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lunedì 20 agosto 2018

Marito tradito compra una pagina del Corriere per "sputtanare" la moglie fedifraga

 
Nella mia attività di investigatore privato Roma mi confronto spesso con realtà differenti e con le richieste più sparate finalizzate il più delle volte a conoscere la realtà di fatti e circostanze che riguardano l'intimo privato.
Parlando di infedeltà coniugali non posso non pensare alle migliaglia di persone che ho assistito durante la mia lunga carriera di investigatore privato; difficilmente scorderò i volti di quei tanti uomini e donne che venuti a conoscenza dell'infedeltà coniugale condotta dai propri compagni, hanno reagito piangendo, strillando ed inveendo contro di essi, ma ciò che non scorderò mai è il sorriso di quell'uomo, piccolo di statura e dallo sguardo impavido...che, caduto nello sconforto più amaro, già tramava la sua vendetta.

Di seguito riporto la lettera pubblicata a proprie spese da tale "Enzo" (che non è il mio cliente) nel Corriere della Sera - Roma, ad aprile 2018.
Compra una pagina del Corriere per smascherare la moglie infedele
Il mio apprezzamento va alla genuinità di questa persona, ferita e forse ancora innamorata. 
Ti auguro una vita più felice, chissà, magari in compagnia di una donna migliore di quella che hai lasciato. 
Buona vita!




“Amore mio, per te farei di tutto, lo sai. E tu invece ti faresti tutti”.

“Lucia è il tuo nome e per anni hai portato la luce nella mia vita, ma non conoscevo le tue ombre. E da quando ti ho visto con lui che ti baciavi davanti a quella diavolo di pasticceria, la nostra preferita, è arrivato solo il buio. Mia moglie e un altro uomo avvinghiati dentro una macchina, come amanti in incognito”.

“Ma invece di dirtelo subito ho indagato. E in un mese, 31 giorni per l’esattezza, ho scoperto che c’era dell’altro ancora. E soprattutto degli altri. I martedì con le amiche a cena avevano un fuori menù speciale, diciamo, perché non erano che uno squallido teatrino di amanti. Tu e i tuoi “amici”… Molto bene, e allora racconto tutto.

Come quel viaggio che ti ho spinto a fare io perché eri stressata per il lavoro. Hai preso un aereo da sola “per raggiungere le amiche di Roma” dicevi, quelle che non conoscevo, con agganci per la vacanza low cost in Egitto… e io scemo a crederti. Era solo il primo dei tuoi tradimenti. Te l’ha pagata l’avvocato quella ragazza. Come ho fatto a non capire? Non sapevo che ti piacessero i ricchi. E infatti mi sa che ti piacciono tutti, dalle foto che c’erano nel tuo computer.

Sì, ti ho frugato nel computer. E ho scoperto del personal trainer. E della settimana di lavoro a Milano, che in realtà era solo una “romantica” avventura con real_macho, quel tizio con cui chattavi. (Ma che nome è? Ma che persona sei tu? Immagino che insieme avrete vissuto tutte le sfumature dell’amore, dei sapori…) Ma la cosa peggiore, Lucia, è la becera storia che ti stai facendo ora, con tu sai chi. Vedo che ti sei trovata bene con i miei colleghi, se vuoi te ne presento altri”.

Il nostro matrimonio è finito. Ti lascio. Ma non immaginarci qui soli io e la mia ossessione di te che mi hai tradito con tutto il mondo. Io non tornerò indietro. Hai sbagliato tu e non mi vergogno a raccontare a tutta Italia la vita segreta della mia mogliettina perfetta. Anzi, ho persino aperto una pagina facebook.com/tuoexmarito
Io e te ci vediamo in tribunale

Il tuo ex marito,
Enzo




venerdì 18 settembre 2015

Figlia molestata ma padre deve risarcire famiglia stupratore

Una storia che ha dell’incredibile, una di quelle storie che fanno da confine, da linea di demarcazione, tra il giusto e l’ingiusto, tra la giustizia e la legge.
Accade a Faenza dove un professore, tale Enzo Foschini è stato condannato in Cassazione per le molestie ai danni di una sua alunna e sta scontando la pena di 3 anni di carcere. Accade che un padre, il Sig. Davide Zaccarelli, padre della fanciulla che anni dopo le molestie si è tolta la vita, ha perso la causa civile e ora dovrà risarcire la famiglia del molestatore.

Fonti giornalistiche rivelano che la figlia di Zaccarelli fu molestata dal suo docente nel 2007, quando aveva da poco compiuto 15 anni. Più tardi nel 2014 la giovane si è tolta la vita, mentre Enzo Foschini è stato condannato in Cassazione per il reato commesso. Nel frattempo però il padre, Davide Zaccarelli intentò una causa civile contro il molestatore e la sua famiglia, causa che ha perso e per cui è stato condannato a risarcire la famiglia del molestatore:

    “Il processo civile per il risarcimento del danno ha invece visto un giudice condannare il padre della ragazza a un risarcimento, nei confronti della famiglia del molestatore, di 40mila euro di spese processuali e morali. La sentenza è immediatamente esecutiva e Zaccarelli sta pagando con un quinto dello stipendio ma la madre di Foschini, attraverso un legale, ha chiesto 21mila euro entro 10 giorni, pena il pignoramento dei beni.

La condanna di Zaccarelli al risarcimento parte da un’indagine della Guardia di finanza secondo cui Enzo Foschini, per evitare di pagare la provvisionale per la condanna per molestie, avrebbe spostato somme di denaro nel conto di un parente (sembrerebbe la madre), Trasformando il suo stato economico in nulla tenente. In primo luogo un giudice dispose, dunque, il sequestro del conto del padre di Foschini. Poi però un altro giudice fece fare una perizia contabile, secondo cui non c’era prova che il denaro nel conto fosse effettivamente quello trasferito dal figlio. A quel punto i familiari di Foschini, ritenendosi danneggiati dal sequestro, pretesero il risarcimento del danno, accordato dal giudice, che ha dunque condannato Zaccarelli”.

Questa storia ha dell’incredibile, abbiamo una ragazza che impaurita si rivolge ai propri genitori confidandogli il dramma che la stava vivendo, dell’esistenza di un molestatore che approfittando del suo incarico professionale abusava di lei.
Abbiamo dall’altra parte una famiglia “per bene” che crede nelle istituzioni e nella giustizia e che forte di ciò intraprende una causa penale e civile che vedrà la giovane vittima del vile gesto protagonista di un percorso legale lungo e tortuoso. Posso lontanamente immaginare quale sofferenze, quali tensioni e disagio possa aver causato questa sventura nella giovane ragazza, che oggi non c’è più.

Una famiglia quella dei Zaccarelli che dovrà pagare a mio avviso un risarcimento del danno causato dall’adozione di una prassi giudiziaria a loro non imputabile, di una interpretazione della legge che fa in inorridire!
Mi chiedo a questo punto dove è la sensibilità e la comprensione di un genitore che, invece di implorare perdono per le meschine azioni condotte dal proprio figlio, arrivi a chiedere denaro per aver subito un danno imparagonabile a quello subito dalla famiglia Zaccarelli.

Mi vengono in mente le parole di un “tizio” che in una trasmissione televisiva che mi vedeva ospite, asseriva che la buona scuola doveva essere l’agenzia educativa principale e che assumere un investigatore privato a Roma era un azione che andava contro la tutela del minore.
Il Sig. Zaccarelli ha affidato la propria figlia alla buona scuola, fiducioso delle istituzioni scolastiche, ma, ai me è stato sfortunato come lo sono molte altre famiglie o ragazzine e ragazzini che per timore di subire ritorsioni non denunciano i loro docenti!

sabato 29 novembre 2014

Degrado, abusivismo edilizio e amianto....è un buon affare comprare casa?

Diversi giorni fa ho ricevuto un cliente il quale mi richiedeva un indagine che usciva fuori dalle classiche richieste che mi vengono rivolte quotidianamente presso la mia agenzia investigativa a Frascati .
Nello specifico il Sig. Mario, mi chiedeva di svolgere un indagine conoscitiva riguardante la zona dove lo stesso avrebbe voluto acquistare un immobile per viverci definitivamente.
A me è sembrata una richiesta legittima poiché il cliente aveva a mio avviso, tutto il diritto di conoscere gli aspetti che riguardassero il territorio da lui prescelto per stabilirsi, prima di acquistare casa.
Ho accettato l’incarico e da subito ho iniziato a svolgere accurati sopralluoghi nella zona prescelta, effettuando diversi appostamenti diurni e notturni, pattugliando attentamente ogni singola via e acquisendo informazioni sommarie circa fatti e circostanze che riguardassero il luogo.
L’esito dell’accertamento è stato un vero successo, un esperimento ben riuscito che ha permesso al Sig. Mario di decidere per il meglio ciò che avrebbe dovuto fare e a me di acquisire nuove esperienze.
La zona che interessava l’accertamento è un paese situato in località X, nelle vicinanze dei castelli romani, ottimamente collegata da autostrade di ultima generazione e ben servita dalle ferrovie dello stato.
Apparentemente sembrerebbe un luogo tranquillo e spensierato ma analizzando ogni aspetto del paese, sono emerse diverse problematiche che anno allarmato il cliente.

- Girando per le stradine del paese ho notato molte case di campagna recentemente ristrutturate e non, belle da vedere e molto caratteristiche che però portavano con se un particolare pericolosissimo e cioè AMIANTO.
Sappiamo tutti che l’amianto è innocuo se integro, ma  all’interno di una proprietà privata, difficilmente sarà possibile verificare l’integrità dei manufatti realizzati con eternit (vasche, tetti, pollai, recinti, capannoni etc…), teoricamente dovrebbero per legge, essere smaltiti dagli stessi proprietari e se così non fosse, lo stato, cioè il comune dovrebbe provvedere alla rimozione coatta e allo smaltimento, ma ad oggi nessuno ha fatto nulla e l’AMIANTO è ancora li!

- Ho notato che di frequente si avvistavano focolari di legnami, foglie ed altri materiali, accesi per lo più dagli stessi residenti e dai contadini. Questa cattiva abitudine è difficile da contrastare per via di leggi poco efficaci e comunque stando ai fatti, i fuochi emanavano cattivi odori ed invadevano di fumo interi colli, causando foschia ed aria irrespirabile.

- A circa 7 chilometri dal paese X, insiste un quartiere chiamato Y che è stato realizzato per lo più in maniera abusiva, da popolazioni rom che si sono stabilite definitivamente li.
Dalle informazioni assunte, sono venuto a conoscenza che alcuni di questi hanno acquistato dei terreni agricoli nel paese e che da poco, in alcuni lotti, stanno edificando case abusive.
Effettuando un attenta ricognizione nelle zone interessate, ho avuto modo di osservare cantieri a cielo aperto privi di ogni autorizzazione, con case mobili istallate nel mezzo dei terreni agricoli, abitate da persone rom.

- Per quanto riguarda il piano regolatore del paese X, fonti di ufficiali riferivano che ben presto gran parte delle campagne sarebbero state interessate da speculazioni edilizie di vario genere e che quindi l’urbanizzazione della zona avrebbe risentito di mancanze strutturali importanti (strade, scuole, servizi vari etc…).

- Nel paese X sono in aumento i furti e rapine in villa, recentemente in un paesino limitrofo,  un anziano è stato sequestrato e picchiato a morte.
Nelle villette di campagna i furti sono all'ordine del giorno, tanto che in una di essa avevo letto un cartello lasciato dal proprietario dell'immobile il quale riportava le seguenti parole "Siete già passati e non abbiamo più nulla".

- La strada che porta al paese (Via Prenestina) è frequentata per tutto il giorno da propstitute di varie etnie che attendono i loro clienti in strada, causando pericolose soste che spesso danno adito ad incidenti.
Oltretutto il degrado ambientale è ben visibile, spazzatura, amianto e mobili vari, costeggiano la strada fino alle porte del paese.

Consegnate le indagini al Sig. Mario, sono rimasto molto soddisfatto, lui stesso rimase stupito: "Uno va fuori Roma per stare tranquillo e respirare aria pulita... e invece?!".
Mai dare nulla per scontato!

Grazie
Investigazioni Roma

lunedì 30 giugno 2014

Come diventare un investigatore privato

Il settore delle investigazioni private è un ambito estremamente delicato, tratta circostanze e fatti che appartengono alla vita personale di ciascuno di noi, quindi la materia deve essere trattata in modo serio e professionale.

La mia attività di investigatore privato a Roma, iniziò nel lontano 1997, quando appena congedato dai paracadutisti della Folgore, iniziai a collaborare con rinomate agenzie investigative a Roma, impiegato nel più classico dei servizi, "il pedinamento".

La mia gavetta fu molto dura; sottoposto ad orari di servizio disumani, sottopagato e senza alcuna nozione tecnica, facevo esclusivamente affidamento nelle mie doti personali e all'addestramento ricevuto nei corpi speciali, cercando di apprendere il mestiere in maniera autonoma.

Successivamente inizia a frequentare dei corsi privati molto costosi che mi aiutavano a comprendere il mio settore professionale sotto ogni punto di vista (legale, tecnico, operativo, ecc...).

Oggi per diventare investigatori privati bisogna essere davvere pazienti e credere in ciò che si è scelto di fare. Il nuovo DL 269/2010 ha stravolto le regole del settore, dando maggiori specifiche la dove vi erano "buchi legislativi."

Come vedremo sono state introdotte delle regolamentazioni che distinguono chi può essere Investigatore Privato da chi non può esserlo (per una trattazione completa si legga il DM 269/10). Da un punto di vista psicologico, l’investigatore deve avere ottima capacità di comunicazione e di lettura della situazione e degli altri partendo da segnali minimi, un buon investigatore deve avere inoltre un’ottima flessibilità e capacità di reggere situazioni stressanti.

Il lavoro dell’investigatore privato Roma riguarda cittadini e aziende. L’Investigatore Privato si occupa della raccolta di informazioni di vario genere.

Di solito gli investigatori raccologono informazioni in caso di minacce, tradimenti del coniuge, lettere anonime e le forniscono al committente. Nel caso dell’attività che l’investigatore con l’azienda, solitamente si traggono informazioni sulla concorrenza sleale, sui temi della contraffazione e del controspionaggio industriale. (Scopri qui le 20 regole fondamentali per l’investigatore privato)

Il DM 269/10 ha distinto nettamente diverse figure:

- investigatore privato titolare d’istituto

- investigatore autorizzato dipendente

- informatore commerciale titolare d’istituto

- informatore autorizzato dipendente

Esiste dunque una procedura che consiste nell’apertura di una vera e propria agenzia investigativa, in questo articolo ci occuperemo invece per diventare investigatore privato dipendente. Come diventare un investigatore privato Per esercitare il ruolo di Investigatore Privato dipendente occorre superare alcuni step.

avere un diploma di scuola superiore aver fatto pratica per almeno 3 anni come Collaboratore per Incarichi Elementari dipendente di un investigatore privato titolare di agenzia autorizzato a lavorare in ambito civile da almeno cinque anni. La pratica come Collaboratore Incarichi Elementari deve essere continuativa e durare un minimo di 80 ore al mese.

Il Titolare dell’Agenzia dovrà testimoniare il successo del periodo di collaborazione Corso di Perfezionamento Universitario di carattere Teorico Pratico accreditato dal MIUR in ambito di Investigazioni Private o in alternativa è necessaria l’esperienza di almeno 5 anni di investigazioni in Polizia.

In bocca al lupo!!

mercoledì 25 giugno 2014

Investigatore e licenziamento

Il datore di lavoro può ingaggiare una agenzia investigativa per pedinare il dipendente se ha il fondato sospetto che questi non fruisca correttamente dei permessi della legge 104.     Inoltre, qualora dalle indagini investigative risulti che effettivamente il dipendente utilizzi i permessi per attività diverse da quelle consentite, il datore di lavoro può procedere legittimamente al licenziamento per giusta causa.
La legge vieta al datore di lavoro di spiare i dipendenti al fine di verificare qualità, produttività, moralità ecc...     Il controllo è invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale .
L'investigatore privato può, attraverso un lavoro di pedinamento e osservazioni dinamiche, riportare prove a sostegno della violazione del permesso della legge 104.
Il suo lavoro potrà essere quindi utilizzato in sede giudiziale, per le finalità previste dalla legge.

il datore di lavoro non può spiare i dipendenti al fine di verificare che adempiano gli obblighi previsti dal contratto di lavoro.

Il controllo è invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale
- See more at: http://www.laleggepertutti.it/52753_abuso-dei-permessi-legge-104-si-investigatore-e-licenziamento#sthash.zNf0bOXQ.dpuf
Il datore di lavoro può ingaggiare un investigatore privato per pedinare il dipendente se ha il fondato sospetto che questi non fruisca correttamente dei permessi della legge 104 [1].

Inoltre, qualora dalle indagini investigative risulti che effettivamente il dipendente utilizzi i permessi per attività diverse da quelle consentite, il datore di lavoro può procedere legittimamente al licenziamento per giusta causa.
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giovedì 22 maggio 2014

Cassazione: è diffamazione parlar male su Facebook anche senza fare nomi

Annullato il proscioglimento di un maresciallo della Gdf che sul proprio profilo aveva insultato un collega senza nominarlo. Perché si configuri il reato "è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia individuabile da parte di un numero limitato di persone, indipendentemente dalla indicazione nominativa"

ROMA - Chi parla male di una persona su Facebook, senza nominarla direttamente, ma indicando particolari che possano renderla identificabile, va incontro a una condanna per diffamazione. Lo si evince da una sentenza con cui la prima sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio l'assoluzione, pronunciata dalla Corte militare d'Appello di Roma, nei confronti di un maresciallo della Guardia di Finanza di San Miniato (Pisa) che, sul proprio profilo Fb, aveva usato espressioni diffamatorie nei confronti del collega che lo aveva sostituito in un incarico.

"Attualmente defenestrato a causa dell'arrivo di un collega raccomandato e leccaculo...ma me ne fotto per vendetta...." scriveva sul Facebook il maresciallo, condannato in primo grado a tre mesi di reclusione militare (con i doppi benefici) per diffamazione pluriaggravata, poi assolto dalla Corte militare d'appello di Roma dato l'anonimato delle offese sul social network che impediva, secondo i giudici, di arrivare al diretto interessato. Il procuratore generale militare aveva quindi impugnato la sentenza di secondo grado in Cassazione.

Ricorso che la Suprema Corte ha ritenuto fondato, disponendo un nuovo processo d'appello. "Ai fini dell'integrazione del reato di diffamazione - si legge nella sentenza depositata oggi - è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia individuabile da parte di un numero limitato di persone, indipendentemente dalla indicazione nominativa".

Osservano i giudici di 'Palazzaccio': "Il reato di diffamazione non richiede il dolo specifico, essendo sufficiente ai fini della sussistenza dell'elemento soggettivo della fattispecie la consapevolezza di pronunciare una frase lesiva dell'altrui reputazione e la volontà che la frase venga a conoscenza di più persone, anche soltanto due".

Ai fini di tale valutazione, conclude la Corte, "non può non tenersi conto dell'utilizzazione del social network, a nulla rilevando che non si tratti di strumento finalizzato a contatti istituzionali tra appartenenti alla Guardia di Finanza, nè alla circostanza che in concreto la frase sia stata letta soltanto da una persona".


Info: agenzia investigativa Roma 



venerdì 31 gennaio 2014

AMANDA KNOX E RAFFAELE SOLLECITO CONDANNATI



Uno dei casi giudiziari che hanno coinvolto maggiormente l'opinione pubblica negli ultimi anni. L' aspetto emotivo è stato certamente prevalente rispetto a quello processuale: i protagonisti sono giovani, di buona famiglia, studenti modello, dalle lungimiranti ambizioni, di diversa nazionalità. Purtroppo si sono incontrati nel momento sbagliato nel luogo sbagliato. Tuttavia, sul piano processuale, gli indizi contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono sempre stati gravi, precisi, convergenti. La loro assoluzione, da parte della Corte di Assise di Appello di Perugia è stato un "raro caso di violazione di legge e illogicita”, come ha concluso il Procuratore Generale nella sua finale requisitoria innanzi alla Corte di Assise di Appello di Firenze, in quello che è stato definito il processo “bis”

1 – LA CONFESSIONE
La Knox aveva confessato di essere stata presente nella casa la notte dell'assassinio e che aveva sentito Meredith gridare, mentre aveva successivamente identificato il gestore di un bar, il congolese Patrick Lumumba, come l'assalitore. Ha dichiarato alla Corte, durante il dibattimento di primo grado, che la confessione era stata resa in modo “forzato” durante il primo interrogatorio, ma poi lo aveva integralmente trascritto in un memorandum di cinque pagine il mattino seguente

2-LA FALSA ACCUSA
La Pubblica Accusa ha sempre sostenuto che la calunnia mossa dalla Knox nei confronti del Lumumba era un segnale della propria colpevolezza ed un tentativo per allontanare gli inquirenti dai sospetti su di lei.
Il ragazzo congolese fu arrestato in un blitz notturno dalla polizia e trascorse due settimane in carcere . Solo per caso un uomo d'affari svizzero lesse su un giornale del suo caso e venne spontaneamente in Italia per dichiarare che quella sera era insieme a Lumumba, nel suo bar.

3- L'ALIBI FALSO
Sollecito non ha mai confermato integralmente l'alibi della Knox nella notte dell'assassinio.
Lei disse lei aveva trascorso la sera con lui, fumando marijuana, guardando il film francese Amélie e facendo l’amore. Ma nell’immediatezza dei fatti il racconto di Sollecito alla polizia fu molto lacunoso e pieno di contraddizioni.

4 – I DATI DEL COMPUTER E DEL CELLULARE
Sollecito dichiara che lui usò il suo computer per scaricare alcune foto e il film Amélie. Ma gli esperti informatici hanno accertato che non vi fu alcuna attività sul suo laptop dalle 9.10 della sera alle 5.32 della mattina successiva. Spazio temporale entro cui l'assassinio ebbe luogo.

Knox e Sollecito spensero i loro telefoni cellulari i nella notte dell'assassinio, dalle 8.40 di sera, fino alle 6 del mattino successivo.

5) LA SCENA DEL CRIMINE
La camera da letto di una delle coinquiline della Kercher , fu messa a soqquadro la notte dell'assassinio, e la finestra di quella stanza fu rotta con una pietra. La pattuglia di polizia intervenuta nell’immediatezza ha sempre confermato che i vetri della finestra erano sopra gli abiti, sparsi sul pavimento. È evidente che la finestra fu rotta dopo che il contenuto della stanza fu lanciato per aria, senza peraltro asportare nulla. Gli inquirenti hanno dedotto che la Knox e quello che in quei giorni era il suo fidanzato, avevano inscenato l’irruzione per rappresentare un furto con scasso che era poi degenerato in un tentativo di stupro ed assassinio.


Info: Investigatore privato Roma

martedì 28 gennaio 2014

Stalking e femminicidio: spesso arma di ricatto contro gli uomini

Dopo la modifica decisa dal Senato al decreto legge "svuota carceri" potrebbe non scattare più la custodia cautelare in carcere per chi sarà accusato di stalking; il testo dovrà iniziare ora il proprio iter alla Camera dove potrebbe subire modifiche soprattutto a seguito della levata di scudi di diverse associazioni che combattono contro la violenza sulle donne oltre che di molte deputate, prima tra tutte Mara Carfagna che da ministro delle Pari Opportunità si spese per l’approvazione di una legge contro lo stalking.
Negli scorsi giorni era infatti stata approvata in commissione Giustizia del Senato una proposta di modifica al decreto svuota carceri che va ad aumentare dai 4 a 5 anni il tetto massimo perché scatti la custodia cautelare in carcere. Tale emendamento risulta quindi essere applicabile anche per lo stalking, reato per il quale è attualmente prevista quale pena massima la detenzione fino a 4 anni.
In sostanza se l’emendamento al decreto svuota carceri dovesse essere approvato così come è ora, potrebbe non essere più automatica la carcerazione preventiva in caso di reato di stalking. Reato che, lo ricordiamo, è di recente introduzione e piuttosto difficile da circoscrivere.
La legge di riferimento per combattere lo stalking è il Decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11 "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonchè in tema di atti persecutori”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 2009. Una norma forse troppo generica, quella stabilita in quell’occasione, presa più sull’onda della demagogia nata dalla necessità di legiferare in materia di violenza sulle donne.

La legge sullo stalking infatti nacque avvolta dalla genericità più totale e senza una definizione ben precisa del reato: reato nel quale, leggendo la definizione della legge stessa, incappa "chiunque molesta e minaccia taluno con atti reiterati e idonei a cagionare un perdurante e grave stato di ansia". Senza che venga specificato cosa si intenda per ‘molestare’, per ‘atti reiterati’ né tantomeno per ‘gravi stati di ansia’ ed andando quindi a generare una grande confusione tra quello che è il grave fenomeno della violenza sulle donne o femminicidio ed un ricorso esagerato a denunce per stalking anche in casi ridicoli.

Risultato di ciò fu un eccessivo ricorso alla legge anche da parte di chi non poteva essere considerata una vera vittima ma cercava in realtà di risolvere a proprio favore contenziosi civili di varia natura, quali l'affidamento dei figli o l'ottenimento dell'assegno di mantenimento. Nei mesi immediatamente successivi all’entrata in vigore della legge si assistette ad un costante aumento dei reati legati allo stalking, fatto piuttosto curioso dato che una legge, entrando in vigore, dovrebbe diminuire un fenomeno anzichè aumentarlo. Così non è stato per il reato di stalking se è vero che, come sopra spiegato, una norma nata troppo generica ed incompleta e che difficilmente riesce a circoscrivere le condotte configuranti il reato ha finito per incrementare il numero dei reati stessi.
Il ricorso facile alla denuncia per stalking anche in casi non penalmente attinenti ad atti persecutori ha iniziato a verificarsi con sempre maggiore frequenza, una sorta di arma impropria utilizzata talvolta a sproposito per vendicarsi di qualcuno cercando di ottenere qualcosa oltre che per arricchire avvocati particolarmente propensi ad intraprendere cause di questo genere. Con il risultato di calunniare la persona accusata (nella maggior parte dei casi è un uomo che subisce denunce da una donna) la quale, per evitare una denuncia, finisce per scendere a patti ed accettare altre situazioni.
Non è poi così raro trovarsi di fronte a storie di false accuse di violenza in fase di separazione giudiziale tramite le quali una donna (e qualche volta anche un uomo) cerca di concludere un matrimonio facendo pagare (è proprio il caso di dirlo) la gran parte del conto al marito. Non per niente i casi di  false accuse di violenze in famiglia sono costantemente aumentati, segno che fortunatamente sempre più spesso i giudici riescono a risalire alla verità.
Tutto questo ha naturalmente poco a che fare, come detto, con il tema della violenza sulle donne o peggio ancora del femminicidio, fenomeni tristemente diffusi in Italia e che vanno combattuti con tutte le armi a disposizione; compresa quella di una legge sullo stalking e sul femminicidio maggiormente definita e realmente efficace, che non diventi altresì un’arma da utilizzare esclusivamente per ricattare o per ottenere benefici.
Info: agenzia investigativa Roma
Fonte: http://www.laveracronaca.com/inchieste/1295-legge-stalking-e-femminicidio-quell-arma-di-ricatto-da-rivedere

mercoledì 15 gennaio 2014

Deep Web, Internet invisibile....

Puoi chiamarlo deep web, deepnet, undernet, invisible net. Il mondo web invisibile è di fronte a te, ma nascosto. Forse non sai nemmeno che esiste. Quelli che lo sanno ne parlano duramente; altri lo difendono a spada tratta. I normali motori di ricerca non funzionano laggiù e i governi fanno fatica a muovercisi. Corre voce che droga, armi, documenti falsi, killer a pagamento e pedopornografia vi regnino a tutto spiano. Che i dissidenti lo usino per parlare senza rischiare la vita e che tuteli le libertà civili. Sarà vero?
Da dove nasce questo mondo sotterraneo? Dalla constatazione che nessuno ne sa - di te e di quello che fai online - più del tuo provider (cioè di chi ti fornisce il servizio Internet) e del tuo browser (cioè del programma che ti fa andare in Internet). Che sia Tiscali, Telecom o chiunque altro; che sia Chrome, Mozilla o Safari, ogni pagina vista, ogni file scaricato resta impresso nei loro dati. Quello che molti non sanno, è che altre società, sui siti che visiti, prelevano informazioni su ciò che vedi (e quando e quanto lo vedi), cioè sulle tue abitudini di consumatore.  In tempo reale e per ragioni di marketing, la grande scienza che domina il mondo. Il deep web è la risposta a tutto questo; e molto altro.
All’inizio nacque per scopi militari. Fu un’idea dei soliti americani, anzi della Marina statunitense (ancora meglio: dello Us Naval Research Laboratory, nel  1996). Era un modo per consentire la trasmissione di dati e materiali segreti. Tuttavia, molti anni dopo, l’uso fu lasciato libero anche ai civili. Curiosa questa generosità, vero?  Scoprirai anche il perché, nel corso di questa inchiesta.
E’ così, fu il deep web a uso civile. Una rete di computers di normali utilizzatori come te, collegati, però, l’uno all’altro in modo particolare. Tanto particolare da essere invisibile a Google. Obiettivo: navigare senza essere tracciati. Cioè con un altro IP (l’IP è l’indirizzo internet che identifica il tuo pc, come il numero della tua carta d’identità).
Quando poi Edward Snowden, a giugno del 2013, ha cominciato a spiegare al mondo quanto la NSA (National Security Agency) americana abbia per anni spiato dai comuni cittadini ai capi di Stato, è stato il botto. I grafici che mostrano il numero di utilizzatori – in particolare negli Stati Uniti – si sono impennati, passando dai 160.000 utenti medi a più di 560.000. Ed anche mentre leggi queste righe, sono tantissimi gli uomini e donne che navigano nel deep web per non essere spiati da nessuno. E in Italia? L’impennata del grafico è ancora più pazzesca. Passiamo dai circa 50.000 utenti dei primi di agosto scorso ai 250.000 di settembre, oggi assestati su una cifra di circa 150.000, che comunque vuol dire triplicati. E lo usano anche in Vaticano! Qui si tratta di poche decine di persone, ma è significativo che nell’era del dopo-Snowden anche nello stato del Papa ci sia una crescita degli utilizzatori. Insomma, il deep web è un vero muro di cinta della libertà informatica. E quindi: della libertà tout court.
Ma vediamo come funziona, come si fa a non lasciare tracce. Supponiamo che tu, l’utente A, vuoi connetterti al sito B. Il flusso di dati da A a B (cioè la tua richiesta di connessione e il tuo IP) e quelli di ritorno da B a A (i dati che hai richiesto, cioè la pagina che vuoi vedere) non viaggiano direttamente tra il client, cioè te, ed il server, cioè il sito che vuoi visitare: ma vengono filtrati attraverso altri nodi di rete (cioè grandi computer) che creano una connessione crittografata a strati. Mi spiego meglio.
Innanzitutto, tra client e server ci sono in media 6 nodi intermedi. Il primo nodo, quello che ti fa entrare nel deep web, è l’entry node. Una volta superato questo ingresso, i tuoi dati viaggiano verso il nodo successivo e sono ri-crittografati di nuovo e quindi inviati al nodo numero 3. Qui, nuova crittografazione. E tutto questo secondo un percorso completamente casuale di assegnazioni dei nodi. Talmente casuale che ogni volta che digiti una query nuova (cioè: fai una nuova ricerca), il deep web per soddisfarla seguirà un path (cioè: un percorso) diverso. A questo punto è chiaro che B non può sapere chi sia quell’A che gli sta chiedendo i dati. E che tu, A, non puoi lasciar tracce della richiesta fatta a B.
Quando B ti manda indietro i dati che gli hai chiesto, tutto si svolge al contrario: il nodo numero due rimuove uno strato di crittografia e invia ad un altro nodo, il tre, che non sa da chi sta ricevendo quei dati e rimuove un altro strato; poi li inoltra al numero quattro, sempre casualmente, e così via…fino all’entry node da cui tutto è iniziato, che – lui sì – sa chi è il destinatario, il “famoso” A. Tu.
Ora, quando i siti che visiti ti registreranno, per loro sarai magari un utente che si connette da Bogotà piuttosto che da Detroit. Dipende da dove casualmente si trovava l’ultimo nodo di rete prima di B. Di sicuro non sarai tu, col tuo IP, da casa tua. E  anche  se qualcuno osserva ogni singolo nodo intermedio del flusso, non potrà sapere verso dove procederanno i dati che stanno passando.  E tutto questo traffico è al di fuori di Google: qui i signori di Mountain View non possono nulla. Quello che visiti è affar tuo, finalmente. Già, ma cosa visiti?
Con questo sistema non solo puoi navigare sulla clearnet, cioè i siti “in chiaro”, quelli che ogni giorno trovi tramite Google. Puoi navigare anche su un altro Web, che con Google non troverai mai. Ed è lì che ti voglio portare. Nel deep web ci sono più reti nascoste. Le chiamano darknet e non è un caso. Se il deep web è il web non indicizzato dai motori di ricerca, la darknet è una rete i cui contenuti - cioè siti, forum, blog – non sono enumerabili. Tradotto in italiano vuol dire che quei contenuti li raggiungi solo se conosci il loro indirizzo da prima di cominciare, perché – appunto – nessun motore di ricerca li conosce.

Info: Agenzia investigativa Roma

venerdì 11 ottobre 2013

Femminicidio: con dl nuove aggravanti e rete case rifugio

Aggravanti e nuove misure a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica. Il decreto sul femminicidio, approvato oggi dalla Camera dopo le profonde modifiche operate dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, non punta solo sulla repressione, ma prevede anche risorse per finanziare un Piano d'azione antiviolenza, una rete di case-rifugio e l'estensione del gratuito patrocinio. Il permesso di soggiorno potra' essere poi rilasciato anche alle donne straniere che subiscono violenza.
  Queste le norme del dl relative alla parte riguardante la tutela delle donne. Questi i punti principali del testo, nella parte relativa alla tutela delle donne.
  - Relazione affettiva. E' il nuovo parametro su cui tarare aggravanti e misure di prevenzione. Rilevante sotto il profilo penale e' da ora in poi la relazione tra due persone a prescindere da convivenza o vincolo matrimoniale (attuale o pregresso).
  - Nuove aggravanti. Il codice si arricchisce di una nuova aggravante comune applicabile al maltrattamento in famiglia e a tutti i reati di violenza fisica commessi in danno o in presenza di minorenni o in danno di donne incinte. Quanto all'aggravante allo stalking commesso dal coniuge, viene meno la condizione che vi sia separazione legale o divorzio. Aggravanti specifiche, inoltre, sono previste nel caso di violenza sessuale contro donne in gravidanza o commessa dal coniuge (anche separato o divorziato) o da chi sia o sia stato legato da relazione affettiva.
  - Querela a 'doppio binario'. Il dilemma revocabilita'/irrevocabilita' della querela nel reato di stalking e' sciolto fissando una soglia di rischio: se si e' in presenza di gravi minacce ripetute, ad esempio con armi, la querela diventa irrevocabile. Resta revocabile invece negli altri casi, ma la remissione puo' essere fatta solo in sede processuale davanti all'autorita' giudiziaria, e cio' al fine di garantire (non certo di comprimere) la libera determinazione e consapevolezza della vittima. - Ammonimento. Il questore in presenza di percosse o lesioni (considerati 'reati sentinella') puo' ammonire il responsabile aggiungendo anche la sospensione della patente da parte del prefetto. Si estende cioe' alla violenza domestica una misura preventiva gia' prevista per lo stalking. Non sono ammesse segnalazioni anonime, ma e' garantita la segretezza delle generalita' del segnalante. L'ammonito deve essere informato dal questore sui centri di recupero e servizi sociali disponibili sul territorio.
  - Arresto obbligatorio. In caso di flagranza, l'arresto sara' obbligatorio anche nei reati di maltrattamenti in famiglia e stalking.
  - Allontanamento urgente da casa. Al di fuori dell'arresto obbligatorio, la polizia giudiziaria se autorizzata dal pm e se ricorre la flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze) puo' applicare la misura dell' allontanamento con urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. - Braccialetto elettronico e intercettazioni. Chi e' allontanato dalla casa familiare potra' essere controllato attraverso il braccialetto elettronico o altri strumenti elettronici. Nel caso di atti persecutori, inoltre, sara' possibile ricorrere alle intercettazioni telefoniche.
  - Obblighi di informazione. A tutela della persona offesa scatta in sede processuale una serie di obblighi di comunicazione in linea con la direttiva europea sulla protezione delle vittime di reato. La persona offesa, ad esempio, dovra' essere informata della facolta' di nomina di un difensore e di tutto cio' che attiene alla applicazione o modifica di misure cautelari o coercitive nei confronti dell'imputato in reati di violenza alla persona. - Immigrate. In analogia a quanto gia' accade in attuazione di direttive europee per le vittime di tratta, il permesso di soggiorno potra' essere rilasciato anche alle donne straniere che subiscono violenza, lesioni, percosse, maltrattamenti in ambito domestico. Sara' sempre pero' necessario un parere dell'autorita' giudiziaria. I maltrattanti (anche in caso di condanna non definitiva) potranno essere espulsi.
  - Gratuito patrocinio. A prescindere dal reddito, le vittime di stalking, maltrattamenti in famiglia e mutilazioni genitali femminili potranno essere ammesse al gratuito patrocinio.
  - Processi piu' rapidi. Nella trattazione dei processi priorita' assoluta ai reati di maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale, atti sessuali con minori, corruzione di minori e violenza sessuale di gruppo. Si accelerano anche le indagini preliminari, che non potranno mai superare la durata di un anno per i reati di stalking e maltrattamenti in famiglia.
  - Piano antiviolenza. Sul tavolo 10 milioni di euro per azioni di prevenzione, educazione e formazione. Il Piano, elaborato dal ministro per le Pari opportunita', dovra' tra l'altro promuovere il recupero dei maltrattanti e sensibilizzare i media ad adottare codici di autoregolamentazione per una informazione che rispetti le donne. Ogni anno sara' presentata una relazione in Parlamento.
  - Case-rifugio. Finanziamenti in arrivo anche per i centri antiviolenza e le case-rifugio. Nel 2013 10 milioni di euro, 7 nel 2014 e altri 10 all'anno a partire dal 2015. (AGI) .
In questo contesto appare evidente come chi avrà modo di ingaggiare un investigatore privato a Roma, potra favorire l'arresto del proprio Stalker anche in flaganza (documentata dal detective) di reato.
Fondamentale sarà la testimonianza e l'esito degli accertamenti condotti dall'investigatore privato, il quale sarà elemento chiave in fase di giudizio.