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martedì 28 aprile 2020

Isolamento forzato per il Covid-19: boom dei tradimenti

Dall’inizio dell’isolamento “forzato”, ovvero dallo scorso 11/03/2020, molti siti che favoriscono “incontri”, anche per mariti e mogli infedeli, hanno visto crescere i loro iscritti in maniera esponenziale e raddoppiare il loro traffico giornaliero, tanto da mettere in crisi i server gestionali.
L’exploit di questi siti internet dedicati, in parte al tradimento, non sono certo una novità per gli investigatori privati, gran parte delle infedeltà coniugali nascono di fatto da conoscenze fatte in rete, attraverso prima lo scambio di messaggi e poi di fotografie che li ritraggono, in molti casi, anche in atteggiamenti erotici.

La domiciliazione forzata ha creato in molte coppie, conflitti ed incomprensioni che hanno fatto riemergere divergenze e vecchie dispute; discrepanze che per molti versi hanno reso la convivenza con il proprio partner, insostenibile.
È un dato di fatto, l’isolamento obbligatorio non ha fatto bene a nessuno e per quanto riguarda la vita sentimentale, molte coppie hanno ricevuto il colpo di grazia, specie quelle che già da tempo erano in crisi.
Sono molte le persone che non vogliono accettare o affrontare il fallimento del proprio matrimonio, fidanzamento o convivenzala, e proprio l’infedeltà coniugale diventa per molti di questi, una scappatoia per guardare altrove.
Da qui, tante persone sfogano le loro frustrazioni sul web, con la frequentazione di siti ed app appositi, creati per favorire piccoli flirt, corteggiamenti virtuali, incontri sessuali e sexting.

Chi, per abitudine era già avvezzo al tradimento e all’infedeltà coniugale, ora, uscirà dal lockdown ancora più motivato ed agguerrito di prima, cercando nella frequentazione della propria amante l’appagamento sessuale ed emotivo a cui ha dovuto rinunciare per troppo tempo.
Chi invece ha maturato consapevolezza del proprio rapporto di coppia e ha scoperto l’incompatibilità della convivenza con il proprio coniuge, se non vorrà affrontare una separazione, molto probabilmente farà finta di nulla e pianificherà la propria fuga emotiva utilizzando gli unici strumenti che fin ora gli sono stati concessi, la rete, e da un incontro virtuale alla camera da letto…sicuramente il passo è breve.

Investigazioni private: Quali saranno le richieste post - lockdown?

La massiccia frequentazione di Facebook, Instagram ed altri siti “particolari” come, Lovepedia, Badoo, Meetic, Tinder, Lovoo, Adottaunragazzo, ha favorito sicuramente lo scambio di fotografie e dati sensibili, quindi, sulla base della mia esperienza professionale possono indicativamente presupporre che, oltre alle infedeltà coniugali e le indagini sui tradimenti (finalizzati anche a tutelare la salute individuale del cliente), l’investigatore privato Roma lavorerà molto su diverse vicende che possono comportare reati penali e che insidiano la sicurezza privata delle persone, come ad esempio:
  • Il Revenge Porn (la divulgazione in rete di foto e video di atti erotici e sessuali privati);
  • La Sostituzione di persona (quando un soggetto, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di creare un danno, persuade qualcuno in errore, sostituendo illecitamente la propria identità con quella di altri, o conferendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato giuridico);
  • Lo Stalking;
  • Il Furto di identità (quando un qualcuno si spaccia per un'altra persona al fine di ottenere indebitamente denaro o vantaggi):
  • L’Epidemia colposa e dolosa (commesso da chi con dolo o colpa favorisce la diffusione di un virus letale per la popolazione).
ed altri ancora.

Potrei dire molto altro ancora, a riguardo della sicurezza privata ed aziendale, ma mi riservo di farlo in un secondo momento.

giovedì 8 agosto 2019

Quale pistola utilizzare: Revolver o Semiautomatica? Come addestrarsi?


Preciso che non sono un istruttore di tiro e che, quanto scritto è frutto della mia personale esperienza in fatto di armi, un mero parere di un investigatore privato Roma e non di un insegnante TSO, ergo, tutto è opinabile!
Andiamo al punto:

1. Prima di tutto è bene avere consapevolezza su l’impiego che la pistola deve avere una volta acquistata, verrà adoperata come Arma da Difesa o per il Tiro Operativo?
La valutazione deve essere fatta esaminando quale ipotetico problema saremo chiamati ad affrontare con la nostra arma, in particolare in quali condizioni stressogene potremo essere chiamati ad agire, considerando la stanchezza fisica e psichica che in quel malaugurato momento, sicuramente non mancherà.

La scelta dell'arma deve inevitabilmente prevedere diverse sessioni di addestramento fondamentali per acquisire tutti gli automatismi di sicurezza e di utilizzo specifici dell’arma; la tipologia di allenamento deve seguire dei parametri ferrei, non sportivi ( es. precisione da gara ... ) e nemmeno di moda o di tendenza  ( es. Fondina cosciale  bassa ...  armi in uso alle forze speciali ... red dot/ olografici ... torcette tattiche applicate alle slitte, etc. );

2. In addestramento i principi guida da seguire devono essere volti alla simulazione di un ipotetico PROBLEMA e non limitarsi al contesto del poligono o del tiro mirato. Chi va in poligono lo fa normalmente per divertirsi o per passare un po di tempo impegnandosi a fare piccole rosate di tiro. Non si pensa mai al conflitto a fuoco.
Confrontarsi con un pezzo di cartone per far centro e dare quindi per scontato che nessuno ti sparerà contro...è tempo perso o comunque un allenamento non indicato per chi ha esigenze operative o di difesa personale.

3. Il così detto "PROBLEMA", riguarda esclusivamente la realtà di ciò che normalmente accade quando un soggetto armato è sottoposto ad un forte stress, i dati e le statistiche parlano di:
·      partenza di colpi accidentali durante la gestione dell’evento;
·      partenza di colpi durante le manipolazioni di sicurezza;
·      colpi vaganti durante i conflitti a fuoco;
·      uccisioni o ferimenti di persone innocenti;
·      uccisioni o ferimenti di persone causati da fuoco amico.

4. quando c'è il PROBLEMA diventiamo improvvisamente tutti stupidi...dimenticando le nozioni di SICUREZZA necessarie per non commettere errori irreparabili, ad esempio:
·      Mantenere il controllo visivo e tattile;
·      Tenere il vivo di volata basso;
·      Mantenere l’arma bassa anche su targhet ready e visuale libera

5. quando parliamo di legittima difesa e quindi di tiro difensivo dobbiamo considerare due fattori importantissimi:
·      corte distanze di azione;
·      NON SI MIRA.

...IL DITO SOTTO STRESS FINISCE SULLA LEVA DI SPARO ... chi la pensa diversamente o è scarso di intelligenza oppure non ha mai provato lo stress da combattimento / sopravvivenza, del così detto effetto tunnel, della dilatazione delle pupille alias offuscamento della vista, del blocco della lente retinica che impedisce la messa a fuoco del mirino...
Tener conto della Simmetria bilaterale, delle contrazioni muscolari involontarie è di vitale importanza per la scelta dell’arma e del giusto addestramento.

Allora …quale pistola da DIFESA scegliere?
Io consiglio una pistola (che sia a percussore lanciato o a rimbalzo, non importa) che abbia sicuramente la doppia azione al primo colpo, la sicura automatica al percussore, e se possibile, la sicura ordinaria o manuale.
Bisogna tener conto che la pistola da difesa deve essere leggera e facilmente occultabile perché il più delle volte si è costretti a girare per molto tempo armati con la canna che poggia sui genitali o sul fianco.
Il mio consiglio è quello di acquistare una pistola carry, di piccole dimensioni con calibro 9x21…un buon compromesso.

Quale pistola scegliere per il Tiro Operativo?
La pistola per il tiro operativo deve, a mio avviso, avere gli stessi requisiti tecnici di quella per difesa, ovviamente il trasporto dell’arma è sicuramente più agevole e quindi si può puntare all’acquisto di un arma più lunga e con peso superiore anche al kilo.

lunedì 13 maggio 2019

Come prevenire i furti in casa?




In queste circostanze, ho il più delle volte effettuato sopralluoghi che hanno evidenziato la carenza di sistemi di allarmi e di bariere fisiche volte a dissuadere l'accesso in casa di eventuali malintenzionati.
In qualità di investigatore privato, in più occasioni mi sono trovato a dover investigare su furti e rapine che hanno visto protagonisti ignari cittadini, depretati dei loro averi nel pieno della notte o mentre erano fuori dalle loro abitazioni per motivi lavorativi e non.
Per poter prevenire e scoraggiare i furti o le aggressioni in casa è necessario in primis stimare il livello di rischio della propria abitazione. Non serve certo l'intervento di un investigatore privato per comprendere quale sia la vulnerabilità della vostra abitazione, difatti, solitamente il rischio di vulnerabilità di una casa è determinato in considerazione di semplici fattori:

· tipologia dell’abitazione (appartamento, villa, villetta a schiera, ecc.) ;

· ubicazione (urbana, extraurbana);

· classe sociale del vicinato e del quartiere dove è ubicata l'abitazione.

Per quanto concerne gli appartamenti in condominio, contrariamente a quanto si pensi, le abitazioni situate nei piani più alti, specie negli ultimi, sono quelle più vulnerabili in quanto la porta di ingresso e situata nel punto meno soggetto al passaggio di persone e quindi i ladri possono agire indisturbati.

La principale difesa di anti-intrusione è sicuramente quella costituita da una valida porta blindata dotata di meccanismi contro eventuali manomissioni:

· sagomatura anti-grimaldello;

· false tacche sulle leve;

· nottoli a fungo nei tipi a cilindro.

· meccanismo di apertura a due serrature;

· barra d’acciaio.

È importante conoscere il livello di sicurezza della propria porta blindata. In genere le porte blindate vengono classificate in 6 livelli di sicurezza stabiliti in base al superamento di alcuni test che simulano fedelmente diversi tentativi di scasso che un ipotetico ladro potrebbe mettere in atto per forzare l’apertura della porta.

Possedere una porta blindata corredata di spioncino, di un limitatore di passaggio (leva in acciaio per tenere l’uscio socchiuso) e di una barra di acciaio di rinforzo, costituisce l’abc della sicurezza. Teniamo a mente però che, anche la migliore porta blindata, se non viene chiusa con diverse mandate di chiavi è una “porta aperta”, basterà utilizzare nella fessura tra la porta e l’infisso, un foglio di plastica (anche una carta di credito) per far scattare lo scrocco di apertura.


Se vogliamo aumentare i livelli di sicurezza nelle nostre abitazioni è necessario cambiare le nostre abitudini e quindi dobbiamo ad esempio chiudere sempre la porta a chiave. In particolare, quando compiamo questa operazione dall’interno, è importantissimo non lasciare mai la chiave inserite nella serratura - difatti il ladro potrebbe utilizzare un attrezzo specifico per far girare le chiavi e trovarsi la strada spianata.

L’installazione di un impianto di allarme è un elemento di sicurezza che può fare la differenza.

Oggi giorno si possono acquistare a prezzi più o meno contenuti diversi tipologie di allarmi elettronici.
I più economici sono quelli costituiti da sensori inerziali o di urto. Il loro meccanismo è costituito da una sfera di metallo che appoggiandosi a dei contatti chiude il circuito elettrico. Quando un urto, una vibrazione o una pressione fa muovere la sfera, questa libera il circuito e fa scatta l’allarme. I sensori di questi antifurti sono di piccole dimensioni e possono essere istallati su porte e finestre e possono essere allarmati anche quando ci sono persone in casa.

Se invece il vostro budget di spesa è più alto, vi consiglio di acquistare anche un dispositivo di allarme di tipo volumetrico, studiati per sorvegliare un “volume specifico di superfice” come ad esempio una stanza, un corridoio, un patio, ecc.

Creati e progettati con lo stesso principio dei radar e dei sonar, gli antifurti volumetrici sono in grado di captare i movimenti che avvengono all’interno dell’aria protetta.

I sistemi di cui sopra sono i dispositivi di sicurezza più comunemente usati in Europa, antifurti che non avrebbero alcuno motivo di esistere se non fossero in grado di comunicare a chi di dovere un eventuale intrusione.
Quindi è doveroso dotare questi allarmi di sicurezza di avvisatori speciali che, possono essere ottici, acustici e telefonici. Negli allarmi più recenti queste modalità di segnalazione si sommano.

Il più comune degli avvisatori acustici è la sirena con il lampeggiatore, congegno che ormai possiamo notare all’esterno di molte case -sicuramente uno strumento funzionale- che però a causa della sua diffusione ha finito per ridurre l’efficacia di dissuasione.
Udire la sirena di un antifurto non crea più allarme emotivo e il più delle volte è facile pensare che si tratti di uno dei tanti falsi allarmi, ergo; nessuno interviene.
In oltre bisogna considerare quanto sia difficile individuare l’abitazione da dove proviene la sirena che in quel preciso momento è in allarme, considerando che oltretutto, come prevedono le normative CE, il suono della sirena non può durare più di tre minuti.

Quindi come possiamo garantire la sicurezza per le nostre abitazioni?

Una garanzia vera e propria non esiste, ma dotare la propria abitazione di telecamere esterne, grate di sicurezza, porta blindata e antifurto volumetrico e già una parvenza di tranquillità.
Le telecamere esterne devono necessariamente costituire il primo step di allarme, di fatti, grazie ai sensori di movimento è possibile individuare la presenza di intrusi.
Grazie alle telecamere siamo in grado di monitorare la situazione h24 e stabilire la presenza di eventuali falsi allarmi ispezionando in modo efficace gli accessi più vulnerabili delle nostre abitazioni.

Le grate alle finestre sono un forte deterrente per i ladri, una grande perdita di tempo che può scoraggiare l’infrazione. In oltre i ladri sanno come generalmente, le grate  e le porte blindate siano allarmate dai sensori di urto e quindi se manomesse possano attivare l’allarme.


Ricordatevi che un ladro ha in linea di massima tra i 20 e i 30 minuti di autonomia operativa, poi deve fuggire. Far perdere loro del tempo prezioso per scassinare le barriere di sicurezza è prioritario. Chi ha possibilità di budget più elevato potrebbe pensare ad installare l’antifurto nebbiogeno il quale in presenza di un movimento rilevato attiva una espulsione meccanica di fitta nebbia che impedisce la visuale ai ladri.

Per esperienza personale, vi suggerisco di non limitarvi all’istallazione di un solo sistema di allarme, un antifurto non può e non deve escludere l’istallazione di un altro sistema, più elementi mettiamo in campo e più scoraggiamo i ladri a scegliere la nostra abitazione per le loro malefatte, più barriere fisiche utilizziamo a protezione degli accessi di casa e più tempo dovranno impiegare gli scassinatori per scassinarli, per ultimo, più strumenti abbiamo per monitorare le nostre case e più controllo avremo sui falsi allarmi, vera piaga della sicurezza.

lunedì 10 dicembre 2018

La storia di Vidocq, il primo Investigatore Privato in Europa


Nel 1833 viene fondato in Francia da Eugène-Francois Vidocq il
Bureau de renseignements pour le commerce (letteralmente ufficio
informazioni per il commercio), la prima agenzia di investigatori privati

che forniva (dietro pagamento) servizi informativi e di sorveglianza ai
commercianti. Eugène-Francois Vidocq (1775-1857).

Questo tizio tutto era tranne for ché uno stinco di santo.
A 13 anni ruba l’argenteria di famiglia, non lo fa per soldi, il padre era
un panettiere e i soldi non erano troppi ma nemmeno pochi, lo fa per la
voglia di esuberanza che lo distingue dagli altri suoi coetanei, sempre in
cerca di guai e di beghe per passare il tempo, in fin dei conti di studiare
proprio non gli andava e neanche di lavorare al forno con il padre. 
Il padre quando lo scopre lo fa incarcerare per 10 di giorni, allo scopo di
infliggere nel suo ragazzo la giusta punizione e una corretta educazione.
L’idea del padre però non funziona perché Vidocq esce di galera, finge
di fare il bravo ragazzo per qualche mese e poi una mattina, svaligia la
cassa del negozio del padre con lo scopo di pagarsi il biglietto per
emigrare in America.
Il piano va storto e mentre era nel porto in attesa di acquistare il biglietto, alcuni fulfanti lo accerchiano, lo malmenano e lo derubano di tutti i suoi averi..
Quindi è costretto a tornare dal padre con la coda tra le gambe .
Di fare il fornaio proprio non gli va, quindi decide di arruolarsi
nell’Armata Rivoluzionaria, dove partecipa a diverse battagli
importanti dimostrando coraggio e molto onore – ma le battaglie più
aspre le affronterà contro i suoi commilitoni, per storie di donne e
carte, quindi abilissimo di spada, ne affronta circa 14, ne ferisce 2 e poi
fa l’errore di sfidare a duello un suo superiore che ferisce a morte.
Non gli rimane che disertare e fuggire lontano ma lo beccano e per
un pelo sfiora la condanna a morte, se non fosse che in guerra aveva
combattuto valorosamente, quindi si limitano a buttarlo fuori
dall’esercito.
Vidocq Torna a casa ad Arrà che poi è un paesino di quattro anime ed
un tipo come lui, donne, duelli, guerra, galera si ammalta subito di un
alone leggendario, “Leggenda” è una cosa che Vidocq intuisce essere
molto, molto importante.
Non resta libero per molto tempo, finisce dentro per una rissa per
donne, dovrebbe rimanerci solo per 6 mesi ma, cerca sempre di
scappare, lo riprendono tutte le volte così che la condanna cresce.
Le poche volte che è fuori, accumula molti reati più o meno gravi e
alla fine decidono di metterlo ai lavori forzati con altri galeotti del
suo calibro.
Durante la marcia per raggiungere i luoghi dei lavori, tenta sempre di
fuggire, lo riprendo sempre finchè un giorno riesce a farla franca.
Qualche mese di libertà e viene di nuovo ripescato con le mani nel
sacco intento a falsificare titoli di stato.
Questa volta la situazione si fa davvero pericolosa perché la giustizia
accumula tutti i reati di cui si è reso colpevole e decidono di
condannarlo a morte…ma lui non ci sta, è salta dalla finestra del
tribunale, guada un fine e fugge di nuovo.
Da qui in poi la latitanza diventa per lui una vera e propria scuola
criminale, frequenta le bande più emarginate della società di allora,
criminali, nomadi, briganti, impara a rubare e a scassinare, impara
anche le arti marziali, impara anche il savate che è una specie di boxe
con i calci sviluppatasi in Francia, conosce la malavita e le
organizzazioni più spietate delle città Francesi. 
Più tardi finisce nuovamente dentro ma, questa volta si rende conto di non avere più la
stessa prontezza, la stessa forza di una volta, ha 34 anni e per la vita di
un tempo, per come l’ha vissuta, quei anni li sente come un macigno sulla
sua testa.
Capisce di non essere più in grado di fuggire e capisce anche di essere
una leggenda tra i malavitosi di Francia, a Parigi è quasi un eroe, così
decide di contattare la polizia e di offrire i suoi servigi come spia.
Lui non è da confondersi come una qualunque spia pentita del suo
passato criminale, lui si traveste, cambia identità, entra all’interno
delle organizzazioni e quando è il momento giusto li fa arrestare tutti,
ma soprattutto si struttura e mette in piede un organizzazione
composta da persone di sua fiducia, gente come a lui che sa il suo
fatto, li addestra e fonda la brigata di sicurezza, riconosciuta anche
dalla Prefettura.
I risultati delle sue operazioni sono straordinari e quindi il Prefetto
decide di assorbire l’organizzazione negli organi di Polizia, lui è a
capo.
Per molti anni prosegue la sua attività di polizia segreta, poi un giorno, in
prefettura cambiano i vertici, a qualcuno non piacciono i metodi di
Vidocq e lui decide di andarsene.
Quindi nel 1833 Fonda la prima agenzia investigativa che si distingue
nella lotta di falsi banchieri, truffatori e contraffattori, ottenendo
successo e soprattutto molti nemici.
Qualcuno tentò di farlo arrestare ma nessuno fu più in gardo di metterlo
con le spalle al muro, aveva ormai i suoi avvocati e i suoi contatti politici
che fino alla fine dei suoi giorni gli furono fedeli.

giovedì 30 agosto 2018

Investigatore Privato in manette: Estorceva denaro ad un cliente con la complicità di un poliziotto

Estorce denaro ad un cliente con l'aiuto di un uomo delle forze dell'ordine, investigatore privato in manette



Sono rimasto colpito, ma non sorpreso da questa vicenda.
Spesso l'attività dell'investigatore privato è considerata paritetica a quello che può svolgere un funzionario di polizia, così non è. 
In effetti alcune operazioni investigative sono simili a quelle svolte dalla Polizia o dai Carabinieri, come ad esempio le Indagini Tipiche, ovvero quelle espressamente previste dal codice di procedura penale, o le Indagini Atipiche, ovvero quelle non previste dal codice di procedura penale quali ad esempio il pedinamento, l’appostamento, ecc.
Quello che non può svolgere l'investigatore privato è ad esempio la ricerca e la raccolta di informazioni reperite tramite la consultazione abusiva delle banca dati in uso esclusivo alle forze dell'ordine.
In questo blog ho più volte precisato che il buon senso deve farla da padrone - prima di rivolgersi ad un investigatore privato - il cliente deve informarsi anche attraverso il web ed eseguire una attenta ricerca per documentarsi su ciò che potrà fare quel professionista per aiutarlo senza finire nei guai.
Ma i guai arrivano sempre perché le richieste che vengono fatte agli investigatori privati sono per lo più quelle legate alle intercettazioni, agli SDI, ai tabulati telefonici, alle intercettazioni di whatsapp, e via dicendo - in questa giungla di disinformazione e disperazione c'è sempre qualcuno pronto ad accontentarvi. 
Il disonesto si nasconde e si trincera dietro ogni categoria professionale, è come un avvoltoio, pronto a lucrare sulle disavventure altrui.
I miei consigli? 
  • Diffidate dai prezzi troppo bassi o troppo alti;
  • Diffidate da chi è sempre pronto ad esaudire le vostre richieste senza alcuna remore;
  • Diffidate da chi vi offre "scorciatoie" perché il più delle volte diventano strade lunghe e tortuose;
  • Diffidate da chi vi offre servizi illegali - di per se - è un delinquente pronto a tutto;
  • Diffidate da chi privo di licenza prefettizia svolge abusivamente l'attività di investigatore privato perché è un arraffone privo delle competenze indispensabili per soddisfare le vostre aspettative.
La professione di investigatore privato Roma è ormai svolta da molti soggetti, solo a Roma ci sono circa 385 investigatori privati autorizzati - una attività questa - che richiede strumenti e conoscenza, ma... l'intuito, la prontezza, l'improvvisazione, la precisione, la deduzione, il talento, il coraggio, l'umiltà, la pazienza, e la sensibilità, sono ai me, qualità che non si insegnano nei banchi di scuola; o ce l'hai on ce l'hai.



L'ARTICOLO

Indagine lampo della Squadra Mobile di Modena e del Commissariato di Sassuolo, che hanno arrestato il detective di una nota agenzia modenese e indagato un operatore di un corpo delle forze dell'ordine locali per accesso abusivo a dati informatici



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Si è conclusa in appena due settimane una importante operazione di polizia che ha portato nei giorni scorsi all'arresto di un 49enne che svolge l'attività di investigatore privato attraverso la sua agenzia situata a Modena, non chè alla denuncia di un esponente delle forze dell'ordine modenesi, considerato la "talpa" che passava le informazioni al detective. Tutto è nato dalla denuncia di un quarantenne di Sassuolo, che svolge l'attività di consulente fiscale e il quale nel giugno scorso si era rivolto all'investigatore privato a seguito di una vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto.
Il consulente, infatti, era stato denunciato da alcuni suoi clienti per questioni lavorative e per prepararsi al meglio all'eventuale processo che lo attendeva ha scelto di affidare all'agenzia privata delle investigazioni difensive. Una pratica comune per chi decide di tutelarsi legalmente sotto tutti i profili, ma che si è rivelata un boomerang. L'atteggiamento dell'investigatore privato si è infatti subito rivelato prevaricante, facendo capire al suo cliente che era in possesso di informazioni sensibili che sarebbero state molto utili, grazie ai suoi contatti con gli ambienti delle forze dell'ordine e con le alte sfere dello Stato.
A riprova della sua "competenza", il detective ha mostrato al consulente alcuni dati circa la sua persona, consegnando tabulati stampati e addirittura facendo ascoltare una registrazione audio privata tra il sassolese e i suoi oppositori nella vicenda giudiziaria. Tutti elementi cui soltanto chi fa parte delle forze dell'ordine può avere accesso, in quanto contenuti nella banca dati SDI in uso ai quattro Corpi dello Stato. A questa dimostrazione ha fatto seguito una richiesta di denaro ben precisa: 18mila euro per pagare i "servizi" del suo contatto in divisa e altri 12 che l'investigatore reclamava per sè stesso.
Il consulente ha voluto approfondire la questione, fiutando di trovarsi ormai in una posizione scomoda, e ha portato con sè il suo avvocato a alcuni amici, per i quali il detective è riuscito a fornire altrettante informazioni sensibili e riservate - come si è ricostruito in seguito - proprio grazie alla "talpa" che verificava i nominativi dal pc del proprio ufficio. Le richieste di denaro si sono fatte sempre più pressanti e si sono trasformate in minacce non più tanto velate da parte del 49enne, che era riuscito già a incassare una prima tranche di 10mila euro.

 
A questo punto la vittima ha deciso di denunciare quanto accaduto al Commissariato di Polizia di Sassuolo, facendo così scattare le indagini. Come sovente accade, gli agenti hanno organizzato una nuova consegna di denaro, avvenuta in un parcheggio della città, a seguito della quale sono scattate le manette per il detective. L'uomo aveva appena ritirato una mazzetta da 4.000 euro, ma al momento di salire in auto è stato ammanettato e poi scortato agli arresti domiciliari su indicazione dell'Autorità Giudiziaria, con l'accusa di estorsione.
Nel frattempo è in fase di definizione la posizione dell'esponente delle forze dell'ordine - la cui appartenenza rimane riservata - ma che è già stato individuato proprio verificando quali account avevano tratto informazioni circa le vittima dell'estorsione e i suoi conoscenti. L'uomo è indagato per estorsione in concorso e per accesso abusivo a dati informatici: se però dovesse essere certificato anche il passaggio di denaro tra lui e l'investigatore privato, allora scatterebbe l'accusa di corruzione.
Fonte: http://www.modenatoday.it/cronaca/arresto-estorsione-investigatore-privato-modena-luglio-2018.html




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venerdì 24 agosto 2018

Investigatore privato aggredito: quella del detective una vita difficile


Qualche giorno fa un investigatore privato che opera nella provincia di Avellino è finito in pronto soccorso a causa di una aggressione subita mentre agiva legittimamente nel tentativo di escutere informazioni ed accertare le circostanze di un avvenimento che riguardava un indagine in ambito assicurativo. 

Non è la prima volta e non sarà neanche l’ultima. Troppi gli investigatori privati vittime di aggressioni o di episodi turbolenti il più delle volte non denunciati alle autorità per paura di ritorsioni; situazioni che mettono a repentaglio la loro incolumità fisica e legale, soprattutto nell’adempimento delle indagini in ambito privato e per la difesa penale.
Sfortunatamente la mia categoria, ovvero quella degli investigatori privati è ancora considerata borderline. 

Una attività disciplinata in Italia nel 1926 con una specifica normativa contenuta nel T.U.L.P.S. (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) che malgrado l’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale (1998), con il quale l'investigatore diventa un consulente tecnico della difesa, l’avvento del D.P.R.153/2018 dove viene riconosciuto all’investigatore privato il ruolo di "professionista della sicurezza privata” e l’introduzione del D.M. 269/2010 - ad oggi, dopo quasi un secolo - non è stata ancora riconosciuta come vera e propria professione, tanto da non essere inquadrata in alcun un ordine professionale.

Da parte del governo nulla è stato fatto per creare un albo in grado di svolgere funzioni disciplinari e di tutela per quella che è a tutti gli effetti una palese attività professionale e non un semplice mestiere.

Ad oggi gli investigatori privati sono lavoratori autonomi che nello svolgere un'attività di tipo intellettuale, attraversano una crisi drammatica dovuta non solo dal crollo economico del paese, ma dal contesto di mercato e di regole, in cui essi sono attualmente collocati.

Per maggiore chiarezza, ciò che metto personalmente in discussione non sono le competenze professionali o la capacità del singolo “professionista” di gestire gli aspetti legali, amministrativi e tecnici del proprio lavoro, (sebbene la competenza e la professionalità richieda un continuo aggiornamento e non sporadico), ma la presenza, più in generale, di regole troppo farraginose e complesse, tali da rendere eccezionalmente complicato lo svolgimento e la gestione dell’attività, con totale assenza di norme che agevolano o migliorano lo svolgimento delle indagini.

Troppi oneri e pochi, pochissimi vantaggi. L’investigatore privato paga e subisce sempre! Nonostante l’introduzione del decreto ministeriale D.M. 269/2010, nulla è cambiato per i detective privati che oltre a pagare cospicue fidejussioni alle prefetture di competenza, devono affrontare continui adeguamenti strutturali e legali delle proprie agenzie investigative. 

A complicare la situazione adesso è il nuovo regolamento europeo sulla privacy, il fantomatico GDPR (Regolamento Generale Protezione Dati Personali) che ha dato il via a una miriade di libere decodificazioni e di congetture che hanno ulteriormente disorientato il professionista creando la libera interpretazione di norme che, per la categoria degli investigatori privati, devono essere attuate alla lettera.

Che dire?
  •  senza porto d’armi;
  • privo di un tesserino di riconoscimento rilasciato dallo stato;
  • senza la possibilità di poter richiedere online le targhe dei veicoli appartenenti ad un nominativo;
  • senza la possibilità di poter ricevere incarichi professionali online o comunque fuori dai propri uffici;
  • pur avendo una licenza di “polizia” sprovvisto di ogni autorizzazioni necessaria per accedere alle banche dati dello stato; 
  • obbligato in alcune circostanze a rende noto agli indagati, circa la propria identità, la propria professione e le finalità del suo operato anche se ciò comporti rischi per la sua incolumità o renda impossibile l’esercizio della funzione;

L’investigatore privato vive la sua vita professionale camminando su un filo di rasoio molto affilato e contando sulle personali abilità che lo aiutano a fronteggiare le mancanze e le attenzioni che invece meriterebbe in quanto una attività volta a far valere e difendere un proprio diritto in sede giudiziaria.


MUGNANO. Medico aggredisce investigatore privato: “Ecco cosa è accaduto”
La vittima è l’investigatore privato S.D. - Quest’ultimo sarebbe stato aggredito da un medico del posto mentre cercava di effettuare i rilievi di rito in merito ad un rimborso assicurativo. L’agenzia investigativa dell’investigatore aggredito precisa: “Dopo aver bussato alla porta del medico per affrontare con lui le questioni inerenti la richiesta di risarcimento, il detective S.D. è stato dapprima aggredito verbalmente e poi fisicamente, con calci e con un pugno alla tempia. La vittima ha successivamente avvertito i Carabinieri al fine di identificare la persona, ma il professionista si è barricato all’interno dello studio senza uscire”. L’aggredito ha fatto ricorso alle cure del pronto soccorso di Avellino. Per lui è stata diagnosticata una prognosi di dieci giorni. S.D., inoltre, ha sporto denuncia presso la Procura della Repubblica di Avellino. L’agenzia investigativa “esprime forte preoccupazione per la categoria relativamente alle indagini anti frode per conto delle compagnie di assicurazioni. Questo istituto di investigazioni, regolarmente autorizzato con legge dello Stato non può non disapprovare con energica e indignata fermezza il comportamento manifestato dal professionista di Mugnano del Cardinale. Pertanto, ho chiesto all’autorità giudiziaria un incisivo intervento, adottando i provvedimenti del caso per valutare i comportamenti sotto il profilo penale. In Campania ci sono oltre 175 titolari di istituti di investigazioni. Siamo a rischio tutti i giorni anche nelle attività di pedinamento”.


Fonte - http://www.mandamentonotizie.it/mugnano-medico-aggredisce-investigatore-damore-ecco-cosa-e-accaduto/

martedì 21 agosto 2018

Se l'ex coniuge ha un altro partner perde l'assegno di mantenimento

Svolgendo l'attività di investigatore privato Roma da oltre vent'anni, mi capita spesso di dover eseguire investigazioni private finalizzate alla modifica o alla revoca dell'assegno di mantenimento.
Il mio compito è quello di accertare se la persona che percepisce l'assegno di mantenimento svolga una attività lavorativa non dichiarata in sede di separazione o che abbia intrapreso una relazione more uxorio con un altra persona -viceversa- verifico se la persona condannata a versare l'assegno di mantenimento abbia facoltà economiche maggiori da quelle dichiarate in tribunale.
Questa sentenza stravolge in parte il concetto di convivenza more uxorio stabile e duratura, una relazione sentimentale costituita di fatto per creare una nuova famiglia.
Ho letto l'ordinanza emessa dal Presidente delegato Dott.ssa Donatella Montanari e ho notato come nello specifico caso vi siano elementi importanti (figli, redditi e altro) che possano aver influenzato la decisione del presidente - come spesso ricordo ai miei clienti - ogni caso fa giurisprudenza!

L'ex moglie ha un compagno? Stop all'assegno di mantenimento

Il marito non deve più corrispondere l’assegno di mantenimento alla moglie che ha intrapreso una nuova relazione sentimentale, anche se non convive con il nuovo partner ed è priva di attività lavorativa. Così ha deciso il Presidente delegato del Tribunale di Como, in via provvisoria e urgente, con la recente ordinanza del 12 aprile 2018. Ordinanza emessa a conclusione della primissima fase di un divorzio giudiziale – quando generalmente vengono confermate le condizioni della separazione – che ha sin da subito esonerato il marito dal dover corrispondere alla moglie, quasi ex, l’assegno stabilito in separazione.

La donna in questione, già madre di due figli maggiorenni con lei conviventi, aveva avuto il terzo figlio dal nuovo partner con il quale non aveva instaurato alcuna convivenza. Decisione assunta dalla moglie, forse, proprio per non perdere l’assegno di mantenimento che le era stato riconosciuto in sede di separazione e del quale chiedeva la conferma in sede divorzile. Fino a poco tempo fa, infatti, al fine di essere esonerati dal pagamento dell’assegno, era necessario che il coniuge obbligato dimostrasse in giudizio la creazione da parte dell’ex coniuge di una nuova famiglia di fatto, stabile e duratura, e che questa convivenza incidesse “realmente e concretamente sulla situazione economica dell’ex coniuge risolvendosi in una fonte effettiva di reddito”.

Il Presidente del Tribunale di Como ha però ritenuto che le conseguenze economiche derivanti dalle scelte di vita della donna, nello specifico quella di intraprendere una nuova relazione sentimentale (seppur priva del requisito della convivenza) e quella di avere un figlio (scelta che aveva certamente inciso in termini di difficoltà di reperimento di una occupazione lavorativa), non potessero ricadere sul futuro ex coniuge.Infatti non è la mera coabitazione a provare la solidità del rapporto ma, al contrario, è l’esistenza effettiva di un nuovo legame, stabile e duraturo, a determinare la cessazione della corresponsione dell’assegno di mantenimento.

Nello stesso senso, con decreto pubblicato il 21 maggio 2018,  si è pronunciato anche il Tribunale di Ancona il quale – in una causa di modifica delle condizioni di divorzio  e sulla base delle stesse motivazioni del Tribunale di Como –, ha ritenuto di dover revocare l’assegno stabilito in favore della ex moglie.
In questo caso, a fondare la decisione del Tribunale sono state le numerose foto depositate dal marito (tratte dai social network), che dimostravano l’inequivocabile intensità del rapporto tra la ex moglie e il nuovo partner, i periodi di vacanza trascorsi insieme “a nulla rilevando le modalità di ripartizione tra essi delle spese di vacanza”, e la relazione investigativa dalla quale emergeva l’assiduità della frequentazione (seppur priva del requisito della convivenza).
Dunque, costruire  una nuova famiglia – nell’accezione moderna del termine – non è un obbligo, ma una decisione libera e consapevole che ha risvolti pratici e conseguenze giuridiche ben precise. Ecco quindi che, anche in queste pronunce, i  Tribunali – nel solco tracciato dalla Corte di Cassazione nella discussa sentenza Grilli del maggio 2017 sull’assegno divorzile – continuano a valorizzare il principio della autoresponsabilità economica dei coniugi: “la formazione di una famiglia di fatto costituisce espressione di una scelta di vita esistenziale e consapevole, con assunzione del rischio della cessazione del rapporto, rescindendo ogni collegamento con il tenore e il modello di vita legati al coniugio”.


Fonte: http://www.repubblica.it/economia/diritti-e-consumi/famiglia/2018/07/06/news/l_ex_moglie_ha_un_compagno_stop_all_assegno_di_mantenimento-199534935/