giovedì 18 ottobre 2018

Chi l’ha visto?: l’investigatore privato alla ricerca delle persone scomparse



Dov’è? Perché non torna? Sarà ancora vivo? Sono queste le domande che il più delle volte affliggono tutte le persone che hanno avuto la maledizione di non vedere più tornare in casa il proprio figlio, compagno, amico o congiunto.
Gli scomparsi in Italia sono tanti – troppi - una moltitudine di persone che, in un giorno come altri, hanno fatto perdere in men che non si dica ogni traccia di essi - svaniti nel nulla senza dare più alcuna notizia – persone che dal giorno della loro scomparsa pare abbiano intrapreso un viaggio lungo ed interminabile nei bassifondi delle loro vite, luoghi ignoti da cui non sono ancora tornati. Delle volte lasciano qualche indizio, a volte il nulla assoluto.
Fantasmi mai dimenticati. Persone che hanno lasciato dietro di sé storie di vita quotidiana, delusioni e successi, amori e solitudine, tristezza e felicità…poi un vuoto incolmabile.
Ne abbiamo parlato con Giuseppe Tiralongo, un professionista che da più di vent’anni si occupa di persone scomparse attraverso la propria attività di investigatore privato.
<< È curioso. Tra gli “scomparsi” ci sono più uomini che donne. È difficile tracciare un identikit dello scomparso perché esso è composto da bambini, adulti ed anziani, di ogni classe e ceto sociale, tra di essi primeggiano i casi degli allontanamenti volontari, poi seguono quelli dovuti a conseguenze di malattie mentali ed in fine quelli avvenuti per colpa di un crimine.
Le persone che spontaneamente decidono di scomparire, lo fanno con il preciso intento di cambiare la propria vita. C’è chi si trasferisce in altri paesi e c’è chi per vari motivi, decide di cessare ogni rapporto con la società e nella completa indifferenza, sopravvive come un barbone ai margini delle strade cittadine.  Poi ci sono i malati mentali, gli anziani e i bambini, soggetti che il più delle volte escono di casa perdendo il senso dell’orientamento.
La situazione si complica quando alla scomparsa è legata una vicenda dai risvolti penali più o meno gravi, una circostanza questa che rende le indagini molto più complesse; persone scomparse per via di negligenze varie (vedi il caso di Daniele Potenzoni scomparso dalla stazione Termini di Roma il Giugno del 2015), rapite da organizzazioni malavitose, sequestrate dai un genitori o da uno stalker, altre recluse a seguito di manipolazioni psicologiche. >>
Come si svolge un indagine per trovare una persona scomparsa?
<<Dalla mia personale esperienza professionale posso asserire come, l’intervento dell’investigatore privato sia generalmente richiesto al termine delle indagini di polizia o carabinieri, solo quando purtroppo nulla si è potuto per ritrovare lo scomparso. 
Con questo non voglio in alcun modo denigrare il lavoro delle forze dell’ordine al contrario, il loro intervento è essenziale e permette a noi investigatori privati di poter lavorare con materiale prezioso ed intraprendere così un indagine con una diversa chiave di lettura. 
I vantaggi che ha un investigatore privato sono pochi o nulli a parte quello di non essere un pubblico ufficiale - proprio per questo - si ha a la liberta di impiegare moltissimo tempo per poter intraprende tutte le investigazioni necessarie e la possibilità di ricevere confidenze ed informazioni che nessuno farebbe ad un poliziotto. Un buon investigatore privato deve seguire tutte le piste possibili, anche quelle che sono meno plausibili al fine di non escludere alcuna possibile svolta alle indagini; dico sempre che “dove c’è fumo c’è fuoco”.
Tornando alla domanda, il primo passo che faccio è quello di studiare il fascicolo delle indagini condotte da Polizia e Carabinieri, ripercorrendo in ordine cronologico tutti gli sviluppi delle loro investigazioni - se sono fortunato - posso trovare i verbali dei sopralluoghi, i tabulati telefonici, i movimenti di carte di credito e bancomat, eventuali segnalazioni anonime, i verbali dei test ed altro ancora. 
Fondamentale è anche indagare sulla vita privata della persona scomparsa, quindi mi metto alla ricerca di indizi che potrebbero emergere nella quotidianità, indagando negli ambienti di lavoro, nelle frequentazioni, tra le amicizie e le relazioni sentimentali – tentando di portare alla luce un segreto, una stranezza che possa condurmi ad una nuova pista.
La parte che in genere prediligo è quella dell’escussione di testimoni che potrebbero riferire cose viste e mai dette, questa fase di indagine è molto delicata, bisogna avere esperienza e delle volte tanta fortuna. 
Quando un test mi racconta un “fatto” dopo averlo esposto la prima volta alla polizia o comunque in un contesto giudiziario di forte stress, è scontato come lo stesso tenda il più delle volte a ripercorrere la prima esposizione piuttosto che rievocare nuovamente i ricordi diretti di quella determinata vicenda vissuta. Questo automatismo si intensifica con il passare del tempo e alla fine accade che il più delle volte la persona intervistata non ricordi più i fatti di qui si è reso testimone ma solamente “il ricordo del primo racconto”. L’obbiettivo è quello di recuperare dettagli che magari gli erano sfuggiti alla prima occasione, particolari che spesso non sono per lui rilevanti ma che potrebbero esserlo per gli addetti ai lavori. 
Per tentare di ricevere nuove informazioni devo necessariamente liberare la persona intervistata dal ricordo del suo primo racconto per riportarla gradualmente alla memoria dei fatti storici.

Per rendere più produttiva l’escussione di un test è per me fondamentale condurre il colloquio il più informale possibile, tenendo il soggetto intervistato al corrente delle mie intenzioni investigative, improntando un dialogo cordiale e confidenziale.
Invito loro a dimenticare nei limiti del possibile quanto già raccontato ai carabinieri o alla polizia spronandoli ad esporre i fatti come se fosse la prima volta, magari allargando la visuale dei ricordi al fine di non restare vincolati a quelli già riferiti alle autorità di P.S.>>

Cosa consiglieresti di fare a chi non ha ancora trovato il proprio caro?

<<Il mio ruolo non è certo quello di dispensare consigli ma di cercare strade nuove per poter intraprendere ulteriori ricerche, evitare l’archiviazione del caso o favorirne la riapertura dello stesso; Senza l’intervento diretto della polizia o dei carabinieri è difficile proseguire le indagini, il più delle volte si ha necessità di acquisire informazioni tutelate dalla privacy che solo il giudice può concedere.
Quindi è importante mantenere viva sempre la speranza e coltivare il rapporto umano che si instaura con le forze dell’ordine al fine di poter contare, quando sarà necessario, su un loro puntuale coinvolgimento>>.