lunedì 10 dicembre 2018

La storia di Vidocq, il primo Investigatore Privato in Europa


Nel 1833 viene fondato in Francia da Eugène-Francois Vidocq il
Bureau de renseignements pour le commerce (letteralmente ufficio
informazioni per il commercio), la prima agenzia di investigatori privati

che forniva (dietro pagamento) servizi informativi e di sorveglianza ai
commercianti. Eugène-Francois Vidocq (1775-1857).

Questo tizio tutto era tranne for ché uno stinco di santo.
A 13 anni ruba l’argenteria di famiglia, non lo fa per soldi, il padre era
un panettiere e i soldi non erano troppi ma nemmeno pochi, lo fa per la
voglia di esuberanza che lo distingue dagli altri suoi coetanei, sempre in
cerca di guai e di beghe per passare il tempo, in fin dei conti di studiare
proprio non gli andava e neanche di lavorare al forno con il padre. 
Il padre quando lo scopre lo fa incarcerare per 10 di giorni, allo scopo di
infliggere nel suo ragazzo la giusta punizione e una corretta educazione.
L’idea del padre però non funziona perché Vidocq esce di galera, finge
di fare il bravo ragazzo per qualche mese e poi una mattina, svaligia la
cassa del negozio del padre con lo scopo di pagarsi il biglietto per
emigrare in America.
Il piano va storto e mentre era nel porto in attesa di acquistare il biglietto, alcuni fulfanti lo accerchiano, lo malmenano e lo derubano di tutti i suoi averi..
Quindi è costretto a tornare dal padre con la coda tra le gambe .
Di fare il fornaio proprio non gli va, quindi decide di arruolarsi
nell’Armata Rivoluzionaria, dove partecipa a diverse battagli
importanti dimostrando coraggio e molto onore – ma le battaglie più
aspre le affronterà contro i suoi commilitoni, per storie di donne e
carte, quindi abilissimo di spada, ne affronta circa 14, ne ferisce 2 e poi
fa l’errore di sfidare a duello un suo superiore che ferisce a morte.
Non gli rimane che disertare e fuggire lontano ma lo beccano e per
un pelo sfiora la condanna a morte, se non fosse che in guerra aveva
combattuto valorosamente, quindi si limitano a buttarlo fuori
dall’esercito.
Vidocq Torna a casa ad Arrà che poi è un paesino di quattro anime ed
un tipo come lui, donne, duelli, guerra, galera si ammalta subito di un
alone leggendario, “Leggenda” è una cosa che Vidocq intuisce essere
molto, molto importante.
Non resta libero per molto tempo, finisce dentro per una rissa per
donne, dovrebbe rimanerci solo per 6 mesi ma, cerca sempre di
scappare, lo riprendono tutte le volte così che la condanna cresce.
Le poche volte che è fuori, accumula molti reati più o meno gravi e
alla fine decidono di metterlo ai lavori forzati con altri galeotti del
suo calibro.
Durante la marcia per raggiungere i luoghi dei lavori, tenta sempre di
fuggire, lo riprendo sempre finchè un giorno riesce a farla franca.
Qualche mese di libertà e viene di nuovo ripescato con le mani nel
sacco intento a falsificare titoli di stato.
Questa volta la situazione si fa davvero pericolosa perché la giustizia
accumula tutti i reati di cui si è reso colpevole e decidono di
condannarlo a morte…ma lui non ci sta, è salta dalla finestra del
tribunale, guada un fine e fugge di nuovo.
Da qui in poi la latitanza diventa per lui una vera e propria scuola
criminale, frequenta le bande più emarginate della società di allora,
criminali, nomadi, briganti, impara a rubare e a scassinare, impara
anche le arti marziali, impara anche il savate che è una specie di boxe
con i calci sviluppatasi in Francia, conosce la malavita e le
organizzazioni più spietate delle città Francesi. 
Più tardi finisce nuovamente dentro ma, questa volta si rende conto di non avere più la
stessa prontezza, la stessa forza di una volta, ha 34 anni e per la vita di
un tempo, per come l’ha vissuta, quei anni li sente come un macigno sulla
sua testa.
Capisce di non essere più in grado di fuggire e capisce anche di essere
una leggenda tra i malavitosi di Francia, a Parigi è quasi un eroe, così
decide di contattare la polizia e di offrire i suoi servigi come spia.
Lui non è da confondersi come una qualunque spia pentita del suo
passato criminale, lui si traveste, cambia identità, entra all’interno
delle organizzazioni e quando è il momento giusto li fa arrestare tutti,
ma soprattutto si struttura e mette in piede un organizzazione
composta da persone di sua fiducia, gente come a lui che sa il suo
fatto, li addestra e fonda la brigata di sicurezza, riconosciuta anche
dalla Prefettura.
I risultati delle sue operazioni sono straordinari e quindi il Prefetto
decide di assorbire l’organizzazione negli organi di Polizia, lui è a
capo.
Per molti anni prosegue la sua attività di polizia segreta, poi un giorno, in
prefettura cambiano i vertici, a qualcuno non piacciono i metodi di
Vidocq e lui decide di andarsene.
Quindi nel 1833 Fonda la prima agenzia investigativa che si distingue
nella lotta di falsi banchieri, truffatori e contraffattori, ottenendo
successo e soprattutto molti nemici.
Qualcuno tentò di farlo arrestare ma nessuno fu più in gardo di metterlo
con le spalle al muro, aveva ormai i suoi avvocati e i suoi contatti politici
che fino alla fine dei suoi giorni gli furono fedeli.

giovedì 18 ottobre 2018

Chi l’ha visto?: l’investigatore privato alla ricerca delle persone scomparse



Dov’è? Perché non torna? Sarà ancora vivo? Sono queste le domande che il più delle volte affliggono tutte le persone che hanno avuto la maledizione di non vedere più tornare in casa il proprio figlio, compagno, amico o congiunto.
Gli scomparsi in Italia sono tanti – troppi - una moltitudine di persone che, in un giorno come altri, hanno fatto perdere in men che non si dica ogni traccia di essi - svaniti nel nulla senza dare più alcuna notizia – persone che dal giorno della loro scomparsa pare abbiano intrapreso un viaggio lungo ed interminabile nei bassifondi delle loro vite, luoghi ignoti da cui non sono ancora tornati. Delle volte lasciano qualche indizio, a volte il nulla assoluto.
Fantasmi mai dimenticati. Persone che hanno lasciato dietro di sé storie di vita quotidiana, delusioni e successi, amori e solitudine, tristezza e felicità…poi un vuoto incolmabile.
Ne abbiamo parlato con Giuseppe Tiralongo, un professionista che da più di vent’anni si occupa di persone scomparse attraverso la propria attività di investigatore privato.
<< È curioso. Tra gli “scomparsi” ci sono più uomini che donne. È difficile tracciare un identikit dello scomparso perché esso è composto da bambini, adulti ed anziani, di ogni classe e ceto sociale, tra di essi primeggiano i casi degli allontanamenti volontari, poi seguono quelli dovuti a conseguenze di malattie mentali ed in fine quelli avvenuti per colpa di un crimine.
Le persone che spontaneamente decidono di scomparire, lo fanno con il preciso intento di cambiare la propria vita. C’è chi si trasferisce in altri paesi e c’è chi per vari motivi, decide di cessare ogni rapporto con la società e nella completa indifferenza, sopravvive come un barbone ai margini delle strade cittadine.  Poi ci sono i malati mentali, gli anziani e i bambini, soggetti che il più delle volte escono di casa perdendo il senso dell’orientamento.
La situazione si complica quando alla scomparsa è legata una vicenda dai risvolti penali più o meno gravi, una circostanza questa che rende le indagini molto più complesse; persone scomparse per via di negligenze varie (vedi il caso di Daniele Potenzoni scomparso dalla stazione Termini di Roma il Giugno del 2015), rapite da organizzazioni malavitose, sequestrate dai un genitori o da uno stalker, altre recluse a seguito di manipolazioni psicologiche. >>
Come si svolge un indagine per trovare una persona scomparsa?
<<Dalla mia personale esperienza professionale posso asserire come, l’intervento dell’investigatore privato sia generalmente richiesto al termine delle indagini di polizia o carabinieri, solo quando purtroppo nulla si è potuto per ritrovare lo scomparso. 
Con questo non voglio in alcun modo denigrare il lavoro delle forze dell’ordine al contrario, il loro intervento è essenziale e permette a noi investigatori privati di poter lavorare con materiale prezioso ed intraprendere così un indagine con una diversa chiave di lettura. 
I vantaggi che ha un investigatore privato sono pochi o nulli a parte quello di non essere un pubblico ufficiale - proprio per questo - si ha a la liberta di impiegare moltissimo tempo per poter intraprende tutte le investigazioni necessarie e la possibilità di ricevere confidenze ed informazioni che nessuno farebbe ad un poliziotto. Un buon investigatore privato deve seguire tutte le piste possibili, anche quelle che sono meno plausibili al fine di non escludere alcuna possibile svolta alle indagini; dico sempre che “dove c’è fumo c’è fuoco”.
Tornando alla domanda, il primo passo che faccio è quello di studiare il fascicolo delle indagini condotte da Polizia e Carabinieri, ripercorrendo in ordine cronologico tutti gli sviluppi delle loro investigazioni - se sono fortunato - posso trovare i verbali dei sopralluoghi, i tabulati telefonici, i movimenti di carte di credito e bancomat, eventuali segnalazioni anonime, i verbali dei test ed altro ancora. 
Fondamentale è anche indagare sulla vita privata della persona scomparsa, quindi mi metto alla ricerca di indizi che potrebbero emergere nella quotidianità, indagando negli ambienti di lavoro, nelle frequentazioni, tra le amicizie e le relazioni sentimentali – tentando di portare alla luce un segreto, una stranezza che possa condurmi ad una nuova pista.
La parte che in genere prediligo è quella dell’escussione di testimoni che potrebbero riferire cose viste e mai dette, questa fase di indagine è molto delicata, bisogna avere esperienza e delle volte tanta fortuna. 
Quando un test mi racconta un “fatto” dopo averlo esposto la prima volta alla polizia o comunque in un contesto giudiziario di forte stress, è scontato come lo stesso tenda il più delle volte a ripercorrere la prima esposizione piuttosto che rievocare nuovamente i ricordi diretti di quella determinata vicenda vissuta. Questo automatismo si intensifica con il passare del tempo e alla fine accade che il più delle volte la persona intervistata non ricordi più i fatti di qui si è reso testimone ma solamente “il ricordo del primo racconto”. L’obbiettivo è quello di recuperare dettagli che magari gli erano sfuggiti alla prima occasione, particolari che spesso non sono per lui rilevanti ma che potrebbero esserlo per gli addetti ai lavori. 
Per tentare di ricevere nuove informazioni devo necessariamente liberare la persona intervistata dal ricordo del suo primo racconto per riportarla gradualmente alla memoria dei fatti storici.

Per rendere più produttiva l’escussione di un test è per me fondamentale condurre il colloquio il più informale possibile, tenendo il soggetto intervistato al corrente delle mie intenzioni investigative, improntando un dialogo cordiale e confidenziale.
Invito loro a dimenticare nei limiti del possibile quanto già raccontato ai carabinieri o alla polizia spronandoli ad esporre i fatti come se fosse la prima volta, magari allargando la visuale dei ricordi al fine di non restare vincolati a quelli già riferiti alle autorità di P.S.>>

Cosa consiglieresti di fare a chi non ha ancora trovato il proprio caro?

<<Il mio ruolo non è certo quello di dispensare consigli ma di cercare strade nuove per poter intraprendere ulteriori ricerche, evitare l’archiviazione del caso o favorirne la riapertura dello stesso; Senza l’intervento diretto della polizia o dei carabinieri è difficile proseguire le indagini, il più delle volte si ha necessità di acquisire informazioni tutelate dalla privacy che solo il giudice può concedere.
Quindi è importante mantenere viva sempre la speranza e coltivare il rapporto umano che si instaura con le forze dell’ordine al fine di poter contare, quando sarà necessario, su un loro puntuale coinvolgimento>>.














giovedì 30 agosto 2018

Investigatore Privato in manette: Estorceva denaro ad un cliente con la complicità di un poliziotto

Estorce denaro ad un cliente con l'aiuto di un uomo delle forze dell'ordine, investigatore privato in manette



Sono rimasto colpito, ma non sorpreso da questa vicenda.
Spesso l'attività dell'investigatore privato è considerata paritetica a quello che può svolgere un funzionario di polizia, così non è. 
In effetti alcune operazioni investigative sono simili a quelle svolte dalla Polizia o dai Carabinieri, come ad esempio le Indagini Tipiche, ovvero quelle espressamente previste dal codice di procedura penale, o le Indagini Atipiche, ovvero quelle non previste dal codice di procedura penale quali ad esempio il pedinamento, l’appostamento, ecc.
Quello che non può svolgere l'investigatore privato è ad esempio la ricerca e la raccolta di informazioni reperite tramite la consultazione abusiva delle banca dati in uso esclusivo alle forze dell'ordine.
In questo blog ho più volte precisato che il buon senso deve farla da padrone - prima di rivolgersi ad un investigatore privato - il cliente deve informarsi anche attraverso il web ed eseguire una attenta ricerca per documentarsi su ciò che potrà fare quel professionista per aiutarlo senza finire nei guai.
Ma i guai arrivano sempre perché le richieste che vengono fatte agli investigatori privati sono per lo più quelle legate alle intercettazioni, agli SDI, ai tabulati telefonici, alle intercettazioni di whatsapp, e via dicendo - in questa giungla di disinformazione e disperazione c'è sempre qualcuno pronto ad accontentarvi. 
Il disonesto si nasconde e si trincera dietro ogni categoria professionale, è come un avvoltoio, pronto a lucrare sulle disavventure altrui.
I miei consigli? 
  • Diffidate dai prezzi troppo bassi o troppo alti;
  • Diffidate da chi è sempre pronto ad esaudire le vostre richieste senza alcuna remore;
  • Diffidate da chi vi offre "scorciatoie" perché il più delle volte diventano strade lunghe e tortuose;
  • Diffidate da chi vi offre servizi illegali - di per se - è un delinquente pronto a tutto;
  • Diffidate da chi privo di licenza prefettizia svolge abusivamente l'attività di investigatore privato perché è un arraffone privo delle competenze indispensabili per soddisfare le vostre aspettative.
La professione di investigatore privato Roma è ormai svolta da molti soggetti, solo a Roma ci sono circa 385 investigatori privati autorizzati - una attività questa - che richiede strumenti e conoscenza, ma... l'intuito, la prontezza, l'improvvisazione, la precisione, la deduzione, il talento, il coraggio, l'umiltà, la pazienza, e la sensibilità, sono ai me, qualità che non si insegnano nei banchi di scuola; o ce l'hai on ce l'hai.



L'ARTICOLO

Indagine lampo della Squadra Mobile di Modena e del Commissariato di Sassuolo, che hanno arrestato il detective di una nota agenzia modenese e indagato un operatore di un corpo delle forze dell'ordine locali per accesso abusivo a dati informatici



Potrebbe interessarti: http://www.modenatoday.it/cronaca/arresto-estorsione-investigatore-privato-modena-luglio-2018.html
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Si è conclusa in appena due settimane una importante operazione di polizia che ha portato nei giorni scorsi all'arresto di un 49enne che svolge l'attività di investigatore privato attraverso la sua agenzia situata a Modena, non chè alla denuncia di un esponente delle forze dell'ordine modenesi, considerato la "talpa" che passava le informazioni al detective. Tutto è nato dalla denuncia di un quarantenne di Sassuolo, che svolge l'attività di consulente fiscale e il quale nel giugno scorso si era rivolto all'investigatore privato a seguito di una vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto.
Il consulente, infatti, era stato denunciato da alcuni suoi clienti per questioni lavorative e per prepararsi al meglio all'eventuale processo che lo attendeva ha scelto di affidare all'agenzia privata delle investigazioni difensive. Una pratica comune per chi decide di tutelarsi legalmente sotto tutti i profili, ma che si è rivelata un boomerang. L'atteggiamento dell'investigatore privato si è infatti subito rivelato prevaricante, facendo capire al suo cliente che era in possesso di informazioni sensibili che sarebbero state molto utili, grazie ai suoi contatti con gli ambienti delle forze dell'ordine e con le alte sfere dello Stato.
A riprova della sua "competenza", il detective ha mostrato al consulente alcuni dati circa la sua persona, consegnando tabulati stampati e addirittura facendo ascoltare una registrazione audio privata tra il sassolese e i suoi oppositori nella vicenda giudiziaria. Tutti elementi cui soltanto chi fa parte delle forze dell'ordine può avere accesso, in quanto contenuti nella banca dati SDI in uso ai quattro Corpi dello Stato. A questa dimostrazione ha fatto seguito una richiesta di denaro ben precisa: 18mila euro per pagare i "servizi" del suo contatto in divisa e altri 12 che l'investigatore reclamava per sè stesso.
Il consulente ha voluto approfondire la questione, fiutando di trovarsi ormai in una posizione scomoda, e ha portato con sè il suo avvocato a alcuni amici, per i quali il detective è riuscito a fornire altrettante informazioni sensibili e riservate - come si è ricostruito in seguito - proprio grazie alla "talpa" che verificava i nominativi dal pc del proprio ufficio. Le richieste di denaro si sono fatte sempre più pressanti e si sono trasformate in minacce non più tanto velate da parte del 49enne, che era riuscito già a incassare una prima tranche di 10mila euro.

 
A questo punto la vittima ha deciso di denunciare quanto accaduto al Commissariato di Polizia di Sassuolo, facendo così scattare le indagini. Come sovente accade, gli agenti hanno organizzato una nuova consegna di denaro, avvenuta in un parcheggio della città, a seguito della quale sono scattate le manette per il detective. L'uomo aveva appena ritirato una mazzetta da 4.000 euro, ma al momento di salire in auto è stato ammanettato e poi scortato agli arresti domiciliari su indicazione dell'Autorità Giudiziaria, con l'accusa di estorsione.
Nel frattempo è in fase di definizione la posizione dell'esponente delle forze dell'ordine - la cui appartenenza rimane riservata - ma che è già stato individuato proprio verificando quali account avevano tratto informazioni circa le vittima dell'estorsione e i suoi conoscenti. L'uomo è indagato per estorsione in concorso e per accesso abusivo a dati informatici: se però dovesse essere certificato anche il passaggio di denaro tra lui e l'investigatore privato, allora scatterebbe l'accusa di corruzione.
Fonte: http://www.modenatoday.it/cronaca/arresto-estorsione-investigatore-privato-modena-luglio-2018.html




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venerdì 24 agosto 2018

Investigatore privato aggredito: quella del detective una vita difficile


Qualche giorno fa un investigatore privato che opera nella provincia di Avellino è finito in pronto soccorso a causa di una aggressione subita mentre agiva legittimamente nel tentativo di escutere informazioni ed accertare le circostanze di un avvenimento che riguardava un indagine in ambito assicurativo. 

Non è la prima volta e non sarà neanche l’ultima. Troppi gli investigatori privati vittime di aggressioni o di episodi turbolenti il più delle volte non denunciati alle autorità per paura di ritorsioni; situazioni che mettono a repentaglio la loro incolumità fisica e legale, soprattutto nell’adempimento delle indagini in ambito privato e per la difesa penale.
Sfortunatamente la mia categoria, ovvero quella degli investigatori privati è ancora considerata borderline. 

Una attività disciplinata in Italia nel 1926 con una specifica normativa contenuta nel T.U.L.P.S. (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) che malgrado l’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale (1998), con il quale l'investigatore diventa un consulente tecnico della difesa, l’avvento del D.P.R.153/2018 dove viene riconosciuto all’investigatore privato il ruolo di "professionista della sicurezza privata” e l’introduzione del D.M. 269/2010 - ad oggi, dopo quasi un secolo - non è stata ancora riconosciuta come vera e propria professione, tanto da non essere inquadrata in alcun un ordine professionale.

Da parte del governo nulla è stato fatto per creare un albo in grado di svolgere funzioni disciplinari e di tutela per quella che è a tutti gli effetti una palese attività professionale e non un semplice mestiere.

Ad oggi gli investigatori privati sono lavoratori autonomi che nello svolgere un'attività di tipo intellettuale, attraversano una crisi drammatica dovuta non solo dal crollo economico del paese, ma dal contesto di mercato e di regole, in cui essi sono attualmente collocati.

Per maggiore chiarezza, ciò che metto personalmente in discussione non sono le competenze professionali o la capacità del singolo “professionista” di gestire gli aspetti legali, amministrativi e tecnici del proprio lavoro, (sebbene la competenza e la professionalità richieda un continuo aggiornamento e non sporadico), ma la presenza, più in generale, di regole troppo farraginose e complesse, tali da rendere eccezionalmente complicato lo svolgimento e la gestione dell’attività, con totale assenza di norme che agevolano o migliorano lo svolgimento delle indagini.

Troppi oneri e pochi, pochissimi vantaggi. L’investigatore privato paga e subisce sempre! Nonostante l’introduzione del decreto ministeriale D.M. 269/2010, nulla è cambiato per i detective privati che oltre a pagare cospicue fidejussioni alle prefetture di competenza, devono affrontare continui adeguamenti strutturali e legali delle proprie agenzie investigative. 

A complicare la situazione adesso è il nuovo regolamento europeo sulla privacy, il fantomatico GDPR (Regolamento Generale Protezione Dati Personali) che ha dato il via a una miriade di libere decodificazioni e di congetture che hanno ulteriormente disorientato il professionista creando la libera interpretazione di norme che, per la categoria degli investigatori privati, devono essere attuate alla lettera.

Che dire?
  •  senza porto d’armi;
  • privo di un tesserino di riconoscimento rilasciato dallo stato;
  • senza la possibilità di poter richiedere online le targhe dei veicoli appartenenti ad un nominativo;
  • senza la possibilità di poter ricevere incarichi professionali online o comunque fuori dai propri uffici;
  • pur avendo una licenza di “polizia” sprovvisto di ogni autorizzazioni necessaria per accedere alle banche dati dello stato; 
  • obbligato in alcune circostanze a rende noto agli indagati, circa la propria identità, la propria professione e le finalità del suo operato anche se ciò comporti rischi per la sua incolumità o renda impossibile l’esercizio della funzione;

L’investigatore privato vive la sua vita professionale camminando su un filo di rasoio molto affilato e contando sulle personali abilità che lo aiutano a fronteggiare le mancanze e le attenzioni che invece meriterebbe in quanto una attività volta a far valere e difendere un proprio diritto in sede giudiziaria.


MUGNANO. Medico aggredisce investigatore privato: “Ecco cosa è accaduto”
La vittima è l’investigatore privato S.D. - Quest’ultimo sarebbe stato aggredito da un medico del posto mentre cercava di effettuare i rilievi di rito in merito ad un rimborso assicurativo. L’agenzia investigativa dell’investigatore aggredito precisa: “Dopo aver bussato alla porta del medico per affrontare con lui le questioni inerenti la richiesta di risarcimento, il detective S.D. è stato dapprima aggredito verbalmente e poi fisicamente, con calci e con un pugno alla tempia. La vittima ha successivamente avvertito i Carabinieri al fine di identificare la persona, ma il professionista si è barricato all’interno dello studio senza uscire”. L’aggredito ha fatto ricorso alle cure del pronto soccorso di Avellino. Per lui è stata diagnosticata una prognosi di dieci giorni. S.D., inoltre, ha sporto denuncia presso la Procura della Repubblica di Avellino. L’agenzia investigativa “esprime forte preoccupazione per la categoria relativamente alle indagini anti frode per conto delle compagnie di assicurazioni. Questo istituto di investigazioni, regolarmente autorizzato con legge dello Stato non può non disapprovare con energica e indignata fermezza il comportamento manifestato dal professionista di Mugnano del Cardinale. Pertanto, ho chiesto all’autorità giudiziaria un incisivo intervento, adottando i provvedimenti del caso per valutare i comportamenti sotto il profilo penale. In Campania ci sono oltre 175 titolari di istituti di investigazioni. Siamo a rischio tutti i giorni anche nelle attività di pedinamento”.


Fonte - http://www.mandamentonotizie.it/mugnano-medico-aggredisce-investigatore-damore-ecco-cosa-e-accaduto/

martedì 21 agosto 2018

Se l'ex coniuge ha un altro partner perde l'assegno di mantenimento

Svolgendo l'attività di investigatore privato Roma da oltre vent'anni, mi capita spesso di dover eseguire investigazioni private finalizzate alla modifica o alla revoca dell'assegno di mantenimento.
Il mio compito è quello di accertare se la persona che percepisce l'assegno di mantenimento svolga una attività lavorativa non dichiarata in sede di separazione o che abbia intrapreso una relazione more uxorio con un altra persona -viceversa- verifico se la persona condannata a versare l'assegno di mantenimento abbia facoltà economiche maggiori da quelle dichiarate in tribunale.
Questa sentenza stravolge in parte il concetto di convivenza more uxorio stabile e duratura, una relazione sentimentale costituita di fatto per creare una nuova famiglia.
Ho letto l'ordinanza emessa dal Presidente delegato Dott.ssa Donatella Montanari e ho notato come nello specifico caso vi siano elementi importanti (figli, redditi e altro) che possano aver influenzato la decisione del presidente - come spesso ricordo ai miei clienti - ogni caso fa giurisprudenza!

L'ex moglie ha un compagno? Stop all'assegno di mantenimento

Il marito non deve più corrispondere l’assegno di mantenimento alla moglie che ha intrapreso una nuova relazione sentimentale, anche se non convive con il nuovo partner ed è priva di attività lavorativa. Così ha deciso il Presidente delegato del Tribunale di Como, in via provvisoria e urgente, con la recente ordinanza del 12 aprile 2018. Ordinanza emessa a conclusione della primissima fase di un divorzio giudiziale – quando generalmente vengono confermate le condizioni della separazione – che ha sin da subito esonerato il marito dal dover corrispondere alla moglie, quasi ex, l’assegno stabilito in separazione.

La donna in questione, già madre di due figli maggiorenni con lei conviventi, aveva avuto il terzo figlio dal nuovo partner con il quale non aveva instaurato alcuna convivenza. Decisione assunta dalla moglie, forse, proprio per non perdere l’assegno di mantenimento che le era stato riconosciuto in sede di separazione e del quale chiedeva la conferma in sede divorzile. Fino a poco tempo fa, infatti, al fine di essere esonerati dal pagamento dell’assegno, era necessario che il coniuge obbligato dimostrasse in giudizio la creazione da parte dell’ex coniuge di una nuova famiglia di fatto, stabile e duratura, e che questa convivenza incidesse “realmente e concretamente sulla situazione economica dell’ex coniuge risolvendosi in una fonte effettiva di reddito”.

Il Presidente del Tribunale di Como ha però ritenuto che le conseguenze economiche derivanti dalle scelte di vita della donna, nello specifico quella di intraprendere una nuova relazione sentimentale (seppur priva del requisito della convivenza) e quella di avere un figlio (scelta che aveva certamente inciso in termini di difficoltà di reperimento di una occupazione lavorativa), non potessero ricadere sul futuro ex coniuge.Infatti non è la mera coabitazione a provare la solidità del rapporto ma, al contrario, è l’esistenza effettiva di un nuovo legame, stabile e duraturo, a determinare la cessazione della corresponsione dell’assegno di mantenimento.

Nello stesso senso, con decreto pubblicato il 21 maggio 2018,  si è pronunciato anche il Tribunale di Ancona il quale – in una causa di modifica delle condizioni di divorzio  e sulla base delle stesse motivazioni del Tribunale di Como –, ha ritenuto di dover revocare l’assegno stabilito in favore della ex moglie.
In questo caso, a fondare la decisione del Tribunale sono state le numerose foto depositate dal marito (tratte dai social network), che dimostravano l’inequivocabile intensità del rapporto tra la ex moglie e il nuovo partner, i periodi di vacanza trascorsi insieme “a nulla rilevando le modalità di ripartizione tra essi delle spese di vacanza”, e la relazione investigativa dalla quale emergeva l’assiduità della frequentazione (seppur priva del requisito della convivenza).
Dunque, costruire  una nuova famiglia – nell’accezione moderna del termine – non è un obbligo, ma una decisione libera e consapevole che ha risvolti pratici e conseguenze giuridiche ben precise. Ecco quindi che, anche in queste pronunce, i  Tribunali – nel solco tracciato dalla Corte di Cassazione nella discussa sentenza Grilli del maggio 2017 sull’assegno divorzile – continuano a valorizzare il principio della autoresponsabilità economica dei coniugi: “la formazione di una famiglia di fatto costituisce espressione di una scelta di vita esistenziale e consapevole, con assunzione del rischio della cessazione del rapporto, rescindendo ogni collegamento con il tenore e il modello di vita legati al coniugio”.


Fonte: http://www.repubblica.it/economia/diritti-e-consumi/famiglia/2018/07/06/news/l_ex_moglie_ha_un_compagno_stop_all_assegno_di_mantenimento-199534935/

lunedì 20 agosto 2018

Separazione: Addebito a chi intrattiene relazioni virtuali in rete


Tutto iniziò con la chat Mirk, ma la cosa era ancora molto circoscritta, poi con l'avvento dei social network e soprattutto di facebook il collasso - è un dato di fatto - da quando  è nato internet l'infedeltà coniugale è aumentata verticosamente. Grazie alla facilità con cui si può relazionarsi con altre persone, sparse in tutto il mondo, il web è divenuto il mezzo prediletto per uomini e donne in cerca di relazioni sentimentali, avventure, amicizie e sesso - la rete ha difatto sostituito - la vita reale.
Non serve certo un investigatore privato per comprendere che un tradimento è tale quando si istaura una relazione sentimentale extraconiugale con un altro soggetto; ciò vale anche per quelle relazioni virtuali.
La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito come l'infedeltà sul web sia pienamente punibile, dichiarando inammissibile il ricorso di un uomo infedele in considerazione all'assegno di mantenimento da corrispondere alla moglie.

La decisione della Cassazione

L'uomo, dopo aver intrapreso diverse relazioni extraconiugali, è arrivato fino alla Cassazione per tentare di annullare le rivalse della propria moglie.
La Corte d'Appello lo aveva di fatti condannato a risarcire la propria moglie con un assegno di 600 Euro al mese, in quanto riconosciuto colpevole di tradimento online.
L'uomo aveva invece richiesto che fosse la moglie a riconoscergli un assegno in quanto aveva abbandonato il tetto coniugale dopo essere venuta a conoscenza dell'infedeltà perpretata dal marito.
Gli ermellini, però, hanno invece escluso la violazione dell'obbligo di coabitazione, mentre hanno ritenuto valida l'accusa di violazione dell'obbligo di fedeltà a danno della donna.


Secondo i giudici, l'uomo era intento nella ricerca di relazioni fuori dal matrimonio tramite internet e questo è stato ritenuto sufficiente a condannarlo. "Questa circostanza è ritenuta fattivamente idonea nella compromissione della fiducia tra moglie e marito provocando l'insorgenza di una crisi matrimoniale che ha causato in nessocausale della separazione".

A conti fatti, la Suprema Corte ha respinto ogni richiesta avanzata dal marito avvallando le conclusioni espresse dalla Corte d'Appello. Ora il soggetto della vicenda sarà costretto a versare 600 Euro al mese all'ex moglie come diritto di separazione.

La violazione dell'obbligo di fedeltà

Ciò che più si evidenzia in questa sentenza è la palese violazione dell'obbligo di fedeltà che prevale su quella dell'abbandono del tetto coniugale.
L'uomo, per difendersi, ha sempre cercato di ridimensionare la sua condotta, cercando di convincere i giudici che si trattasse meramente di contatti virtuali.

Marito tradito compra una pagina del Corriere per "sputtanare" la moglie fedifraga

 
Nella mia attività di investigatore privato Roma mi confronto spesso con realtà differenti e con le richieste più sparate finalizzate il più delle volte a conoscere la realtà di fatti e circostanze che riguardano l'intimo privato.
Parlando di infedeltà coniugali non posso non pensare alle migliaglia di persone che ho assistito durante la mia lunga carriera di investigatore privato; difficilmente scorderò i volti di quei tanti uomini e donne che venuti a conoscenza dell'infedeltà coniugale condotta dai propri compagni, hanno reagito piangendo, strillando ed inveendo contro di essi, ma ciò che non scorderò mai è il sorriso di quell'uomo, piccolo di statura e dallo sguardo impavido...che, caduto nello sconforto più amaro, già tramava la sua vendetta.

Di seguito riporto la lettera pubblicata a proprie spese da tale "Enzo" (che non è il mio cliente) nel Corriere della Sera - Roma, ad aprile 2018.
Compra una pagina del Corriere per smascherare la moglie infedele
Il mio apprezzamento va alla genuinità di questa persona, ferita e forse ancora innamorata. 
Ti auguro una vita più felice, chissà, magari in compagnia di una donna migliore di quella che hai lasciato. 
Buona vita!




“Amore mio, per te farei di tutto, lo sai. E tu invece ti faresti tutti”.

“Lucia è il tuo nome e per anni hai portato la luce nella mia vita, ma non conoscevo le tue ombre. E da quando ti ho visto con lui che ti baciavi davanti a quella diavolo di pasticceria, la nostra preferita, è arrivato solo il buio. Mia moglie e un altro uomo avvinghiati dentro una macchina, come amanti in incognito”.

“Ma invece di dirtelo subito ho indagato. E in un mese, 31 giorni per l’esattezza, ho scoperto che c’era dell’altro ancora. E soprattutto degli altri. I martedì con le amiche a cena avevano un fuori menù speciale, diciamo, perché non erano che uno squallido teatrino di amanti. Tu e i tuoi “amici”… Molto bene, e allora racconto tutto.

Come quel viaggio che ti ho spinto a fare io perché eri stressata per il lavoro. Hai preso un aereo da sola “per raggiungere le amiche di Roma” dicevi, quelle che non conoscevo, con agganci per la vacanza low cost in Egitto… e io scemo a crederti. Era solo il primo dei tuoi tradimenti. Te l’ha pagata l’avvocato quella ragazza. Come ho fatto a non capire? Non sapevo che ti piacessero i ricchi. E infatti mi sa che ti piacciono tutti, dalle foto che c’erano nel tuo computer.

Sì, ti ho frugato nel computer. E ho scoperto del personal trainer. E della settimana di lavoro a Milano, che in realtà era solo una “romantica” avventura con real_macho, quel tizio con cui chattavi. (Ma che nome è? Ma che persona sei tu? Immagino che insieme avrete vissuto tutte le sfumature dell’amore, dei sapori…) Ma la cosa peggiore, Lucia, è la becera storia che ti stai facendo ora, con tu sai chi. Vedo che ti sei trovata bene con i miei colleghi, se vuoi te ne presento altri”.

Il nostro matrimonio è finito. Ti lascio. Ma non immaginarci qui soli io e la mia ossessione di te che mi hai tradito con tutto il mondo. Io non tornerò indietro. Hai sbagliato tu e non mi vergogno a raccontare a tutta Italia la vita segreta della mia mogliettina perfetta. Anzi, ho persino aperto una pagina facebook.com/tuoexmarito
Io e te ci vediamo in tribunale

Il tuo ex marito,
Enzo




Scambi di coppia finiti male in un club privè del milanese

 Milano | Vogliono fare sesso con le loro mogli, finisce malissimo: mariti accoltellati
Nella notte del 12 aprile 2018, tre persone sono state ferite da fendenti fortunatamente non letali.
L'aggressione è avvenuta a Milano, presso il club privato Bizarre, sito in via Ripamonti.
Il fatto a destato molte preoccupazioni per i residenti del quartiere tanto da far scattare il ritiro della licenza per la durata di trnta giorni, intimata dal questore di Milano  al titolare del club privè.

Il questore a ribatitoto che, al fine di scongiurare nuovi ed eventuali episodi di violenza presso il predetto locale che potrebbero arrecare disagio e preoccupazione per la sicurezza dei cittadini, ha adottato la misura di sospensione immediata ai danni del club.
Milano | Vogliono fare sesso con le loro mogli, finisce malissimo: mariti accoltellati

Non accettano il rifiuto delle donne e quindi accoltellano i mariti

Nel frattempo gli inquirenti hanno fatto chiarezza sull'accaduto, accertando che la rissa avvenuta nel club privè ha interessato due uomini single e due mariti accompagnati delle rispettive mogli.
Secondo quanto emerso dalle indagini, i due singole avrebbero fatto avance alle due donne pretendendo un rapporto sessuale con loro, ma le stesse non avrebbero accettato la proposta, successivamente i mariti sono intervenuti per proteggerle.

Quindi dalle parole si è passati subito ai fatti e dopo uno scambio di schieffi e pugni i due soggetti single hanno abandonato il locale per ritornarci qualche ora dopo armati di coltelli.  Di li a poco hanno atteso i due mariti fuori dal locale e atteso la loro uscita per aggredirli a colpi di coltello. Nella colluttazione è stato ferito anche un dipendente del locale intervenuto per sedare la rissa.



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Investigazioni lampo

Uno dei due assalitori sarebbe già stato identificato e rintracciato presso la propria abitazione casa situata a sud di Milano. Si ricerca ancora il complice. Le indagini, assegnate alla squadra mobile di Milano, sono state condotte in maniera celere, recuperando informazioni preziose dalle immagini di videosorveglianza e dalle testimonianze raccolte sul luogo dell'aggressione.


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