Dov’è? Perché non torna? Sarà ancora vivo? Sono queste le
domande che il più delle volte affliggono tutte le persone che hanno avuto la
maledizione di non vedere più tornare in casa il proprio figlio, compagno,
amico o congiunto.
Gli scomparsi in
Italia sono tanti – troppi - una moltitudine di persone che, in un giorno
come altri, hanno fatto perdere in
men che non si dica ogni traccia di essi - svaniti
nel nulla senza dare più alcuna notizia – persone che dal giorno della loro
scomparsa pare abbiano intrapreso un viaggio lungo ed interminabile nei
bassifondi delle loro vite, luoghi ignoti da cui non sono ancora tornati. Delle
volte lasciano qualche indizio, a volte il nulla assoluto.
Fantasmi mai dimenticati. Persone che hanno lasciato dietro
di sé storie di vita quotidiana, delusioni e successi, amori e solitudine, tristezza
e felicità…poi un vuoto incolmabile.
Ne
abbiamo parlato con Giuseppe Tiralongo, un professionista che da più di
vent’anni si occupa di persone scomparse
attraverso la propria attività di
investigatore privato.
<<
È curioso. Tra gli “scomparsi” ci sono più uomini che donne. È difficile
tracciare un identikit dello scomparso perché esso è composto da bambini, adulti
ed anziani, di ogni classe e ceto sociale, tra di essi primeggiano i casi degli allontanamenti volontari, poi seguono
quelli dovuti a conseguenze di malattie mentali ed in fine quelli avvenuti per
colpa di un crimine.
Le
persone che spontaneamente decidono di scomparire,
lo fanno con il preciso intento di cambiare la propria vita. C’è chi si
trasferisce in altri paesi e c’è chi per vari motivi, decide di cessare ogni
rapporto con la società e nella completa indifferenza, sopravvive come un
barbone ai margini delle strade cittadine.
Poi ci sono i malati mentali, gli anziani e i bambini, soggetti che il
più delle volte escono di casa perdendo il senso dell’orientamento.
La
situazione si complica quando alla
scomparsa è legata una vicenda dai risvolti penali più o meno gravi, una circostanza
questa che rende le indagini molto più complesse; persone scomparse per via di
negligenze varie (vedi il caso di Daniele Potenzoni scomparso dalla stazione
Termini di Roma il Giugno del 2015), rapite da organizzazioni malavitose,
sequestrate dai un genitori o da uno stalker, altre recluse a seguito di
manipolazioni psicologiche. >>
Come si svolge un indagine per trovare
una persona scomparsa?
<<Dalla
mia personale esperienza professionale posso asserire come, l’intervento dell’investigatore privato sia
generalmente richiesto al termine delle indagini di polizia o carabinieri, solo quando purtroppo nulla si è potuto
per ritrovare lo scomparso.
Con
questo non voglio in alcun modo denigrare il lavoro delle forze dell’ordine al
contrario, il loro intervento è essenziale e permette a noi investigatori
privati di poter lavorare con materiale prezioso ed intraprendere così un indagine con una diversa chiave di lettura.
I
vantaggi che ha un investigatore privato sono pochi o nulli a parte quello di non essere un pubblico ufficiale - proprio
per questo - si ha a la liberta di impiegare moltissimo tempo per poter
intraprende tutte le investigazioni necessarie e la possibilità di ricevere
confidenze ed informazioni che nessuno farebbe ad un poliziotto. Un buon investigatore privato deve seguire tutte le
piste possibili, anche quelle che sono meno plausibili al fine di non escludere
alcuna possibile svolta alle indagini; dico sempre che “dove c’è fumo c’è fuoco”.
Tornando
alla domanda, il primo passo che faccio è quello di studiare il fascicolo delle indagini condotte da Polizia e Carabinieri,
ripercorrendo in ordine cronologico tutti gli sviluppi delle loro investigazioni
- se sono fortunato - posso trovare i verbali dei sopralluoghi, i tabulati
telefonici, i movimenti di carte di credito e bancomat, eventuali segnalazioni
anonime, i verbali dei test ed altro ancora.
Fondamentale è anche indagare
sulla vita privata della persona scomparsa, quindi mi metto alla ricerca di
indizi che potrebbero emergere nella quotidianità, indagando negli ambienti di
lavoro, nelle frequentazioni, tra le amicizie e le relazioni sentimentali –
tentando di portare alla luce un segreto, una stranezza che possa condurmi ad
una nuova pista.
La
parte che in genere prediligo è quella dell’escussione di testimoni che
potrebbero riferire cose viste e mai
dette, questa fase di indagine è molto delicata,
bisogna avere esperienza e delle volte tanta fortuna.
Quando un
test mi racconta un “fatto” dopo averlo esposto la prima volta alla polizia o
comunque in un contesto giudiziario di forte stress, è scontato come lo stesso
tenda il più delle volte a ripercorrere la prima esposizione piuttosto che
rievocare nuovamente i ricordi diretti di quella determinata vicenda vissuta.
Questo automatismo si intensifica con il passare del tempo e alla fine accade
che il più delle volte la persona intervistata non ricordi più i fatti di qui
si è reso testimone ma solamente “il ricordo del primo racconto”. L’obbiettivo
è quello di recuperare dettagli che magari gli erano sfuggiti alla prima
occasione, particolari che spesso non sono per lui rilevanti ma che potrebbero
esserlo per gli addetti ai lavori.
Per tentare di ricevere nuove informazioni devo necessariamente
liberare la persona intervistata dal ricordo del suo primo racconto per
riportarla gradualmente alla memoria dei fatti storici.
Per rendere più produttiva l’escussione di un test è per me
fondamentale condurre il colloquio il più
informale possibile, tenendo il soggetto intervistato al corrente delle mie
intenzioni investigative, improntando un dialogo cordiale e confidenziale.
Invito loro a dimenticare nei limiti del possibile quanto già
raccontato ai carabinieri o alla polizia spronandoli ad esporre i fatti come se
fosse la prima volta, magari allargando la visuale dei ricordi al fine di non
restare vincolati a quelli già riferiti alle autorità di P.S.>>
Cosa
consiglieresti di fare a chi non ha ancora trovato il proprio caro?
<<Il mio ruolo non è certo quello di dispensare consigli ma
di cercare strade nuove per poter
intraprendere ulteriori ricerche, evitare l’archiviazione del caso o favorirne
la riapertura dello stesso; Senza l’intervento diretto della polizia o dei
carabinieri è difficile proseguire le indagini, il più delle volte si ha
necessità di acquisire informazioni tutelate dalla privacy che solo il giudice
può concedere.
Quindi è importante mantenere viva sempre la speranza e coltivare
il rapporto umano che si instaura con le forze dell’ordine al fine di poter contare,
quando sarà necessario, su un loro puntuale coinvolgimento>>.