poi così raro trovarsi di fronte a storie di false accuse di violenza in fase di separazione giudiziale tramite le quali una donna (e qualche volta anche un uomo) cerca di concludere un matrimonio facendo pagare (è proprio il caso di dirlo) la gran parte del conto al marito. Non per niente i casi di  false accuse di violenze in famiglia sono costantemente aumentati, segno che fortunatamente sempre più spesso i giudici riescono a risalire alla verità.
Tutto questo ha naturalmente poco a che fare, come detto, con il tema della violenza sulle donne o peggio ancora del femminicidio, fenomeni tristemente diffusi in Italia e che vanno combattuti con tutte le armi a disposizione; compresa quella di una legge sullo stalking e sul femminicidio maggiormente definita e realmente efficace, che non diventi altresì un’arma da utilizzare esclusivamente per ricattare o per ottenere benefici.
Info: agenzia investigativa Roma
Fonte: http://www.laveracronaca.com/inchieste/1295-legge-stalking-e-femminicidio-quell-arma-di-ricatto-da-rivedere

mercoledì 15 gennaio 2014

Deep Web, Internet invisibile....

Puoi chiamarlo deep web, deepnet, undernet, invisible net. Il mondo web invisibile è di fronte a te, ma nascosto. Forse non sai nemmeno che esiste. Quelli che lo sanno ne parlano duramente; altri lo difendono a spada tratta. I normali motori di ricerca non funzionano laggiù e i governi fanno fatica a muovercisi. Corre voce che droga, armi, documenti falsi, killer a pagamento e pedopornografia vi regnino a tutto spiano. Che i dissidenti lo usino per parlare senza rischiare la vita e che tuteli le libertà civili. Sarà vero?
Da dove nasce questo mondo sotterraneo? Dalla constatazione che nessuno ne sa - di te e di quello che fai online - più del tuo provider (cioè di chi ti fornisce il servizio Internet) e del tuo browser (cioè del programma che ti fa andare in Internet). Che sia Tiscali, Telecom o chiunque altro; che sia Chrome, Mozilla o Safari, ogni pagina vista, ogni file scaricato resta impresso nei loro dati. Quello che molti non sanno, è che altre società, sui siti che visiti, prelevano informazioni su ciò che vedi (e quando e quanto lo vedi), cioè sulle tue abitudini di consumatore.  In tempo reale e per ragioni di marketing, la grande scienza che domina il mondo. Il deep web è la risposta a tutto questo; e molto altro.
All’inizio nacque per scopi militari. Fu un’idea dei soliti americani, anzi della Marina statunitense (ancora meglio: dello Us Naval Research Laboratory, nel  1996). Era un modo per consentire la trasmissione di dati e materiali segreti. Tuttavia, molti anni dopo, l’uso fu lasciato libero anche ai civili. Curiosa questa generosità, vero?  Scoprirai anche il perché, nel corso di questa inchiesta.
E’ così, fu il deep web a uso civile. Una rete di computers di normali utilizzatori come te, collegati, però, l’uno all’altro in modo particolare. Tanto particolare da essere invisibile a Google. Obiettivo: navigare senza essere tracciati. Cioè con un altro IP (l’IP è l’indirizzo internet che identifica il tuo pc, come il numero della tua carta d’identità).
Quando poi Edward Snowden, a giugno del 2013, ha cominciato a spiegare al mondo quanto la NSA (National Security Agency) americana abbia per anni spiato dai comuni cittadini ai capi di Stato, è stato il botto. I grafici che mostrano il numero di utilizzatori – in particolare negli Stati Uniti – si sono impennati, passando dai 160.000 utenti medi a più di 560.000. Ed anche mentre leggi queste righe, sono tantissimi gli uomini e donne che navigano nel deep web per non essere spiati da nessuno. E in Italia? L’impennata del grafico è ancora più pazzesca. Passiamo dai circa 50.000 utenti dei primi di agosto scorso ai 250.000 di settembre, oggi assestati su una cifra di circa 150.000, che comunque vuol dire triplicati. E lo usano anche in Vaticano! Qui si tratta di poche decine di persone, ma è significativo che nell’era del dopo-Snowden anche nello stato del Papa ci sia una crescita degli utilizzatori. Insomma, il deep web è un vero muro di cinta della libertà informatica. E quindi: della libertà tout court.
Ma vediamo come funziona, come si fa a non lasciare tracce. Supponiamo che tu, l’utente A, vuoi connetterti al sito B. Il flusso di dati da A a B (cioè la tua richiesta di connessione e il tuo IP) e quelli di ritorno da B a A (i dati che hai richiesto, cioè la pagina che vuoi vedere) non viaggiano direttamente tra il client, cioè te, ed il server, cioè il sito che vuoi visitare: ma vengono filtrati attraverso altri nodi di rete (cioè grandi computer) che creano una connessione crittografata a strati. Mi spiego meglio.
Innanzitutto, tra client e server ci sono in media 6 nodi intermedi. Il primo nodo, quello che ti fa entrare nel deep web, è l’entry node. Una volta superato questo ingresso, i tuoi dati viaggiano verso il nodo successivo e sono ri-crittografati di nuovo e quindi inviati al nodo numero 3. Qui, nuova crittografazione. E tutto questo secondo un percorso completamente casuale di assegnazioni dei nodi. Talmente casuale che ogni volta che digiti una query nuova (cioè: fai una nuova ricerca), il deep web per soddisfarla seguirà un path (cioè: un percorso) diverso. A questo punto è chiaro che B non può sapere chi sia quell’A che gli sta chiedendo i dati. E che tu, A, non puoi lasciar tracce della richiesta fatta a B.
Quando B ti manda indietro i dati che gli hai chiesto, tutto si svolge al contrario: il nodo numero due rimuove uno strato di crittografia e invia ad un altro nodo, il tre, che non sa da chi sta ricevendo quei dati e rimuove un altro strato; poi li inoltra al numero quattro, sempre casualmente, e così via…fino all’entry node da cui tutto è iniziato, che – lui sì – sa chi è il destinatario, il “famoso” A. Tu.
Ora, quando i siti che visiti ti registreranno, per loro sarai magari un utente che si connette da Bogotà piuttosto che da Detroit. Dipende da dove casualmente si trovava l’ultimo nodo di rete prima di B. Di sicuro non sarai tu, col tuo IP, da casa tua. E  anche  se qualcuno osserva ogni singolo nodo intermedio del flusso, non potrà sapere verso dove procederanno i dati che stanno passando.  E tutto questo traffico è al di fuori di Google: qui i signori di Mountain View non possono nulla. Quello che visiti è affar tuo, finalmente. Già, ma cosa visiti?
Con questo sistema non solo puoi navigare sulla clearnet, cioè i siti “in chiaro”, quelli che ogni giorno trovi tramite Google. Puoi navigare anche su un altro Web, che con Google non troverai mai. Ed è lì che ti voglio portare. Nel deep web ci sono più reti nascoste. Le chiamano darknet e non è un caso. Se il deep web è il web non indicizzato dai motori di ricerca, la darknet è una rete i cui contenuti - cioè siti, forum, blog – non sono enumerabili. Tradotto in italiano vuol dire che quei contenuti li raggiungi solo se conosci il loro indirizzo da prima di cominciare, perché – appunto – nessun motore di ricerca li conosce.

Info: Agenzia investigativa Roma

martedì 14 gennaio 2014

Un investigatore privato ingaggiato per l’omicidio al cimitero di Catania

E' notizia recente che il Sig. Angelo Matà, figlio di Maria Concetta Velardi, la donna trovata morta in circostanze misteriose, con il cranio fracassato martedì pomeriggio al cimitero di Catania, ha assunto un investigatore privato per aiutare gli inquirenti a risolvere il giallo della morte della madre.
L'investigatore privato ingaggiato è un ex poliziotto che per molti anni ha svolto servizio alla sezione omicidi della squadra mobile, la stessa struttura investigativa che sta seguendo il caso. Sarà lui a indagare assieme alla polizia per tentare di risolvere un dei delitti più intrigati degli ultimi anni avvenuti a Catania.
Si scava intanto nel passato della Velardi e gli investigatori della scientifica che hanno fatto i rilievi al cimitero hanno messo uno dietro l’altro tutti gli elementi che compongono il mosaico dell’omicidio: a partire delle macchie di sangue trovate su una pietra, ma anche le impronte delle grosse mani scoperte poco dopo accanto al corpo riverso della donna.
Gli investigatori sono rimasti colpiti dal modo maniacale con cui Maria Concetta Velardi curava, al cimitero, la tomba di famiglia, una sorta di seconda casa visto che lei tutti giorni e per molte ore la frequentava: dai fiori, mazzi di rose bianche, sempre freschi al vischio appeso accanto alla porta, alle stelle di natale, al tappeto di finto prato dinanzi alla cappella. Un’area che lei aveva completamente invaso e che viveva accanto al marito e al figlio morti meno di dieci anni fa.
In questo contesto potrebbe essere maturata la vendetta di qualcuno che Maria Concetta Velardi forse conosceva e che magari ha rifiutato o con cui ha avuto un litigio. Un rancore covato per diverso tempo sfociato con tanta rabbia, visto che l’assassino si è accanito contro il capo della donna.
Angelo Matà figlio della vittima, subito dopo il delitto è stato sentito per diverse ore dalla polizia, ma non è mai stato iscritto sul registro degli indagati perché sospettato di avere avuto responsabilità nell’omicidio della madre.
Al cimitero intanto c’è paura: la morte violenta di Maria Concetta Velardi preoccupa i tanti che spesso fanno visita ai loro cari defunti.
Non si conosce al momento il giorno dell’autopsia che è stata decisa dal magistrato titolare dell’inchiesta.
Auguro quindi al collega, buon lavoro, con la speranza che la verità venga a galla in tempi celeri e che quindi il responsabile di tale delitto venga al più presto assicurato alla giustizia.

Info: http://catania.blogsicilia.it