Avevo circa 11 anni quando nella notte
del 26 aprile 1986, il reattore n. 4 della centrale nucleare V.I. Lenin di
Chernobyl, in Ucraina, esplose, contaminando gravemente non solo le aree
circostanti, ma anche diversi paesi dell’America e dell’Europa, tra i quali
l’Italia.
Ricordo
come se fosse ieri la cronaca di quei giorni drammatici, allora non esisteva
internet e le famiglie potevano ricevere istruzioni sul come comportarsi per affrontare
il disastro, solamente dai telegiornali.
Le
immagini che ricevevamo dall’Ucraina erano drammatiche, nei giorni successivi al
disastro più di 350.000 persone vennero evacuate dalla città e la nube
radioattiva iniziò a mietere centinaia e centinai di vittime.
Anche
se in quella occasione non ci fu il classico "plastico" a Porta a Porta, (trasmissione condotta dal giornalista
Bruno Vespa), fu chiaro a tutti che la vicenda avrebbe avuto risvolti negativi
sul nostro stile di vita e sul quotidiano, per un periodo piuttosto lungo e
imprecisato.
Ricordo ad esempio come per
diversi mesi in casa nostra non mangiammo più verdure fresche ne tanto meno
carne, non bevemmo più il latte e su suggerimento di una amica di mia madre ci convincemmo a lavarci assiduamente convinti che una normale doccia
potesse in qualche modo eliminare eventuali scorie radioattive.
Il disastro di Chernobyl è il più grave
incidente nucleare della storia, non è secondo nemmeno a quello di Fukushima ed
Hiroshima. A tal
proposito fa riflettere la tesi pubblicata in un report di Greenpeace che afferma come negli ultimi
30 anni, moltissimi casi di malattie tumorali sarebbero in qualche modo riconducibili al disastro nucleare di Chernobyl; si parla
di circa sei milioni di persone morte per cause e con cause postume all’incidente nucleare.
Dall’esperienza di questa terribile
vicenda il dibattito mediatico e politico si è sempre concentrato soprattutto
sulla legittimità o meno dell'uso dell'energia nucleare, ma nessuno sembra aver
davvero mai indagato concretamente sulle motivazioni che portarono alla rottura
del reattore n. 4; la maggior parte dei documenti furono distrutti dai russi e
l’accaduto fu catalogato come un incidente.
Dopo aver letto alcuni libri
che hanno per oggetto lo studio del disastro di Chernobyl, mi sono convinto che a quei tempi in Unione Sovietica nulla potesse accadere per caso.
Quello di Chernobyl, di fatto, fu l'unico
grande incidente nucleare attribuito ufficialmente ad errore umano. Ma se
invece non fosse così? Se l'incidente fosse stato volutamente causato?
Dietro tutta questa triste vicenda parrebbe
ci siano stati interessi militari e politici che avrebbero avuto a che fare con
il DUGA.
Il Duga è un'antenna gigantesca posizionata
nelle immediate vicinanze della centrale nucleare di Chernobyl la cui funzione doveva
essere quella di intercettare in piena Guerra Fredda, il lancio di eventuali
missili atomici da parte degli americani. Per realizzarlo furono investiti
circa 7 miliardi di rubli, più del doppio della cifra che era stata utilizzata per
costruire la vicina centrale nucleare.
Il
DUGA, rimase in funzione dal 1976 al 1989, ed era noto a molti per il suono
fastidioso che trasmetteva, soprannominato negli USA, il picchio russo.
Alcuni
studiosi ipotizzarono che si trattasse di un tentativo subliminale di
controllare le menti degli avversari, altri di un modo per spiare le
comunicazioni nemiche.
In
realtà l’unica funzione era quella di una antenna anti missili che però, stando
alle testimonianze degli addetti ai lavori, non aveva mai funzionato.
Un
fallimento, un enorme investimento di soldi pubblici, dettati dalla paranoia di
un eventuale attacco che si rivelò del tutto inutile. Ed è qui che il cerchio
del complotto si chiude.
Attraverso
ricostruzioni giornalistiche, dettate da interviste e testimonianze politiche e
militari si è ipotizzata una agghiacciante relata, ovvero, che il vero mandante
del più grande disastro nucleare della storia sarebbe stato l'allora ministro
delle comunicazioni in carica, ideatore del progetto DUGA che, nel tentativo
estremo di salvarsi da una condanna capitale, (all’epoca prevista per chiunque avesse
sperperato denaro pubblico), al fine di distogliere l'attenzione del Partito
Comunista dall’effettuare accurate verifiche circa il reale funzionamento del
DUGA, avrebbe indotto attraverso il suo influente potere il sabotaggio e quindi
l'esplosione del reattore; il tutto parrebbe sia avvenuto attraverso una
telefonata di cui sono andate distrutte ogni traccia. L'ipotesi, per quanto
assurda possa sembrare, è stata confermata da alcune delle testimonianze
raccolte.
Sono titolare di una agenzia investigativa Roma e in qualità di investigatore privato sono in genere scettico nei confronti di teorie complottistiche, ma di sicuro quanto detto fa presumere un importante coinvolgimento dei servizi segreti Russi...a tutt'oggi i
file e gli archivi riguardanti Chernobyl sono ancora protetti dal segreto di
stato (tutto il mondo è paese) e venire a conoscienza della verità assoluta sarà sempre più difficile.
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