- Il numero uno è la frottola più datata, cioè quella che riporta il messaggio invitante di “Chi ha visitato il mio profilo?“. Sono molte le applicazioni che promettono di scoprire quali utenti hanno visitato il nostro profilo, chiaramente è una truffa!
- Al secondo posto suggerisco l'app "Cambiate colore a Facebook“. Anche in questo caso si tratta di una bufala, non c'è modo attualmente, di poter cambiare il colore del proprio Facebook!!
- Prestate attenzione al “sextape” di Rihanna, si rischia di installare malware nascosto all'interno di foto.
- Tra le truffe più diffuse c'è quella della T-shirt ufficiale di Facebook, seguendo le istruzioni dell'app, forniamo dati sensibili e favoriamo l’installazione di malware o altri file dannosi.
- In quinta posizione troviamo tutti quei Link che promettono prodotti gratuiti che, il più delle volte, dirottano l'utente a pagine con programmi malevoli.
- Anche l’app che permette di verificare chi ci cancella dagli amici è ovviamente una truffa
- Dannosi sono tutti quei link che spiegnoa come vedere i 10 profili che ci somigliano di più.
- Infine, un’app per modificare il template di Facebook: “Ecco come modificare il tema di Facebook“, chiaramente, una truffa!!!
Investigatore Privato Roma è un blog gestito personalmente dall'investigatore privato Giuseppe Tiralongo, direttore dell'Atlantica Investigazioni di Roma. Se hai necessità di un investigazione privata, puoi contattarlo direttamente al 3663839069.
giovedì 21 agosto 2014
Le truffe su Facebook
Malgrado Facebook abbia compiuto 10 anni dalla sua prima apparizione nel web, sono in molti a cadere nelle truffe e nello “scam” (applicazioni e link usati per rubare i dati degli utenti). Gestendo la mia agenzia investigativa a Roma, ho avuto modo di assistere clienti che a causa del furto dei propri dati personali ha avuto seri problemi economici, legali e sociali. Ecco dunque le truffe più usate dagli hacker per impossessarsi del denaro altrui e dei rispettivi dati personali.
lunedì 4 agosto 2014
Allarme infezioni: torna la sifilide, occhio ai giovani e agli illeciti endofamiliari
In particolare la sifilide è in rapida ascesa. E sono i giovani tra i 15 e i 24 anni la categoria più a rischio. I casi di sifilide in Italia sono circa cinquemila, ben il 7% in più rispetto all'anno precedente.
I giovani di oggi non sanno cosa fare per passare il tempo e pensano di diventare uomini o donne prima del tempo, la colpa è del governo o della scuola che non fanno informazione e non educano i ragazzi, ma sopratutto dei genitori che non prestano più le loro attenzioni hai propri figli.
Invece che fare ore di religione a scuola, forse sarebbe più pratico informare i ragazzi anche dei rischi del sesso.
Ci piace a tutti, ma i rischi sono alti se fatto senza dovute precauzioni e con partner occasionali, sicuramente sarebbe un argomento più interessante !
Con la mia attività di investigatore privato ho avuto modo di assistere in tribunale ad un caso scuola, dove il mio cliente malato di sifilide ha intrapreso azione legale contro il proprio marito, il quale da indagine svolte in fase preliminare, era emerso, fosse assiduo frequentatore di prostitute.
Questo comportamento oltre ad essere motivo di separazione giudiziale, rientra nell'illecito endofamiliare, cioè quegli l’illecito commesso da un familiare a danno di altro soggetto appartenente alla medesima cerchia domestica;
Nell’ illecito endofamiliare il risarcimento del danno non patrimoniale è senz’altro accordato nel caso in cui la condotta trasgressiva di un coniuge, posta in essere in aperta e grave violazione di uno o più doveri matrimoniali (reciproca fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione nell’interesse della famiglia, coabitazione, contribuzione patrimoniale o casalinga ai bisogni della famiglia), determini altresì aggressione ai diritti inviolabili della persona dell’altro coniuge, come ad esempio la salute fisica o psichica, la sessualità, l’integrità morale, la dignità, l’onore, la reputazione, la privacy, secondo una lettura costituzionalmente orientata dell’art. 2059 c.c.
Va altresì aggiunto che i doveri derivanti dal matrimonio vengono in rilievo anche nella fase precedente il matrimonio stesso.
Info: Atlantica - investigatori privati a Roma
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martedì 1 luglio 2014
Pistola per Difesa Personale: Vademecum
- In genere un grosso calibro aumenta di molto le probabilità di riuscire a fermare un aggressore. Ma, se non spari bene e non riesci a colpire il bersaglio, non c’è pistola al mondo che possa salvarti la vita. Scegli la tua pistola ed il calibro in base alla tua abilità nello sparare, la grandezza della tua mano e la corporatura.
- Chiedendo a esperti e non, quale arma comprare, ti sentirai proporre centinaia di modelli diversi. La cosa migliore che puoi fare è trovarne una pistola con cui hai “affinità”, allenarti spesso divertendoti a sparare. Prima di acquistare un determinato modello provalo! Vai al poligono TSN e noleggialo.
- La pistola migliore da possedere quando ne hai bisogno, è quella che hai con te.
- Non c'è niente di più inutile di un'arma scarica. Tieni la tua arma sempre pronta a fare fuoco. L'intruso che si aggira armato dentro casa tua non si fermerà a prendere un tè mentre tu cerchi le munizioni per caricare l’arma!
- Addestrati a utilizzare la tua arma. In caso di necessità (quindi emergenza), non avrai tempo di leggere il manuale! Conoscere istintivamente come caricare, usare ed affrontare eventuali inceppamenti della tua pistola, può salvarti la vita.
- Addestrati ad affrontare lo scontro a fuoco. Non mirare lentamente, il tiro di precisione non serve a nulla. Ingaggia il bersaglio e mira velocemente piazzando uno o due colpi in rapida successione. Cerca di allenarti in situazione di stress (una corsa sul posto e via dicendo).
- La pistola non è un attrezzo perfetto, quindi esercitati ad affrontare gli inceppamenti o a ricaricare al volo, osservando tutte le regole di sicurezza.
- Per detenere un arma in casa e gestire eventuali situazioni di emergenza ci vuole responsabilità e sapienza. Un buon corso ti fornirà tutti gli aspetti tecnico legali.
- Se possiedi un porto d’armi per difesa personale, la tua vita cambierà, cambieranno le tue abitudini i tuoi atteggiamenti e le tue relazioni sociali. Portare un arma con se, significa adottare tutte le misure necessarie per evitare il peggio, quindi è importante:
- Occulta l’arma;
- Indossa l’arma sempre a contatto con il tuo corpo;
- Non esporti a situazioni di pericolo (non sei un agente di polizia);
- Evita ogni tipo di colluttazione! fare a pugni per strada potrebbe significare, perdere l’arma! Comprati uno spray antiaggressione e tieniti lontano dai guai;
- Ricordati che se hai impugnato l’arma in una situazione di emergenza, significa che la tua vita è in serio pericolo, quindi SPARA!
- Ricordati sempre che la tua pistola non è un accessorio di bellezza all’ultima moda, ma un oggetto portatore di morte.
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Ubicazione:
Roma, Italia
lunedì 30 giugno 2014
Come diventare un investigatore privato
Il settore delle investigazioni private
è un ambito estremamente delicato, tratta circostanze e fatti che
appartengono alla vita personale di ciascuno di noi, quindi la materia
deve essere trattata in modo serio e professionale.
La mia attività di investigatore privato a Roma, iniziò nel lontano 1997, quando appena congedato dai paracadutisti della Folgore, iniziai a collaborare con rinomate agenzie investigative a Roma, impiegato nel più classico dei servizi, "il pedinamento".
La mia gavetta fu molto dura; sottoposto ad orari di servizio disumani, sottopagato e senza alcuna nozione tecnica, facevo esclusivamente affidamento nelle mie doti personali e all'addestramento ricevuto nei corpi speciali, cercando di apprendere il mestiere in maniera autonoma.
Successivamente inizia a frequentare dei corsi privati molto costosi che mi aiutavano a comprendere il mio settore professionale sotto ogni punto di vista (legale, tecnico, operativo, ecc...).
Oggi per diventare investigatori privati bisogna essere davvere pazienti e credere in ciò che si è scelto di fare. Il nuovo DL 269/2010 ha stravolto le regole del settore, dando maggiori specifiche la dove vi erano "buchi legislativi."
Come vedremo sono state introdotte delle regolamentazioni che distinguono chi può essere Investigatore Privato da chi non può esserlo (per una trattazione completa si legga il DM 269/10). Da un punto di vista psicologico, l’investigatore deve avere ottima capacità di comunicazione e di lettura della situazione e degli altri partendo da segnali minimi, un buon investigatore deve avere inoltre un’ottima flessibilità e capacità di reggere situazioni stressanti.
Il lavoro dell’investigatore privato Roma riguarda cittadini e aziende. L’Investigatore Privato si occupa della raccolta di informazioni di vario genere.
Di solito gli investigatori raccologono informazioni in caso di minacce, tradimenti del coniuge, lettere anonime e le forniscono al committente. Nel caso dell’attività che l’investigatore con l’azienda, solitamente si traggono informazioni sulla concorrenza sleale, sui temi della contraffazione e del controspionaggio industriale. (Scopri qui le 20 regole fondamentali per l’investigatore privato)
Il DM 269/10 ha distinto nettamente diverse figure:
- investigatore privato titolare d’istituto
- investigatore autorizzato dipendente
- informatore commerciale titolare d’istituto
- informatore autorizzato dipendente
Esiste dunque una procedura che consiste nell’apertura di una vera e propria agenzia investigativa, in questo articolo ci occuperemo invece per diventare investigatore privato dipendente. Come diventare un investigatore privato Per esercitare il ruolo di Investigatore Privato dipendente occorre superare alcuni step.
avere un diploma di scuola superiore aver fatto pratica per almeno 3 anni come Collaboratore per Incarichi Elementari dipendente di un investigatore privato titolare di agenzia autorizzato a lavorare in ambito civile da almeno cinque anni. La pratica come Collaboratore Incarichi Elementari deve essere continuativa e durare un minimo di 80 ore al mese.
Il Titolare dell’Agenzia dovrà testimoniare il successo del periodo di collaborazione Corso di Perfezionamento Universitario di carattere Teorico Pratico accreditato dal MIUR in ambito di Investigazioni Private o in alternativa è necessaria l’esperienza di almeno 5 anni di investigazioni in Polizia.
In bocca al lupo!!
La mia attività di investigatore privato a Roma, iniziò nel lontano 1997, quando appena congedato dai paracadutisti della Folgore, iniziai a collaborare con rinomate agenzie investigative a Roma, impiegato nel più classico dei servizi, "il pedinamento".
La mia gavetta fu molto dura; sottoposto ad orari di servizio disumani, sottopagato e senza alcuna nozione tecnica, facevo esclusivamente affidamento nelle mie doti personali e all'addestramento ricevuto nei corpi speciali, cercando di apprendere il mestiere in maniera autonoma.
Successivamente inizia a frequentare dei corsi privati molto costosi che mi aiutavano a comprendere il mio settore professionale sotto ogni punto di vista (legale, tecnico, operativo, ecc...).
Oggi per diventare investigatori privati bisogna essere davvere pazienti e credere in ciò che si è scelto di fare. Il nuovo DL 269/2010 ha stravolto le regole del settore, dando maggiori specifiche la dove vi erano "buchi legislativi."
Come vedremo sono state introdotte delle regolamentazioni che distinguono chi può essere Investigatore Privato da chi non può esserlo (per una trattazione completa si legga il DM 269/10). Da un punto di vista psicologico, l’investigatore deve avere ottima capacità di comunicazione e di lettura della situazione e degli altri partendo da segnali minimi, un buon investigatore deve avere inoltre un’ottima flessibilità e capacità di reggere situazioni stressanti.
Il lavoro dell’investigatore privato Roma riguarda cittadini e aziende. L’Investigatore Privato si occupa della raccolta di informazioni di vario genere.
Di solito gli investigatori raccologono informazioni in caso di minacce, tradimenti del coniuge, lettere anonime e le forniscono al committente. Nel caso dell’attività che l’investigatore con l’azienda, solitamente si traggono informazioni sulla concorrenza sleale, sui temi della contraffazione e del controspionaggio industriale. (Scopri qui le 20 regole fondamentali per l’investigatore privato)
Il DM 269/10 ha distinto nettamente diverse figure:
- investigatore privato titolare d’istituto
- investigatore autorizzato dipendente
- informatore commerciale titolare d’istituto
- informatore autorizzato dipendente
Esiste dunque una procedura che consiste nell’apertura di una vera e propria agenzia investigativa, in questo articolo ci occuperemo invece per diventare investigatore privato dipendente. Come diventare un investigatore privato Per esercitare il ruolo di Investigatore Privato dipendente occorre superare alcuni step.
avere un diploma di scuola superiore aver fatto pratica per almeno 3 anni come Collaboratore per Incarichi Elementari dipendente di un investigatore privato titolare di agenzia autorizzato a lavorare in ambito civile da almeno cinque anni. La pratica come Collaboratore Incarichi Elementari deve essere continuativa e durare un minimo di 80 ore al mese.
Il Titolare dell’Agenzia dovrà testimoniare il successo del periodo di collaborazione Corso di Perfezionamento Universitario di carattere Teorico Pratico accreditato dal MIUR in ambito di Investigazioni Private o in alternativa è necessaria l’esperienza di almeno 5 anni di investigazioni in Polizia.
In bocca al lupo!!
mercoledì 25 giugno 2014
Investigatore e licenziamento
Il datore di lavoro può ingaggiare una agenzia investigativa per pedinare il dipendente se ha il fondato sospetto che questi non fruisca correttamente dei permessi della legge 104. Inoltre, qualora dalle indagini investigative risulti che effettivamente il dipendente utilizzi i permessi per attività diverse da quelle consentite, il datore di lavoro può procedere legittimamente al licenziamento per giusta causa.
La legge vieta al datore di lavoro di spiare i dipendenti al fine di verificare qualità, produttività, moralità ecc... Il controllo è invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale .
L'investigatore privato può, attraverso un lavoro di pedinamento e osservazioni dinamiche, riportare prove a sostegno della violazione del permesso della legge 104.
Il suo lavoro potrà essere quindi utilizzato in sede giudiziale, per le finalità previste dalla legge.
La legge vieta al datore di lavoro di spiare i dipendenti al fine di verificare qualità, produttività, moralità ecc... Il controllo è invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale .
L'investigatore privato può, attraverso un lavoro di pedinamento e osservazioni dinamiche, riportare prove a sostegno della violazione del permesso della legge 104.
Il suo lavoro potrà essere quindi utilizzato in sede giudiziale, per le finalità previste dalla legge.
il datore di lavoro non può spiare i dipendenti al fine di verificare che adempiano gli obblighi previsti dal contratto di lavoro.
Il controllo è invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale
- See more at: http://www.laleggepertutti.it/52753_abuso-dei-permessi-legge-104-si-investigatore-e-licenziamento#sthash.zNf0bOXQ.dpuf
Il controllo è invece consentito qualora vi sia il fondato sospetto che il dipendente stia commettendo un illecito ed è pertanto necessario tutelare il patrimonio aziendale
- See more at: http://www.laleggepertutti.it/52753_abuso-dei-permessi-legge-104-si-investigatore-e-licenziamento#sthash.zNf0bOXQ.dpuf
Il datore di lavoro può ingaggiare un investigatore privato per pedinare il dipendente se ha il fondato sospetto che questi non fruisca correttamente dei permessi della legge 104 [1].
Inoltre, qualora dalle indagini investigative risulti che effettivamente il dipendente utilizzi i permessi per attività diverse da quelle consentite, il datore di lavoro può procedere legittimamente al licenziamento per giusta causa.
- See more at: http://www.laleggepertutti.it/52753_abuso-dei-permessi-legge-104-si-investigatore-e-licenziamento#sthash.zNf0bOXQ.dpuf
Inoltre, qualora dalle indagini investigative risulti che effettivamente il dipendente utilizzi i permessi per attività diverse da quelle consentite, il datore di lavoro può procedere legittimamente al licenziamento per giusta causa.
- See more at: http://www.laleggepertutti.it/52753_abuso-dei-permessi-legge-104-si-investigatore-e-licenziamento#sthash.zNf0bOXQ.dpuf
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Ubicazione:
Roma, Italia
martedì 27 maggio 2014
Separazione: assegno negato alla moglie grazie all'adulterio scoperto dall'investigatore privato
Il marito che sospetta di essere tradito può far seguire la
moglie da un investigatore privato a Roma e usare le "prove" raggiunte dal professionista nel corso del giudizio di separazione ai fini dell'addebito.
Questa la decisione contenuta nella sentenza di Cassazione pubblicata ieri, la n. 11516.
Siamo a Bologna, in corte d'Appello, dove a una signora viene respinta la richiesta di un assegno di mantenimento perché il marito aveva provato la sua infedeltà anche tramite il ricorso ai tabulati telefonici, oltre che con foto e resoconto di un investigatore privato da lui incaricato.
La corte d'Appello ha ritenuto provata la relazione
extraconiugale della donna, ritenendo tale relazione la causa della
definitiva rottura del rapporto personale fra i coniugi.
Per la Cassazione, il ricorso alla relazione investigativa è del tutto legittima in caso di separazione così come peraltro nell'ambito del lavoro. Ecco l'elenco delle ultime sentenze, appunto in materia di lavoro, che lo ricordano: 20613/12; 12489/11; 3590/11;26991/09; 18821/08; 9167/03. Queste invece quelle in ambito familiare: 8512/06; 683/75).
La Corte ha deciso a favore dell'ex marito perché, grazie al lavoro dell'investigatore privato, è stato provato che la relazione fosse precedente alla domanda di separazione.
Ma...La Corte di cassazione ricorda anche in tema di separazione giudiziale dei coniugi, si presume che l'inosservanza del dovere di fedeltà, per la sua gravità, determini l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza, giustificandosi così, di per sé, l'addebito al coniuge responsabile, salvo che questo dimostri che l'adulterio non sia stato la causa della crisi familiare, essendo questa già irrimediabilmente in atto, sicché la convivenza coniugale era ormai meramente formale (Cassazione 2059/12; 25618/07).
In estrema sintesi: il tradito deve dimostrare la prova del tradimento mentre il traditore - se ne ha l'interesse, per esempio per richiedere un assegno di mantenimento - per evitare l'addebito, deve provare che l'adulterio sopravvenne in un contesto familiare già disgregato al punto che la convivenza era «mero simulacro».
Infine la Corte puntualizza che per contesto disgregato non è sufficiente citare litigi e l'abitudine di dormire in camere separate.
Questa la decisione contenuta nella sentenza di Cassazione pubblicata ieri, la n. 11516.
Siamo a Bologna, in corte d'Appello, dove a una signora viene respinta la richiesta di un assegno di mantenimento perché il marito aveva provato la sua infedeltà anche tramite il ricorso ai tabulati telefonici, oltre che con foto e resoconto di un investigatore privato da lui incaricato.
Per la Cassazione, il ricorso alla relazione investigativa è del tutto legittima in caso di separazione così come peraltro nell'ambito del lavoro. Ecco l'elenco delle ultime sentenze, appunto in materia di lavoro, che lo ricordano: 20613/12; 12489/11; 3590/11;26991/09; 18821/08; 9167/03. Queste invece quelle in ambito familiare: 8512/06; 683/75).
La Corte ha deciso a favore dell'ex marito perché, grazie al lavoro dell'investigatore privato, è stato provato che la relazione fosse precedente alla domanda di separazione.
Ma...La Corte di cassazione ricorda anche in tema di separazione giudiziale dei coniugi, si presume che l'inosservanza del dovere di fedeltà, per la sua gravità, determini l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza, giustificandosi così, di per sé, l'addebito al coniuge responsabile, salvo che questo dimostri che l'adulterio non sia stato la causa della crisi familiare, essendo questa già irrimediabilmente in atto, sicché la convivenza coniugale era ormai meramente formale (Cassazione 2059/12; 25618/07).
In estrema sintesi: il tradito deve dimostrare la prova del tradimento mentre il traditore - se ne ha l'interesse, per esempio per richiedere un assegno di mantenimento - per evitare l'addebito, deve provare che l'adulterio sopravvenne in un contesto familiare già disgregato al punto che la convivenza era «mero simulacro».
Infine la Corte puntualizza che per contesto disgregato non è sufficiente citare litigi e l'abitudine di dormire in camere separate.
giovedì 22 maggio 2014
Cassazione: è diffamazione parlar male su Facebook anche senza fare nomi
Annullato il proscioglimento di un maresciallo della Gdf che sul proprio
profilo aveva insultato un collega senza nominarlo. Perché si configuri
il reato "è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia
individuabile da parte di un numero limitato di persone,
indipendentemente dalla indicazione nominativa"
ROMA - Chi parla male di una persona su Facebook, senza nominarla direttamente, ma indicando particolari che possano renderla identificabile, va incontro a una condanna per diffamazione. Lo si evince da una sentenza con cui la prima sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio l'assoluzione, pronunciata dalla Corte militare d'Appello di Roma, nei confronti di un maresciallo della Guardia di Finanza di San Miniato (Pisa) che, sul proprio profilo Fb, aveva usato espressioni diffamatorie nei confronti del collega che lo aveva sostituito in un incarico.
"Attualmente defenestrato a causa dell'arrivo di un collega raccomandato e leccaculo...ma me ne fotto per vendetta...." scriveva sul Facebook il maresciallo, condannato in primo grado a tre mesi di reclusione militare (con i doppi benefici) per diffamazione pluriaggravata, poi assolto dalla Corte militare d'appello di Roma dato l'anonimato delle offese sul social network che impediva, secondo i giudici, di arrivare al diretto interessato. Il procuratore generale militare aveva quindi impugnato la sentenza di secondo grado in Cassazione.
Ricorso che la Suprema Corte ha ritenuto fondato, disponendo un nuovo processo d'appello. "Ai fini dell'integrazione del reato di diffamazione - si legge nella sentenza depositata oggi - è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia individuabile da parte di un numero limitato di persone, indipendentemente dalla indicazione nominativa".
Osservano i giudici di 'Palazzaccio': "Il reato di diffamazione non richiede il dolo specifico, essendo sufficiente ai fini della sussistenza dell'elemento soggettivo della fattispecie la consapevolezza di pronunciare una frase lesiva dell'altrui reputazione e la volontà che la frase venga a conoscenza di più persone, anche soltanto due".
Ai fini di tale valutazione, conclude la Corte, "non può non tenersi conto dell'utilizzazione del social network, a nulla rilevando che non si tratti di strumento finalizzato a contatti istituzionali tra appartenenti alla Guardia di Finanza, nè alla circostanza che in concreto la frase sia stata letta soltanto da una persona".
Info: agenzia investigativa Roma
ROMA - Chi parla male di una persona su Facebook, senza nominarla direttamente, ma indicando particolari che possano renderla identificabile, va incontro a una condanna per diffamazione. Lo si evince da una sentenza con cui la prima sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio l'assoluzione, pronunciata dalla Corte militare d'Appello di Roma, nei confronti di un maresciallo della Guardia di Finanza di San Miniato (Pisa) che, sul proprio profilo Fb, aveva usato espressioni diffamatorie nei confronti del collega che lo aveva sostituito in un incarico.
"Attualmente defenestrato a causa dell'arrivo di un collega raccomandato e leccaculo...ma me ne fotto per vendetta...." scriveva sul Facebook il maresciallo, condannato in primo grado a tre mesi di reclusione militare (con i doppi benefici) per diffamazione pluriaggravata, poi assolto dalla Corte militare d'appello di Roma dato l'anonimato delle offese sul social network che impediva, secondo i giudici, di arrivare al diretto interessato. Il procuratore generale militare aveva quindi impugnato la sentenza di secondo grado in Cassazione.
Ricorso che la Suprema Corte ha ritenuto fondato, disponendo un nuovo processo d'appello. "Ai fini dell'integrazione del reato di diffamazione - si legge nella sentenza depositata oggi - è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia individuabile da parte di un numero limitato di persone, indipendentemente dalla indicazione nominativa".
Osservano i giudici di 'Palazzaccio': "Il reato di diffamazione non richiede il dolo specifico, essendo sufficiente ai fini della sussistenza dell'elemento soggettivo della fattispecie la consapevolezza di pronunciare una frase lesiva dell'altrui reputazione e la volontà che la frase venga a conoscenza di più persone, anche soltanto due".
Ai fini di tale valutazione, conclude la Corte, "non può non tenersi conto dell'utilizzazione del social network, a nulla rilevando che non si tratti di strumento finalizzato a contatti istituzionali tra appartenenti alla Guardia di Finanza, nè alla circostanza che in concreto la frase sia stata letta soltanto da una persona".
Info: agenzia investigativa Roma
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