Qualche giorno fa
un investigatore privato che opera nella provincia di Avellino è finito in
pronto soccorso a causa di una aggressione subita mentre agiva legittimamente nel
tentativo di escutere informazioni ed accertare le circostanze di un avvenimento
che riguardava un indagine in ambito assicurativo.
Non è la prima
volta e non sarà neanche l’ultima. Troppi gli investigatori privati vittime di
aggressioni o di episodi turbolenti il più delle volte non denunciati alle
autorità per paura di ritorsioni; situazioni che mettono a repentaglio la loro
incolumità fisica e legale, soprattutto nell’adempimento delle indagini in
ambito privato e per la difesa penale.
Sfortunatamente
la mia categoria, ovvero quella degli investigatori privati è ancora
considerata borderline.
Una
attività disciplinata in Italia nel 1926 con una
specifica normativa contenuta nel T.U.L.P.S.
(Testo
Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) che malgrado l’entrata
in vigore del nuovo codice di procedura penale (1998), con il quale
l'investigatore diventa un consulente tecnico della difesa, l’avvento del
D.P.R.153/2018 dove viene riconosciuto all’investigatore privato il ruolo di
"professionista della sicurezza
privata” e l’introduzione del D.M. 269/2010 - ad oggi, dopo quasi un secolo - non è stata ancora riconosciuta come
vera e propria professione, tanto da non essere inquadrata in alcun un ordine
professionale.
Da
parte del governo nulla è stato fatto per creare un albo in grado di svolgere funzioni disciplinari e di tutela per quella che è a tutti gli
effetti una palese attività professionale e non un semplice mestiere.
Ad oggi gli investigatori privati sono
lavoratori autonomi che nello svolgere un'attività
di tipo intellettuale, attraversano una crisi drammatica dovuta non solo dal crollo economico del paese, ma dal contesto di mercato
e di regole, in cui essi sono attualmente collocati.
Per maggiore
chiarezza, ciò che metto personalmente in discussione non sono le competenze
professionali o la capacità del singolo “professionista” di gestire gli aspetti
legali, amministrativi e tecnici del proprio lavoro, (sebbene la competenza e
la professionalità richieda un continuo aggiornamento e non sporadico), ma la
presenza, più in generale, di regole troppo farraginose e complesse, tali da
rendere eccezionalmente complicato
lo svolgimento e la gestione dell’attività, con totale assenza di norme che agevolano
o migliorano lo svolgimento delle indagini.
Troppi oneri
e pochi, pochissimi vantaggi. L’investigatore privato paga e subisce sempre!
Nonostante l’introduzione del decreto ministeriale D.M. 269/2010, nulla è
cambiato per i detective privati che oltre a pagare cospicue fidejussioni alle
prefetture di competenza, devono affrontare continui adeguamenti strutturali e
legali delle proprie agenzie investigative.
A complicare
la situazione adesso è il nuovo regolamento europeo sulla privacy, il
fantomatico GDPR (Regolamento Generale Protezione Dati Personali) che ha dato
il via a una miriade di libere decodificazioni e di congetture che hanno
ulteriormente disorientato il professionista creando la libera interpretazione
di norme che, per la categoria degli investigatori privati, devono essere
attuate alla lettera.
Che dire?
- senza porto d’armi;
- privo di un tesserino di riconoscimento rilasciato dallo stato;
- senza la possibilità di poter richiedere online le targhe dei veicoli appartenenti ad un nominativo;
- senza la possibilità di poter ricevere incarichi professionali online o comunque fuori dai propri uffici;
- pur avendo una licenza di “polizia” sprovvisto di ogni autorizzazioni necessaria per accedere alle banche dati dello stato;
- obbligato in alcune circostanze a rende noto agli indagati, circa la propria identità, la propria professione e le finalità del suo operato anche se ciò comporti rischi per la sua incolumità o renda impossibile l’esercizio della funzione;
L’investigatore privato vive la sua vita professionale camminando su un filo di rasoio molto
affilato e contando sulle personali abilità che lo aiutano a fronteggiare le mancanze e le attenzioni che invece meriterebbe in quanto una attività volta a far valere e difendere un proprio diritto in sede giudiziaria.
MUGNANO. Medico aggredisce investigatore privato: “Ecco cosa è accaduto”
La vittima è l’investigatore
privato S.D. - Quest’ultimo
sarebbe stato aggredito da un medico del posto mentre cercava di effettuare i
rilievi di rito in merito ad un rimborso assicurativo. L’agenzia investigativa
dell’investigatore aggredito precisa: “Dopo
aver bussato alla porta del medico per affrontare con lui le questioni inerenti
la richiesta di risarcimento, il detective S.D. è stato dapprima aggredito
verbalmente e poi fisicamente, con calci e con un pugno alla tempia. La vittima
ha successivamente avvertito i Carabinieri al fine di identificare la persona,
ma il professionista si è barricato all’interno dello studio senza uscire”.
L’aggredito ha fatto ricorso alle cure del pronto soccorso di Avellino. Per lui
è stata diagnosticata una prognosi di dieci giorni. S.D., inoltre, ha sporto
denuncia presso la Procura della Repubblica di Avellino. L’agenzia
investigativa “esprime forte preoccupazione
per la categoria relativamente alle indagini anti frode per conto delle
compagnie di assicurazioni. Questo istituto di investigazioni, regolarmente autorizzato
con legge dello Stato non può non disapprovare con energica e indignata
fermezza il comportamento manifestato dal professionista di Mugnano del
Cardinale. Pertanto, ho chiesto all’autorità giudiziaria un incisivo
intervento, adottando i provvedimenti del caso per valutare i comportamenti
sotto il profilo penale. In Campania ci sono oltre 175 titolari di istituti di
investigazioni. Siamo a rischio tutti i giorni anche nelle attività di
pedinamento”.
Fonte - http://www.mandamentonotizie.it/mugnano-medico-aggredisce-investigatore-damore-ecco-cosa-e-accaduto/
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